Fonte: Il Napolista
L’ora più buia di Antonio Conte a Napoli. L’allenatore salentino sta dimostrando, per l’ennesima volta di essere un allenatore di trincea, e non di ricostruzione. Vincere uno scudetto da underdog per lui è più facile, lo ha dimostrato negli anni. Ha vinto da sfavorito ovunque sia andato. Difendere il titolo vinto non gli riesce, la narrazione del “noi contro il mondo” funziona una volta. Dall’Inter è scappato. L’esperienza al Chelsea al momento è sovrapponibile a quella di Napoli. Primo anno vincente, secondo anno con alti e bassi. La peggior sconfitta in Europa nell’era De Laurentiis che fa il paio con la manita del Werder Brema nella coppa Uefa 1989-1990, porta la sua firma. Da Brema è passata un’era geologica. Il Napoli però mantiene nel Dna una subalternità tecnica e psicologica a livello europeo di cui non riesce a liberarsi. Quattro sconfitte in dieci partite sono ben oltre il campanello d’allarme. Sono un Sos di pericolo grave. Sono l’indicatore che Conte si è perso la squadra. Mentalmente abbandonata dopo il sì alla Juve, di metà aprile scorso, tornato rovinosamente sulla tolda della nave, dopo aver letto il bluff di Elkann, e aver capito che in questo momento storico la Juve è messa peggio del Napoli.
In questo inizio di stagione il Napoli di Conte ha numeri ben peggiori del Napoli sgangherato di Rudi Garcia. Quindici gol subiti in dieci partite sono il segnale che la squadra non regge più dettami ed indicazioni dell’allenatore. Facciamo fatica noi a seguire le sue conferenze stampa, che sono diventate più una spasmodica ricerca di alibi, invece che una chiamata alle armi, figuriamoci i calciatori, che quando inizia a parlare avranno la stessa reazione che si ha dinanzi all’ennesima richiesta d’acquisto di fantasmini a Piazza Garibaldi. È cambiato qualcosa. Anzi manca qualcosa. Manca la narrazione a cui Conte può aggrapparsi per giustificare metodologie e scelte alla squadra. Magari per convincere anche se stesso. Come già successo due anni fa lo scudetto rappresenta più un limite alla crescita che un’opportunità. La tanto agognata “vittoria” che Conte insegue nevrastenicamente, una volta raggiunta, diventa la sua criptonite. Non può più usare la rivalsa sul decimo posto, come grimaldello per le menti dei calciatori ed i cuori dei tifosi. La coniugazione del noi appare adesso fuorviante e patetica. Ma non siamo certi si coniughi il noi nello spogliatoio. Imbarazzante il suo score europeo in carriera. Non si ricorda una stagione europea finita in gloria per il tecnico.
Eppure Conte è stato messo nelle migliori condizioni per performare (trecento milioni di campagna acquisti in due anni), messo in condizione di poter fare il mercato liberamente, secondo i parametri societari, che non sono da neopromossa, al secondo anno ha sbagliato tutto ciò che si poteva sbagliare. Ad oggi il miglior giocatore del Napoli, per distacco, è Leonardo Spinazzola. Sta forzando, in maniera innaturale, la convivenza di quattro centrocampisti, spuntando ulteriormente un Napoli che già aveva rinunciato all’asso georgiano ed ha ritenuto di fare a meno di Raspadori. Ed a proposito di attaccanti, il nervosismo stupido di Lucca è indicatore ambientale di squadra e spogliatoio. Sempre Conte non ha mai digerito l’arrivo di De Bruyne, che Manna e De Laurentiis avevano scelto come regalo di fidanzamento per Max Allegri, e che Conte si è ritrovato come soprammobile sgradito, percepito come si percepisce un regalo di matrimonio da parenti poco simpatici. Il belga, ad oggi, è completamente avulso dal resto della squadra. Qualcuno ad Eindhoven, vista l’impalpabile prestazione, malignava fosse il 181mo dei napoletani impacchettati e rispediti a Napoli dalla polizia olandese.
Per vincere lo scudetto e risorgere Conte era l’unico allenatore in grado di realizzare un’impresa. E lo ha fatto. Nel contempo è l’allenatore peggiore per pensare ad un calcio di proposta. Restio al cambiamento, non ha tuttavia abiurato tecniche di preparazione fisica del compianto Giampiero Ventrone. E i risultati si vedono. Ormai flessori e tendini rotti dei calciatori del Napoli non fanno più notizia, ma fanno solo sorridere amaro. Non c’è nessuna soluzione. Napoli e Conte devono rimanere insieme per forza. Nessuno vuole, o può mandare via Antonio Conte, per quanto costa. Ma egli faccia scelte, anche impopolari, panchinare qualcuno, abbandonare la champions, concentrandosi solo ed esclusivamente sul campionato. L’Europa non è per il Napoli (Adl se ne faccia una ragione) e non è nemmeno per Conte, forte fino al confine, come la Juve… ed il Napoli.