Silvio Longobucco e il Cagliari: 7 anni vissuti intensamente e l’incontro con Gigi Riva

“Corti, Lamagni, Longobuxxo…”. È una delle formazioni che i tifosi del Cagliari sono soliti citare a memoria, perché entrata nella storia dei rossoblù. Ma dopo quella dello scudetto è anche una delle formazioni ad aver ottenuto il miglior piazzamento in serie A: sesto posto nella stagione 1980-81. A ricordare quegli anni, è uscito “Corti, Lamagni, Longobucco… La storia del Cagliari di Tiddia”, libro di Roberto Montesi, edito da Domus de Janas. Il volume è stato presentato ovviamente prima a Cagliari nella sala della Fondazione Sardegna nel corso di un incontro moderato dal giornalista Sandro Angioni e al quale hanno preso parte alcuni protagonisti di quella stagione.

Ma poco più di un mese fa, il 10 dicembre 2023, è stato presentato anche a Scalea, città natale di uno dei protagonisti di quel Cagliari, il numero 3 Silvio Longobucco, purtroppo scomparso prematuramente qualche anno fa.

Mario Tiddia da Sarroch fu da giocatore protagonista del Cagliari che salì per la prima volta in serie A. Da allenatore arrivò più volte sulla panchina rossoblù, ma quel triennio calcistico 1978-1981, con la promozione nella massima serie e il sesto posto, rappresenta il suo momento migliore.

Roberto Montesi, giornalista dell’ufficio stampa del Cagliari Calcio, al suo secondo libro dopo “La Nazionale Cagliaritana”, racconta aneddoti di quel periodo e rivive con i protagonisti un mondo del calcio che è sparito nel corso degli anni.

La prefazione è stata affidata proprio a Gigi Riva, scomparso ieri, e che di quella squadra era direttore sportivo e general manager.

Silvio Longobucco ha giocato 7 anni in rossoblù a Cagliari: una promozione in A e una retrocessione, due campionati fantastici nella massima serie a sfiorare la Coppa Uefa e una salvezza all’ultima giornata e anche una promozione in A sfumata agli spareggi. 172 presenze e 3 reti, tanti chilometri lungo la fascia sinistra e tanta grinta. Fu protagonista della risalita in Serie A del Cagliari alla fine degli anni 70. Uno dei migliori terzini sinistri avuti dai rossoblù.

In Sardegna Longobucco, il ragazzo di Scalea, ha vissuto la maggior parte della sua parabola calcistica, dopo i 4 anni alla Juventus dove ha vinto 3 scudetti e solo sfiorato la prima Coppa Campioni nella stregata notte di Belgrado al cospetto dell’Ajax di Crujiff. E a Cagliari, se possibile, il suo ricordo è ancora più vivo di quello lasciato alla Juve. Se n’è andata per sempre un’altra indimenticata gloria del Cagliari del passato.

Longobucco è arrivato al Cagliari nel 1975-76. nell’ultimo campionato di due icone del calcio sardo ovvero Gigi Riva e Nenè prima del ritiro e fianco a fianco ad altri protagonisti del Cagliari leggendario Campione d’Italia 1969-70: Mario Brugnera, Tonasini e Comunardo Niccolai. La Juve aveva ceduto il campione calabrese come contropartita tecnica nell’affare che portò in bianconero Bobo Gori. Il primo campionato è andato malissimo con la retrocessione in B, ma nel 1978-79 dopo la delusione cocente della stagione precedente (promozione sfumata agli spareggi) finalmente il ritorno in Serie A.

Corti, Lamagni, Longobucco… è stato il primo mantra per una intera generazione di tifosi del Cagliari. Ovviamente seguiti da Casagrande, Canestrari, Brugnera, Bellini, Quagliozzi, Selvaggi, Marchetti, Piras... Con Mario Tiddia al timone, naturalmente. Non solo la promozione in A ma anche un campionato successivo straordinario, da matricola, concluso al 7° posto e con grandi soddisfazioni tipo il successo al Sant’Elia sulla Juve in rimonta e il 3-3 conquistato a San Siro contro l’Inter che poi avrebbe vinto lo scudetto. Un ruolino di marcia migliorato con il 6° posto della stagione successiva, a un passo dalla qualificazione in Coppa Uefa e con altre vittorie di assoluto prestigio come quella casalinga contro la Roma o quella in trasferta sul Torino e il pareggio imposto fuori casa alla Juventus. Poi l’addio del presidente Mariano Delogu e un campionato di grande sofferenza concluso con la salvezza all’ultima giornata. L’ultimo campionato di Longobucco con la maglia del Cagliari.

Nel Cagliari, Longobucco faceva coppia di terzini (allora si chiamavano così e non esterni bassi) con Oreste Lamagni, ma contrariamente a lui era un “fluidificante” votato all’attacco come i suoi predecessori Zignoli e Mancin, emuli del precursore Giacinto Facchetti, stella dell’Inter e della Nazionale.

 

Longobucco parlava sempre volentieri della sua esperienza a Cagliari e in occasione dell’intervista del 2007 che realizzammo con lui non mancarono alcuni passaggi sulla Sardegna.

Perché la Juve ti cedette proprio al Cagliari?

“Mi avevano richiesto anche Napoli e Roma, ma la Juventus non avrebbe mai rafforzato una sua rivale per lo scudetto. E così, visto che aveva deciso di prendere Bobo Gori proprio dal Cagliari, inserì me e Fernando Viola come contropartite tecniche ma io in Sardegna sono stato benissimo: sette campionati in otto anni, dal 1975 al 1982. Ancora tanta Serie A e qualche anno di B ma con una promozione storica ed entusiasmante. La Sardegna è splendida, ho anche fatto un pensierino per restarci ma Scalea è Scalea…”.

Cagliari vuol dire Gigi Riva

“Lui era a fine carriera, quando sono arrivato io in pratica ha giocato l’ultimo campionato prima di smettere. Ma faceva ancora la differenza. Non ho mai visto nessuno calciare e nascondere il pallone come lui. Era una forza della natura. Soffriva gli allenamenti, negli ultimi anni giocava direttamente e questo gli ha creato molti problemi fisici. Senza di lui non era la stessa cosa… Umanamente era molto introverso, ma abbiamo sempre avuto un bel rapporto. Andavamo spesso in giro, fumavamo tanto (lui aveva sempre con se un pacchetto di Muratti Ambassador a portata di mano, a me piacevano le Ms classiche) e ancora adesso ci sentiamo. A Cagliari comunque c’era tanta altra bella gente: Niccolai, Tomasini, Cera, Brugnera, Nenè… calciatori che hanno fatto la storia del grande e leggendario Cagliari dello scudetto”.