Omicidio volontario e/o omicidio stradale. La battaglia giudiziaria per fare luce sulla tragica morte di Ilaria Mirabelli si combatterà su questi due fronti. La tesi dell’omicidio stradale è veramente il risultato minimo al quale la famiglia di Ilaria può aspirare. E tutto questo nonostante i rilievi taroccati del famigerato maresciallo Luca Pagliara, una delle “anime nere” di tutta questa squallida faccenda ma non certo la principale perché quella è rappresentata dal “grande regista”, il padre di Molinari, la cui presenza sulla scena del presunto incidente ormai è stata acclarata.
D’altra parte, nonostante il silenzio assordante della prima settimana, i media nazionali sono arrivati in forze a Lorica e hanno decisamente messo in allarme il “grande regista”, che ha “pilotato” una serie di patetici e pacchiani tentativi di difesa che non solo non hanno impressionato nessuno ma sono ancora una volta pieni di falsità che non vale neanche la pena commentare. Mario Molinari, formalmente denunciato dalla famiglia di Ilaria Mirabelli e non certo dai giornalisti, per omicidio volontario e/o stradale, infatti, prima ha firmato una nota nella quale sostiene – ma senza motivarlo – che Ilaria è morta “per disgrazia” e cerca di intimidire chiunque si metta di traverso. Ci riferiamo evidentemente alle dichiarazioni precise e circostanziate della sorella di Ilaria Mirabelli a Canale 5 (alle quali Molinari non replica semplicemente perché… non può e perché è smentito dall’evidenza dei fatti), secondo le quali Ilaria fin dai primi di agosto voleva lasciare Molinari, che sono state come un macigno per il soggetto e per coloro che lo difendono a spada tratta o per motivi familiari o per motivi di “appartenenza”. Altro che Ordini professionali, qui siamo proprio dentro le logge coperte e deviate. Per non parlare delle dichiarazioni “televisive” sia del figlio sia del padre, che sono state autentici “boomerang” sulla loro credibilità.
MIA SORELLA VOLEVA LASCIARE MOLINARI (https://www.iacchite.blog/cosenza-la-sorella-di-ilaria-a-pomeriggio-cinque-mia-sorella-voleva-lasciare-molinari-fin-dai-primi-di-agosto/)
Ma torniamo all’omicidio stradale. Il maresciallo Pagliara e i suoi fratelli deviati sostengono che la Volkswagen di proprietà della famiglia Molinari e in particolare del padre boiardo (di stato) si sarebbe cappottata e che – addirittura – Ilaria sia stata sbalzata fuori dall’auto dal “terribile” schianto. Ma anche questa “scena” potrebbe essere stata abilmente artefatta.
L’ipotesi che è apparsa immediatamente più probabile invece è quella che Ilaria potrebbe essere stata investita da Molinari dopo essere scesa di sua volontà da quella maledetta auto insieme alle sue due cagnoline. Ed è proprio per questo che nella querela presentata dalla famiglia di Ilaria Mirabelli contro Molinari trova ampio spazio anche la consulenza dell’ingegnere Fabrizio Coscarelli, esperto di infortunistica stradale.
Le fasi dell’investimento che ci interessano in questa sede sono: 1) l’urto; 2) la proiezione al suolo, oppure il caricamento – nel nostro caso il caricamento; ed infine 3) la propulsione.
Nell’urto si hanno lesioni a stampo (impronte di radiatori, di paraurti, eccetera), importanti per stabilire la posizione iniziale della vittima. La tipologia e la sede delle lesioni dipendono dalla modalità dell’urto, qualora il pedone sia colpito da dietro, di fronte o di lato.
Proiezione e abbattimento al suolo: il pedone, urtato dal veicolo, viene lanciato in avanti o lateralmente e si abbatte al suolo. La proiezione comporta lesioni da caduta quali in particolare lesioni agli arti superiori e in particolare della clavicola. Se il corpo viene caricato sopra il cofano, poi va a sbattere contro il parabrezza…
Nella propulsione il corpo viene spinto avanti; si formano delle tipiche escoriazioni “bipolari” di parti sporgenti come le regioni trocanteriche, le scapole, le ascellari, le regioni mammarie, con lesioni dirette da un lato in senso mediale e dall’altro in senso laterale.
Oggi sappiamo, grazie all’autopsia eseguita sul corpo di Ilaria Mirabelli, che le tre gravi lesioni che hanno causato l’arresto cardiaco e quindi la morte sono state localizzate nella clavicola sinistra anteriore e posteriore, all’ascellare media sinistra e all’emiscapolare destra. Di conseguenza, rientriamo in pieno nella casistica che stiamo descrivendo.
La frattura della clavicola è una delle lesioni ossee più frequenti che si verificano in seguito a eventi traumatici. Nel caso specifico dell’infortunistica stradale, i casi che sono più probabili sono proprio quelli degli investimento di pedoni. Dal punto di vista visivo, la parte dove si è verificata la frattura si presenta gonfia e alterata per effetto della rottura della clavicola.
Passiamo al caricamento. Si verifica quando il corpo viene impattato al di sotto del baricentro da un veicolo che presenta un frontale basso. Il corpo viene caricato sopra il cofano, e può andare a sbattere contro il parabrezza.
La fase dell’arrotamento manca se il pedone, appena investito, viene proiettato lateralmente o quando, come spesso accade, la velocità è tale da rendere impossibile una brusca frenata del veicolo oppure quando l’intenzione è proprio quella di investire il pedone. E nel nostro caso non c’è traccia di arrotamento…
Ricapitolando: com’era già lampante esaminando la foto frontale dell’autovettura Volkswagen di proprietà del padre di Mario Molinari, c’è l’ipotesi che Ilaria fosse a piedi e quindi era scesa dall’auto e potrebbe essere stata investita.
I danni all’auto sembrano infatti tipici da investimento. Il corpo di Ilaria potrebbe avere impattato prima con il paraurti, successivamente con il cofano e poi col parabrezza, passando infine a filo del tetto mentre l’auto ha proseguito la sua corsa per altri circa 50 metri e solo dopo potrebbe essersi cappottata per come si vede in alcune foto, non certo prima. Con buona pace per il maresciallo Pagliara e tutti i suoi fratelli deviati.