Lettere a Iacchite’: “Emergenza sanitaria e abusi di potere, l’altra faccia della pandemia”

Egregio direttore,

mi rivolgo a lei per denunciare una grave violazione dei miei diritti costituzionali. Prima di raccontare l’episodio di cui mi ritengo vittima, ci tengo a dire che non sono un no-vax, anzi sono una persona che crede fortemente nella scienza, e non potrebbe essere diversamente nel mio caso, dato che soffro di una grave “malattia autoimmune” che mi costringe giornalmente ad una cura farmacologica. E questo, dopo una attenta valutazione del mio medico curante, non mi ha permesso di ricevere il vaccino anti Covid, perché alcuni principi attivi presenti (nei vaccini) “confliggono” con la mia patologia, e con la mia terapia. Ovviamente il mio medico curante ha informato il Servizio vaccinale che mi ha fornito un certificato che contiene questa dicitura: “soggetto esente alla vaccinazione anti SARS-CoV-2. Certificazione valida per consentire l’accesso ai servizi e attività di cui al comma 1, art. 3 del DECRETO-LEGGE 23 luglio 2021, n. 105”.

Da quando siamo in pandemia ho necessariamente limitato le mie “uscite” e le mie frequentazioni, ma non ho potuto limitare le mia necessità di fare ogni tanto quattro passi all’aria aperta. Ed uno dei miei luoghi preferiti è un “boschetto” poco distante dalla mia abitazione, che raggiungo con la mia macchina. Mi piace passeggiare tra gli alberi e respirare l’aria fresca e pulita, e mi rilasso ascoltando i suoni della natura. Generalmente resto qualche ora e poi ritorno a casa. È difficile trovare qualcun altro in questo luogo, specie in questo periodo, l’aria è pungente, e il freddo si sente, ma a me piace così.

L’altro giorno mentre mi recavo al boschetto lungo la via vengo fermato da una pattuglia di carabinieri posizionati a posto di blocco. Mi fermo, fornisco i documenti e dopo qualche minuto il carabiniere mi chiede: mi fornisce il green pass? Gli chiedo il perché di questa richiesta, ma non risponde, e insiste dicendo: ce l’ha o non ce l’ha? Gli dico che non sono vaccinato e prima ancora che gli dicessi della “mia esenzione”, con fare maleducato e aggressivo mi dice: come mai non si è vaccinato? Avrei potuto rispondergli mostrandogli l’esenzione dove tra l’altro è fatto divieto di menzionare le motivazioni della non vaccinabilità, che restano notizie di natura privata, ma di fronte a tanta arroganza, reagisco diversamente e gli dico: lei non ha nessun diritto a chiedermi questo, ed io non sono tenuto a risponderle. E poi, gli dico, cosa c’entra la richiesta di green pass in questa situazione? E il carabiniere per tutta risposta mi dice: è colpa della gente come lei se siamo in questa situazione. Chi ce lo dice se lei è positivo o no? Lo capisce che è per colpa di persone (leggasi incoscienti, perché è questo quello che voleva dire) come lei, che se ne vanno in giro ad infettare la gente, se oggi siamo di nuovo in emergenza?

Capisco che il carabiniere è mosso dall’ansia e dalla paura che questa infame pandemia ha generato in ognuno di noi, ma quello che più traspare dalle sue parole è un palese odio profondo per la “categoria dei no-vax” (perché è così che mi ha inquadrato) e, senza giustificare il suo orripilante modo di porsi nei confronti dei cittadini, decido di tagliare il discorso chiedendo indietro i documenti. E il carabiniere con fare sempre più alterato mi dice che il controllo non è ancora finito (nel senso che: ti tengo qui fino a che mi pare e piace). E insiste: come mai non si è vaccinato?

La situazione diventa sempre più tesa, la mia indifferenza, alle sue scorrette domande, ha prodotto l’effetto contrario a quello sperato. Neanche l’intervento del suo collega, che più volte lo ha invitato a “lasciar perdere”, lo fa desistere da quello che è diventato un vero e proprio abuso di potere. E per non “degenerare” decido di tirare fuori l’esenzione, e gli dico: se lei non si fosse posto con arroganza sin dal primo momento, e se mi avesse lasciato parlare, invece di continuare a chiedermi quello che lei non può chiedermi, le avrei mostrato, perché consapevole del diffuso “panico sanitario di queste ultime settimane”, la mia esenzione, magari solo per tranquillizzarla. Anche se non sono tenuto a farlo. Di sicuro non in questa situazione. E aggiungo: se è vero che da un lato tanti no-vax parlano senza sapere quello che dicono, è anche vero che la situazione che si è venuta a determinare, come nel nostro caso, è colpa di chi come lei interpreta in maniera sbagliata le “regole sanitarie”, confondendole con “la dittatura sanitaria”.

Al che l’atteggiamento del carabiniere cambia completamente. Il suo imbarazzo è evidente. La sua arroganza completamente svanita. Ripiega i documenti e me li restituisce, giustificando la sua “fermezza” con la necessità di tutelarsi dal rischio contagio a cui il suo mestiere lo espone. Rinnova le sue scuse e mi dice che posso andare. Dopo poco più di 30 minuti.

Avevo deciso di denunciare l’accaduto al maresciallo della caserma del mio paese, ma ho capito che non ne valeva la pena. In fondo una “crisi di panico” può capitare a tutti. Ma l’episodio ho voluto raccontarlo lo stesso, omettendo la località per non coinvolgere nessuno, solo per porre una questione a chi avrà la pazienza di leggere questo scritto: se non avessi avuto l’esenzione, l’abuso del carabiniere sarebbe continuato? E se sì, fino a che punto? Ecco, è questo quello che più di ogni altra cosa mi ha fatto paura: la strisciante e malcelata deriva “autoritaria” che questa maledetta pandemia si porta dietro, e che rischia seriamente di compromettere la nostra già fragile e maltrattata democrazia. Ho come l’impressione che ci siamo infilati in un vicolo buio, stretto e senza via d’uscita. E prima che sia troppo tardi bisogna avere la capacità di fare “marcia indietro”. Ed è compito dello Stato, e di chi lo rappresenta, tutelare la Libertà di tutti, conciliando la necessità dell’applicazione delle regole sanitarie, con i sacrosanti e inviolabili diritti costituzionali che appartengono a tutti i cittadini. E non mi pare che l’episodio appena raccontato confermi questo “spirito”. Grazie per la pubblicazione.

Lettera firmata