L’incendio divampato venerdì nel centro stoico ha portato con se 3 vite e una parte della nostra identità culturale e storica.
Le fiamme hanno divorato senza pietà quella famiglia che poteva essere salvata, se solo fosse stata fatta più attenzione alla situazione di assoluto degrado in cui versa la parte vecchia di Cosenza.
Il fuoco ha ridotto in cenere pergamene e scritti originali di autori come Telesio, Quattromani, Bombini e Parrasio, oltre che alcuni scritti in gotico. Questi documenti hanno resistito allo scorrere del tempo, ma è bastata l’indifferenza di una città, di un sindaco, per farli perire.
Mi domando quando capiremo che senza proteggere il nostro passato non potremmo mai avere un futuro. Mi domando, in queste ore, quando il sindaco capirà che le grandi opere servono poco o a nulla se alla fine il cuore vibrante della cultura cosentina viene lasciato all’impeto delle catastrofi che si succedono.
Perché si trovano i denari per finanziare ponti, piazze, stadi – e chi più ne ha più ne metta- per poi far chiudere nella totale noncuranza la Biblioteca civica? Perché non si recuperano le bellezze del centro storico? Perché gli scavi di piazza Parrasio versavano e versano in quella condizione di degrado, tanto da dover intervenire la magistratura? Perché non si mettono realmente in sicurezza gli stabili e non si attua un piano serio di recupero e rilancio? Quanto può essere desolante per un turista vedere un centro storico cosi bistrattato? Su alcuni monumenti mancano finanche i cartelli descrittivi.
Non bastano i concerti, sindaco, serve l’impegno concreto e costante, serve l’attenzione alla cultura e all’immagine antica di ciò che Cosenza ha donato al mondo. Non perdiamoci dietro le leggende del tesoro di Alarico, se poi, i reali tesori che abbiamo vengono nascosti, oppure quando va male, sepolti sotto cumuli di cenere.
Sindaco, mi rivolgo a lei, non voglio fare qualunquismo, ma perché tutto questo sdegno per il vecchio? A Cosenza negli ultimi tempi sembra di vivere una rivoluzione culturale alla Mao, quasi come se ciò che rappresenta l’antico meritasse di distruggersi perché non crea progresso.
Cosa vogliamo fare, aspettare un’altra tragedia annunciata o reagire?
Io sono un ragazzo di 20 anni che va fiero delle bellezze della sua città, e Cosenza ha le potenzialità per essere una grande attrattiva, anche o sopratutto, senza ponti e ovovie.
Vorrei poter vedere una Cosenza migliore, che riparta da se stessa e dalle sue origini.
Ai cosentini dico: quanto tempo vogliamo aspettare ancora per indignarci? Basta al fumo negli occhi, liberiamo questa città dal degrado.
Andrea Chiappetta