Lettere a Iacchite’: “Cosenza. Vi racconto cosa deve fare un trapiantato per prenotare i prelievi”

Buongiorno.
Io sono di Cosenza e anni fa ho fatto un trapianto di reni. Per questo devo fare dei controlli ogni tre mesi presso l’ospedale dell’Annunziata di Cosenza. Fino a qualche tempo fa era possibile prenotare la data dei prelievi, andando un giorno qualsiasi, anche nei pomeriggi in cui lo sportello è aperto, e fissare la data.
Adesso qualcuno che evidentemente i prelievi non li fa, ha deciso diversamente. Qualche giorno fa mi sono trovata nella situazione di dover andare, prima che nella sala prelievi, a dover passare per lo sportello di convalida e registrazione delle prescrizioni.
Come trapiantata ho la priorità, ma non c’è una fila dedicata, per cui mi sono dovuta fiondare ad uno sportello appena liberato, con il rischio che la persona in fila da ore, vedendomi, mi linciasse.
Diciamo che mi è andata bene da questo punto di vista, ma la ricetta aveva un codice sbagliato.
Quella dei codici diversi da regione a regione e fra medici ed ospedale è un’altra odissea difficile da capire, ma per il momento la tralascio.

Ho fatto correggere le ricette e sono tornata al secondo sportello appena liberato, spiegando al comprensivo signore in attesa che avevo la precedenza, ed anche qui sono sopravvissuta solo per fortuna.
La registrazione, fra controllo ricette e terminali lenti, è durata mezz’ora, quindi mi sono recata alla sala prelievi con ben due ore di ritardo, digiuna e con il rischio di svenire.
Ora mi chiedo il motivo per cui è stata fatta la scelta di non poter fissare un giorno per i prelievi, quanto meno a discrezione del cliente.
Ma non solo. È così difficile dare un numero di priorità invece di costringere una persona malata e digiuna a inserirsi fra un numero ed un altro con il rischio di essere quantomeno maltrattata dalla persona che sta aspettando il suo numero magari da due ore, e magari digiuna anche lei perchè non ha la priorità?
Non parliamo di struttura, non parliamo di carenza di personale… qui parliamo solo di un briciolo in più di empatia e di organizzazione.
E noi del Sud già di questo possiamo accontentarci.

Lettera firmata