Mafia-stato in Calabria, oltre a Salerno indaga anche Perugia

Ora per fortuna è sotto gli occhi di tutti: anche in magistratura esiste ed è fortemente praticata la corruzione. Nessuno può più nascondere questo, anche se come vedremo esistono ancora delle zone franche. Magistrati e politica, della corrente masso/mafiosa, a braccetto per piazzare giudici e pm laddove servivano per meglio controllare indagini e sentenze che coinvolgevano e coinvolgono gli amici degli amici.

Della serie: tu vai qui e annulla la sentenza di condanna di Tizio, tu invece vai là e archivia le indagini su Caio. Tu piuttosto vai a Perugia e vedi di fermare l’inchiesta su di noi.

È così che funzionava il mercato delle vacche messo in piedi da Palamara, il potente magistrato della corrente Unicost. In tanti si sono rivolti a lui per avere questo o quel favore, un trasferimento, una promozione. Tutti magistrati che dopo aver ottenuto i favori del potente Palamara, che ha agito per anni e anni indisturbato, finivano nella sua agenda alla voce: mi deve restituire un grande favore.

Lo scriviamo da anni non senza problemi: la casta più potente d’Italia è quella dei magistrati. Il loro potere è assoluto, nessuno li può contrastare. E le intercettazioni di Palamara lo dimostrano senza ombra di dubbio. Meglio avere a che fare con ‘ndranghetisti, mafiosi, e criminali vari, in termini di contrasto, piuttosto che con un magistrato corrotto. Dai primi ti puoi in qualche modo difendere, dal secondo no perché mobilita lo stato. Un pm corrotto ti può rovinare la vita più di quanto possa fare un mafioso.

Ed è quello che da anni noi di Iacchite’ subiamo per il solo motivo di raccontare quello che oggi raccontano tutti: la corruzione dei magistrati. E Cosenza, come scriviamo da anni, è l’emblema assoluto di come la casta dei magistrati tutela e protegge i propri accoliti. Nonostante esposti, denunce, e richieste di ispezione, nessuno fino ad oggi, ha mai osato toccare un magistrato corrotto a Cosenza. Fino ad oggi, perché come si sa è da tempo che esistono diverse inchieste condotte dalla procura di Salerno su almeno 15 magistrati del distretto giudiziario di Catanzaro indagati per corruzione e collusione con politici intrallazzati e mafiosi. E a questo si aggiunge, con molta probabilità, anche il coinvolgimento di alcuni magistrati calabresi che con il metodo Palamara hanno avuto a che fare. Anche se al momento non risulta ufficialmente nessun nome.

Ma non c’è bisogno di una iscrizione al registro degli indagati per sapere che la nomina del procuratore capo di Cosenza Spagnuolo è stata pilotata proprio da Palamara su sollecitazione di un ex deputato del Pd locale, e spinta dal solito Lotti. E la prova sta proprio nel coinvolgimento di tutte le correnti all’interno della magistratura, nello scandalo dei giudici corrotti. Anche di quella a cui appartiene il procuratore capo che risulta, come vedremo tra le più coinvolte.

Spagnuolo, si sa, è sempre stato uno di quelli che appartiene alla categoria degli intoccabili, forte del suo passare indenne da ogni “situazione” a lui contraria. E da spavaldo si è sempre mosso. Convinto di essere ancora un intoccabile.

Quello che forse ancora non sa Spagnuolo è che i suoi vecchi amici al Csm presto non ci saranno più – la bufera che si è abbattuta sulla magistratura ha scompigliato le carte, necessita una riforma che dovrebbe avvenire in tempi brevi – e che il deposito degli atti conclusivi dell’inchiesta di Perugia ha scatenato una nuova, e più “virulenta epidemia”: il sistema Palamara, ora è ufficiale, non riguarda solo Magistratura Indipendente (la corrente di destra che è stata pesantemente colpita un anno fa dall’inchiesta di Perugia) ma l’intero sistema delle correnti.

Ed è per questo che è saltato anche il banco nell’Anm, con le dimissioni di Luca Poniz, il pm milanese che un anno fa, proprio in seguito allo scandalo arrivò alla presidenza dell’Anm. A dimettersi anche il segretario del comitato, Giuliano Caputo di Unicost. L’unico membro della giunta che resta in carica è Cesare Bonamartini, un uomo della corrente di Piercamillo Davigo.

Palamara rivela che ad usufruire dei suoi favori più degli altri è stata Area, la corrente progressista di cui fa parte anche Magistratura democratica, la corrente del Gattopardo. I cui vertici prima ammettono: «il nostro gruppo in passato non è stato estraneo a certe pratiche» per poi lamentarsi di una “campagna stampa” orchestrata a pennello per diffondere l’idea che il sistema Palamara coinvolge tutti i gruppi. Prima ammettono e poi smentiscono. Vanno oltre, com’è loro costume, i “correntisti” di Area, chiedendo all’ Anm di inoltrare formale richiesta alla procura di Perugia per l’accesso diretto agli atti dell’inchiesta. A che titolo non si capisce! O meglio vogliono guardare dentro il fascicolo per capire chi dei loro è intrallazzato nei traffici di Palamara e compari, e per capire se esiste la possibilità di porre rimedio (insabbiare) ai tanti errori commessi dai sodali di Area e Magistratura democratica. La solita solfa: insabbiare, taroccare, nascondere, cestinare, archiviare, tutto ciò che riguarda i magistrati masso/mafiosi.

Il degno sindacato del Gattopardo, che a questo punto è coinvolto in ben due inchieste: Salerno e presto ci auguriamo anche Perugia. Allora c’è da scommettere: dopo la riforma del Csm (Bonafede ha annunciato una settimana), chi farà scoppiare per primo il caso “malagiustizia” in Calabria, la procura di Salerno, o quella di Perugia? Nella risposta è compresa anche “nessuno delle due”. Avanti, le scommesse sono aperte.