Lettere a Iacchite’: “Fase 2, siamo tutti in convalescenza”

Che bello, mi son detto. Uscire dopo questi bui mesi di clausura e vedere, per le strade della città, la vita ritornare, è stata una meravigliosa sensazione. Per un secondo mi sono immedesimato in chi, dopo una detenzione, riacquista la libertà: il primo respiro dopo aver varcato l’ultimo cancello del carcere, è un respiro che pare durare in eterno, tanto è bello annusare il fresco profumo della libertà. E talmente densa la sensazione di felicità che quasi puoi toccarla. Un secondo di puro concentrato di gioia. È questo quello che provato guardando il lento ripopolarsi della nostra città.

Io non so se è giusto o sbagliato tutto questo. Se bisognava ancora aspettare, oppure no prima di ritornare alla pienezza della nostra vita. Ma rivedere la gente per le strade è stato come vedere il futuro. Una vera e propria rivalsa contro un destino che sembrava segnato, perciò penso che ritornare a vivere, forse, è l’unico modo per assestare un bel pugno nello stomaco alla sventura. Stando attenti però a non sfidare troppo la fortuna.

La paura in questi mesi è stata tanta, il solo pensiero di non poter essere più padrone della mia vita mi ha letteralmente terrorizzato, ecco perché avvolgo questo momento, seppur di parziale libertà, con tutta l’enfasi che posso. Non voglio più vivere momenti come quelli appena passati. Voglio guardare avanti, senza correre e tenendo ben presente l’obiettivo: ritornare ad una vita normale (per come ognuno l’intende). Ma la nostra fragilità rispetto a nemici potenti, come la pandemia la covid-19, ci ricorda che i confini della libertà, rispetto al passato, si sono ristretti, e dentro questi “limiti” bisogna sapersi muovere. Al fine di scongiurare un ritorno alla quarantena. E l’unico modo è quello di comportarsi come qualsiasi malato guarito dalla malattia: “fare la convalescenza”. Dobbiamo comportarci come se fossimo tutti in convalescenza, e quindi usare le dovute precauzione per evitare una ricaduta. Senza una adeguata convalescenza, non si arriva ad una completa guarigione. E se l’obiettivo è il ritorno alla vita, forse è meglio contenere la nostra voglia libertà, ancora per un po’, perché, e per amore di libertà, è meglio una convalescenza oggi, che una quarantena domani.

Lettera firmata