Lettere a Iacchite’: “La sovranità popolare oltre la rappresentanza”

Buongiorno,

in occasione di queste elezioni amministrative, vi scrivo per esprimere il mio contributo di idee di cittadino, non solo di Paola, ma del mondo intero.

Vi scrivo perché sono preoccupato di quello che succede nel mondo, ormai da troppo tempo, ed ho paura, sono terrorizzato dal fatto che possa succedere anche a noi.

Partiamo dal presupposto che il primo partito in Italia non è Fratelli d’Italia, ma quello di chi non vota e bisogna chiedersi perché. Fratelli d’Italia rappresenta solo il 30% di tutti coloro che vanno a votare e ultimamente sono scesi al 49%. Con queste percentuali c’è da chiedersi se chi governa sia legittimato a farlo.

Bisogna chiedersi il perché la maggioranza degli italiani non vota. A mio avviso è perché l’epoca della rappresentanza si è esaurita. In tutte le cose vi è una evoluzione e una regressione e l’umanità non fa eccezione. L’uomo figlio della natura, è nato nella natura, ma ha rifuggito, ha rifiutato la legge del più forte costruendo e contrapponendo ad esso il mondo civile.

Questo mondo civile è stato caratterizzato da una evoluzione sociale e politica dai tempi della preistoria fino alla repubblica, passando attraverso la monarchia.

La repubblica è importante perché si è cominciato a parlare di democrazia, ma questa non c’è mai stata, perché la repubblica è una evoluzione della monarchia. Quindi se prima c’era un solo monarca, oggi ne abbiamo mille e questi ci hanno fatto una concessione che chiamano democrazia

Dopo la repubblica abbiamo assistito ad un regresso sociale e politico fino ai nostri giorni, a causa delle armi nucleari, che ci hanno riportato alla legge naturale del più forte, buttando nel cesso 10.000 anni di storia e di evoluzione dell’umanità.

Quindi, quella che una volta era solo una idea di cambiamento, oggi è una esigenza se vogliamo salvare il futuro dei nostri figli.

Ci sono due modi di cambiare: il Riformismo e la Rivoluzione. È auspicabile il primo perché questo consente ai cittadini, con i suoi tempi lenti, di recepire, capire e accettare o rifiutare il cambiamento. La rivoluzione, invece, è più veloce, violenta, traumatica, con tutte le conseguenze che storicamente conosciamo

Per cambiare bisogna emanciparsi e per emanciparsi è necessario disubbidire. La disubbidienza però non deve essere assoluta, perché questa porta all’anarchia che non è utile. Bisogna disubbidire con Etica, perché questa riconosce tutto ciò che di buono l’umanità ha costruito, dalla stessa organizzazione statale, alle istituzioni, allo stato di diritto, alla giurisprudenza, alla dottrina, alla legge, alle regole, di cui abbiamo bisogno.

Cosa dobbiamo cambiare. In primis il principio di rappresentanza. Questo aveva ragione di esistere nel dopo guerra con la Costituzione, perché il popolo era ignorante ed aveva bisogno di essere rappresentato. Oggi il popolo è più competente e colto di chi lo rappresenta e non ha più bisogno di essere rappresentato. Con che cosa lo superiamo il principio di rappresentanza? Con il mandato imperativo, che è un istituto giuridico, conosciuto, riconosciuto e temuto perché impone agli eletti di seguire le indicazioni degli elettori.

Un’altra cosa da cambiare è il numero illimitato dei mandati elettorali, che bisogna vincolare e ciò non deve riguardare solo i sindaci e i governatori regionali, ma soprattutto coloro che stazionano in Parlamento ormai da troppo tempo

Ma, ne il mandato imperativo e ne il vincolo ai mandati risolvono il problema se non mettiamo mano alle liste elettorali dei partiti. Questi non si sa come e non si sa perché, o forse lo sappiamo e facciamo finta di non saperlo, trovano sempre il modo di mettere in lista parenti, amici e conoscenti, con l’utile conseguenza che ci ritroviamo fra i piedi persone che non conosciamo, che non vogliamo, ma che siamo costretti a votare. Come risolviamo questo problema? Con l’estrazione a sorte dei candidati fra i cittadini, che saranno poi scelti durante le elezioni.

Questi interventi sono necessari perché sono i soli che impediscono la stagnazione e la preservazione del potere nelle mani di pochi e garantiscono la rotazione di illustri sconosciuti, che siamo appunto noi cittadini.

Ma queste cose non le puoi fare domani. Il principio di rappresentanza non lo cambi domani perché è sancito nella Costituzione e questa non la puoi cambiare domani.

Quello che però possiamo fare domani è la realizzazione dei comitati di quartiere. Questi sono dei preziosi istituti giuridici garantiti dalla costituzione all’articolo 18, in quanto associazioni che funzionano come le società, nel senso che hanno un’assemblea di cittadini che elegge i propri organi, il direttivo e il presidente. L’importanza di questi comitati, regolamentati dai Comuni, sta nel fatto che l’assemblea deve essere convocata, almeno due volte l’anno, e non una volta ogni 5 anni in occasione delle elezioni. Sono un prezioso strumento per il coinvolgimento, il riscontro ed il confronto con tutti i cittadini che sono chiamati, attraverso le assemblee, ad esprimere direttamente le proprie idee sociali e politiche.

Allora sì che possiamo cominciare a parlare di vera democrazia e di realizzazione della sovranità popolare, che non può essere relegata a semplice “opinione pubblica”, a “sondaggio elettorale” o ad un “crocetta sulle liste elettorali”.

Imporre la sovranità popolare non è pericoloso. È pericolosa, invece, l’imposizione della volontà del singolo, perché questo porta alla dittatura e alla guerra e la guerra la devono fare i nostri figli.

Dobbiamo usare la sovranità popolare come antidoto al terrore imposto dalle armi nucleari, e dobbiamo farlo prima che sia troppo tardi.

Quello che dico non me lo sono inventato. L’etimologia della parola politica deriva dal greco pòlis, comunità, città, e politica vuol dire governo della comunità, della città. Le due cose sono connesse ed interconnesse nel senso che politica vuol dire governo di tutti.

Dobbiamo anteporre la politica delle idee a quella dei voti. Dobbiamo usare la sovranità popolare contro chi si fa il segno della croce e manda i nostri figli a morire. Nella Costituzione americana c’è scritto “Dio salvi l’America”. In quella anglicana c’è l’invocazione affinché “Dio salvi la regina”. Ma a noi chi ci salva?

Ci dobbiamo salvare da soli e per fare questo bisogna essere uniti contro chi fa del “dividi e impera” il proprio motto. Il mio appello è rivolto a tutte le forze politiche in campo, perché “chi è senza peccato scagli la prima pietra”. È rivolto ai cittadini, ai partiti e anche alle associazioni civiche, perché non capisco a cosa servono i movimenti civici se poi fanno le alleanze con i partiti.

Il mio appello è rivolto a tutti perché, contrariamente a quanto si possa credere, non è in gioco solo il futuro amministrativo dei Comuni, ma il futuro del mondo intero.

Oreste Soria, un cittadino