Lettere a Iacchite’. Parlano gli sciacalli: basta con la macchina del fango

Egregio direttore,

siamo un piccolo branco di canidi lupini, definiti da voi umani sciacalli, e vorremo intervenire, perché veramente stanchi, in merito all’uso denigratorio che si fa di questo termine. Un termine che voi umani ci avete affibbiato con il chiaro intendo di buttare fango sulla nostra specie che è più complessa e articolata di quello che pensate. Infatti avremmo dovuto iniziare la nostra lettera così: “Egregio direttore, siamo un piccolo gruppo familiare di Canis adustus e viviamo nell’Africa centrale, apparteniamo alla specie dei canidi lupini (del vecchio mondo)… ma siamo sicuri che nessuno di voi umani ignoranti avrebbe capito in realtà chi siamo, visto che per voi è più facile definirci in maniera dispregiativa: sciacalli striati. Una definizione che non ha alcun valore scientifico. Già, perché dovete sapere che con il termine sciacallo si indicano, “impropriamente”, almeno quattro diverse specie di canidi lupini: Canis lupaster (sciacallo grigio), Canis aureus (sciacallo dorato), Canis mesomelas (sciacallo dalla gualdrappa), senza contare tutte le nostre sottospecie.

Questo per mettere in chiaro un primo punto: anche noi abbiamo un nome e cognome, e la definizione sciacallo non ci sta per niente bene. Anche se per correttezza, lo abbiamo letto su Wikipedia, c’è da dire che tale termine all’origine stava ad indicare altro: dal turco çakal, che viene dal persiano shighal, a sua volta derivante dal sanscrito shrgalah cioè “colui che urla”. E ci poteva anche stare bene essere definiti cani che urlano, ma francamente essere additati come squallidi saccheggiatori e loschi sfruttatori della sventura altrui, non è più accettabile.

Basarsi su alcune nostre abitudini alimentari, tra l’altro riconosciute come pratiche ecologiche e sostenibili, esercitate anche da altre specie, per definirci degli spregevoli animali, è indice della vostra bassezza culturale e delinea chiaramente l’ipocrisia della società in cui vivete. È vero, quando capita ci nutriamo anche di qualche carcassa abbandonata da qualche altro predatore. Succede, non lo neghiamo, specie in tempi di crisi (perché la crisi esiste anche per noi del mondo animale), ma dimenticate spesso di dire che siamo anche dei formidabili cacciatori, ovviamente in relazione alla nostra taglia. Cacciamo prede alla nostra portata. Del resto, in tempo di carestia, come dire di no ad una bella carcassa di bufalo abbandonata sotto il sole della savana frollata al punto giusto? Una prelibatezza per il nostro palato. Forse che voi umani non fate lo stesso? Vi ingozzate da sempre di pezzi di cadavere di tante specie, o pensate che la carne che mangiate è ancora viva? Forse vi sentite migliori solo perché usate le spezie e il fuoco? Alla fine sempre di un cadavere si tratta, crudo o cotto la sostanza non cambia.

Egregio direttore, non è questo il motivo principale del nostro intervento, anche se andava chiarito. La cosa che più ci dà fastidio è l’essere paragonati, ogni giorno, alla peggiore feccia umana: i politici su tutti. Ogni qualvolta un politico ruba, si fa corrompere, specula, saccheggia, depreda altri della sua stessa specie, e viene scoperto, ecco che lei non esita, dalle colonne del suo giornale, a definirli sciacalli. E questo non va bene. Non vogliamo essere paragonati a Salvini, Meloni, Berlusconi, Zingaretti, Morrone, Gentile, Oliverio, Occhiuto, Manna, Adamo, Cannizzaro, Bruno Bossio, Abramo, Minniti, ecc. ecc.

È dai tempi degli antichi egizi (vedi Dio Anubi) che sopportiamo tutto questo, ma ora la misura è colma. Ora basta, abbiamo sopportato per secoli il vostro disprezzo per le nostre abitudini alimentari, ma essere accostati ai politici proprio no. Questo è diventato insopportabile. Tutta la savana ride di noi. Siamo diventati lo zimbello del regno animale. E non meritiamo tutto questo. Il paragone ha superato il limite della dovuta decenza che si deve anche a noi animali. Una calunnia che sa molto di macchina del fango. Perché noi non siamo come i vostri politici che hanno come unico obiettivo quello di depredare la loro stessa specie, noi non sottraiamo niente a nessuno e divorando una carcassa facciamo anche un lavoro socialmente utile. Se permettete c’è molta differenza, i vostri politici sono dei cannibali, noi non ci mangiamo tra di noi. Ed è per questo che non vogliamo essere paragonati a loro.

Alla luce di tutto questo diffidiamo lei, il suo giornale, e tutti gli esseri umani, dal riproporre tale accostamento o paragone, o saremo costretti a dare mandato ai nostri legali di agire di conseguenza per tutelare la nostra immagine più volte offesa dalla sua testata. Grazie.

Firmato Canis Adustus