Lettere a Iacchite’: “Il sindaco del calcestruzzo”

Caro Iacchite’,
la città di Cosenza è stata segnata da decenni di cementificazione che ne hanno compromesso la bellezza e, soprattutto, la qualità della vita.

L’amministrazione Occhiuto, come e più delle altre che l’hanno preceduta, prosegue incessantemente nel consumo dissennato del suolo urbano. Rispetto ad amministratori comunali che finalmente parlano di “cemento zero”, nella nostra città, invece, palazzi di forme e dimensioni diverse continuano a nascere come funghi nella totale assenza di criteri urbanistici.

Si è costruito sulle colline, che costituiscono le poche aree verdi attorno a Cosenza, su ogni piccolo spazio disponibile nel cuore stesso della città, (Viale della Repubblica, Piazza Riforma, Via Panebianco), finanche a ridosso del carcere!

800px-COMPLESSO_EDILIZIO_COSENZA Come non citare poi Via Popilia, un cementificio in continua espansione, con palazzi che sovrastano e si congiungono a preesistenti case basse, oppure Viale Parco, proprio il viale di cui il sindaco, durante l’ultima campagna elettorale, ha parlato come del polmone verde della città e lungo il quale si continua ad edificare.

Le necessità umane sono del tutto estranee a questa idea di città, incentrata sugli interessi privati e sul consenso elettorale, senza che si metta neanche in conto il danno irreversibile che sarà lasciato in dote alle future generazioni.

D’altronde, cosa si può pretendere da un’amministrazione comunale che ritiene i suoi cittadini meritevoli di disporre soltanto di uno spartitraffico in luogo di un parco vero!

Lungo lo spartitraffico di Viale Parco noi cosentini, in mancanza d’altri spazi, siamo costretti a correre, andare in bicicletta, portare i bambini, in mezzo alle automobili che corrono ai lati e che ci assicurano aria salubre in quantità.

vialeIntanto la città è diventata un’isola di calore invivibile per gli oramai sempre più numerosi cosentini che trascorrono, per motivi economici, l’estate in città e la mancanza di alberi amplifica il disagio.

In un contesto urbano così asfittico, non si comprende perché non si provveda almeno a piantare un congruo numero di alberi; operazione semplice ed economica che mitigherebbe gli effetti della cementificazione. O forse si comprende: troppo semplice ed economico!

Per esempio, quanto tempo, quanti soldi avremmo risparmiato e quale miglior risultato si sarebbe ottenuto se a Piazza Fera ci si fosse limitati a realizzare una piccola area verde con degli alberi, invece di costruire quell’orribile monumento al calcestruzzo che rappresenta, plasticamente, il modello urbanistico a cui si riferisce l’amministrazione Occhiuto?

Tale furore cementificatorio non è giustificabile, tra l’altro, da alcun motivo plausibile. Al nostro comune non abbisognano più alloggi a causa di un incremento della popolazione, pressochè stabile, né risulta aumentata la domanda di case sul mercato in conseguenza della drammatica crisi economica che stiamo vivendo.

Al contrario, occorrerebbe che si mettesse mano al centro storico, al fine di salvaguardarlo dal degrado in cui versa e magari utilizzarlo  per fornire un alloggio ai tanti cittadini economicamente svantaggiati.

A giudicare dal plebiscito ottenuto da Occhiuto  alle ultime elezioni, sembra che non siano molti i cosentini che abbiano percepito il degrado urbanistico, (tralasciando tutti gli altri problemi), prodotto dall’Amministrazione del calcestruzzo.

Che fine hanno fatto gli ambientalisti e le loro numerose associazioni? Possibile che i marciapiedi rifatti ed i cerchi luminosi possano bastare a rendere silente quella parte della città che non si riconosce nell’utilizzo così scellerato  e culturalmente arretrato del territorio?

Francesco Cundari