(DI NATASCIA RONCHETTI – ilfattoquotidiano.it) – Quando ai primi di dicembre erano emerse la difficoltà delle aziende sanitarie di assicurare rapidamente l’attività di testing nelle scuole – e di queste ultime di garantire altrettanto rapidamente il tracciamento dei contatti – il commissario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo aveva messo a punto l’idea di supportare le Asl con undici laboratori di biologia molecolare e due unità mobili della Difesa per processare i tamponi. Era il piano per evitare la capitolazione della didattica in presenza di fronte alla quarta ondata. Con laboratori pronti a entrare in azione celermente nel Nord e nel Sud del Paese, da Milano a Taranto. E con un susseguirsi di titoli sui giornali sull’esercito in soccorso delle scuole.
Di quel piano, però, per ora non si vede alcun risultato. Non, almeno, secondo i dirigenti scolastici. Lapidario Antonio Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi: “Attendiamo ancora di vedere gli esiti dell’intervento delle forze messe in campo dal generale Figliuolo”. Giannelli, quando Figliuolo aveva promesso i rinforzi, si era augurato che “potessero servire a qualcosa”. Invece no. “Ci saremmo aspettati – dice ora – una rapida inversione di tendenza in termini di efficienza delle aziende sanitarie e di efficacia della campagna di testing e di tracing, operazioni che dovrebbero garantire la scuola in presenza. Come testimoniano i colleghi sul campo, al momento non sembrano esserci significative novità in questo senso. I problemi restano gli stessi”.
Che sia proprio la scuola uno dei fronti più esposti al Covid-19 ancora una volta lo dimostrano i numeri del monitoraggio settimanale della cabina di regia. Le fasce di età che registrano i più alti tassi di incidenza settimanali per 100.000 abitanti sono quelle pediatriche e dei ragazzi (324 fino ai 9 anni e 302 tra i 10-19), insieme a quelle tra 30 e 49 anni (215 nuovi contagi tra i 30 e i 39 anni, 243 nella fascia 40-49).
Lo strumento principale per combattere l’epidemia resta quello della vaccinazione. Ma i dati sulle somministrazioni ai bambini tra i 5 e gli 11 anni sono deludenti, la campagna vaccinale procede molto lentamente come emerge dal report settimanale, aggiornato all’altro ieri, della stessa struttura commissariale.
Fino ad ora solo 15.066 bimbi sono stati vaccinati, su una platea potenziale di 3,6 milioni di vaccinabili. Vale a dire lo 0,42%. Mentre le prenotazioni languono. Ma c’è di più. Alcune Regioni (tra queste la Calabria) avevano chiesto a Figliuolo unità del personale dell’esercito per supportare non solo l’organizzazione degli hub vaccinali ma anche l’attività di tracciamento dei contatti e dell’esecuzione e del processamento dei tamponi. Lo ha fatto il Piemonte, chiedendo alla struttura almeno due squadre vaccinali per coadiuvare il personale sanitario impegnato anche nella somministrazione della terza dose, il booster. Lo ha fatto anche l’Emilia-Romagna, che ha bisogno di aiuto per i tamponi e per il contact tracing e ha chiesto 120 persone, ricevendo garanzie per “due unità destinate alla Asl Romagna, tre a Imola e tre a Bologna”. Quindi 5 persone…
Non tutte le Regioni hanno chiesto un supporto. Sia la Campania sia il Lazio, per esempio, ritengono di poter far fronte all’emergenza con il personale delle proprie aziende sanitarie. Ma altre si stanno mettendo in fila per programmare incontri con la struttura commissariale. Obiettivo: verificare se possono essere affiancate dall’esercito. Con quale esito, a questo punto, è difficile da prevedere.