L’operazione “Frontiera” cade (ancora) a pezzi: annullato il sequestro della pescheria Casella

Il Tribunale della libertà ha accolto i motivi difensivi proposti dagli avvocati Sabrina Maratea e Giuseppe Pizzimenti ed ha annullato il provvedimento, emesso dal Gip di Catanzaro, Giovanna Gioia, di convalida del sequestro preventivo sui beni riconducibili all’imprenditore Angelo Casella, noto come O’Passariello, e alla rispettiva famiglia.

Il sequestro era stato disposto nell’ambito dell’operazione “Frontiera” disposta dalla DDA di Catanzaro nello scorso mese di luglio. Un’operazione che, con il passare dei mesi, perde sempre più consistenza e non rende certo onore al magistrato che l’ha condotta, Vincenzo Luberto, ed al procuratore che l’ha firmata, Nicola Gratteri.

Nel corso della discussione, gli avvocati Maratea e Pizzimenti, intervenuti in difesa dei fratelli Daniele e Ivan Casella, hanno evidenziato che tale esigenza cautelare sia venuta meno, anche e soprattutto, per effetto dell’ordinanza di revoca della misura cautelare personale emessa dal Tribunale della Libertà di Catanzaro (udienza camerale del 3 agosto 2016) nei confronti del padre Angelo Casella.

L’annullamento era stato predisposto per insussistenza del quadro di gravità indiziaria nei confronti di Casella Angelo in relazione al reato di associazione mafiosa.

Secondo l’impostazione accusatoria, “la società “Ittica Cirella Snc di Casella Daniele e Ivan” (operante a Diamante, ndr) doveva essere sequestrata, in quanto strumento di protrazione e consolidamento del monopolio ‘ndranghetistico nell’offerta di pescato”. Secondo la pubblica accusa, “i fratelli Casella erano semplici prestanome del padre ritenuto partecipe al clan Muto”.

In accoglimento dei motivi difensivi la famiglia Casella è tornata in pieno possesso dei beni e della società.