Egr. Dott. Carchidi
Oggi ho letto, sul suo apprezzato giornale online IACCHITE’, dell’ennesimo incidente mortale a causa del ribaltamento di un trattore agricolo. Non sono in grado di dire quanti sono ogni anno i morti registrati per questo tipo di incidente ma, a Lei, sarà facile risalire alle statistiche sia nazionali che regionali. Personalmente penso sia un numero abbastanza ampio, ne leggo sul suo ed altri giornali, ed alcune volte ho sentito il “dovere” di commentare tali incidenti sul lavoro che quasi sempre comportano la morte dell’operatore.
Il mio intervento era di cordoglio per la vittima, ma soprattutto era un invito, a chi di dovere, di valutare i motivi di così tanti incidenti nello stesso tipo di lavoro e, tenuto conto delle indagini svolte, cercare un modo per eliminare, o almeno di ridurne la gravità ed il numero.
Ma è sempre un abbaiare alla luna, nessuno entra nel merito.
E’ per questo motivo che oggi, leggendo dell’ennesimo infortunio mortale su lavoro di cui è rimasto vittima un trentasettenne, mi sono deciso a scriverLe ritenendo che darà certamente seguito a questo mio sentire e chissà che qualche casa costruttrice di trattori agricoli non studi ed adotti una qualche variante ai progetti per proteggere l’operatore in caso di ribaltamento.
Le cinture di sicurezza valgono solo per mitigare i danni dovuti ad impatti ad alta velocità (?), eventuali collocazioni di tubi “innocenti” a protezione della cabina o del posto guida potrebbero dare un qualche discreto risultato?
Nel salutarla mi auguro che qualche addetto ai lavori legga e ci metta del suo per diminuire lutti e disperazione.
Tanti distinti saluti dal suo fedele lettore Flavio Vercillo