Locri, l’ombra del clan Cordì e delle clientele dietro l’elezione del sindaco Calabrese

Uno dei pochi politici fermati nell’ambito della vasta operazione “Mandamento Jonico” è Rocco Zito, ex assessore del comune di Careri. Ma, secondo gli inquirenti, non c’è appuntamento elettorale che i clan non abbiano provveduto a infiltrare orientando pacchetti di voti sui propri candidati. Fra cui ci sarebbe anche il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese (non indagato), votato dai Cordì. Si tratta di quell’amministratore assurto agli onori delle cronache per la dura presa di posizione contro le scritte offensive rivolte a don Ciotti comparse sui muri di Locri.

Calabrese (come più volte “profeticamente” anticipato dal boss Antonio Cataldo nel corso dell’attività di intercettazione) risulterà vincitore delle consultazioni con ampio margine di differenza in termini di voto (ben 4641 voti validi a fronte dei 1821 dell’altra lista). Parimenti, nella lista perdente, l’avvocato Giuseppe Mammoliti, anch’egli indicato quale beneficiario di un quoziente elettorale di derivazione mafiosa, risulterà primo non eletto ottenendo la cospicua somma di 520 voti.

Dalle continue stime, fondate su commistioni varie tra i candidati e le cosche mafiose di Locri, chi continuava a riscuotere maggiore successo dai sondaggi di Antonio Cataldo era senza ombra di dubbio la lista di Giovanni Calabrese, sul conto della quale continuava ad acquisire importanti conferme circa il suo ambiguo legame con la famiglia Cordì, verso la quale poteva vantare dei riconoscimenti in ordine all’impiego di persone ad essa riconducibili nel Call Center di Locri nel cui ambito, lo stesso Calabrese, svolgeva mansioni di direttore.

La ’ndrangheta – emerge dall’indagine – dunque controlla tutto. Gli appalti, l’edilizia pubblica, quella privata, le elezioni, e infiltrandosi nei cantieri finisce per guadagnare anche sui beni che le sono stati confiscati, regola con i propri tribunali i rapporti fra gli associati e fra i clan, commina sanzioni, arriva perfino a “regolare” le relazioni sentimentali di giovanissime figlie di boss, punendo ex fidanzati fedifraghi.

«Lo stato qua sono io», dice intercettato l’autoproclamato Re sole della Locride, Rocco Morabito. Ma con l’indagine Mandamento quella struttura è stata compresa e, da oggi, inizia ad essere smantellata. «Questa operazione è anche il risultato di 50 procedimenti che sono stati analizzati, valorizzati e inquadrati in modo sinergico, permettendo di comprendere non solo le dinamiche di un singolo clan, ma il sistema in cui quel clan è inserito». Un sistema totalizzante.