Maladepurazione a San Nicola Arcella: la corruzione dell’Arpacal e gli scarichi a mare non autorizzati

SAN NICOLA ARCELLA – FRODE IN PUBBLICA FORNITURA, ILLECITA DEPURAZIONE DEI REFLUI IN LOCALITA’ CANAL GRANDE, OLIVELLA E VANNAFORA – IRREGOLARITA’ ANALISI AUTOCONTROLLO

Leggendo questi passaggi che seguono, contenuti nell’ordinanza della procura di Paola relativa all’operazione Archimede, ognuno di noi potrà capire che con questo “sistema” di depurazione, non potremo mai e poi mai avere il mare pulito.

L’attività investigativa permetteva di fare emergere una serie di condotte che alteravano in modo rilevante il processo autorizzato di depurazione da parte del gestore degli impianti del Comune di San Nicola Arcella, nella persona di Maria Mandato, amministratore della ditta Depurer Srl.

Cccorre preliminarmente evidenziare quanto relazionato nell’ambito della consulenza tecnica effettuata dal professore Umberto Carbone, il quale affermava testualmente: “Il trattamento di depurazione tramite l’acido paracetico per la depurazione delle acque reflue in impianti di depurazione in alternativa o in aggiunta ai disinfettanti clorati… va utilizzato in dosi ben quantizzate e comunque basse in rapporto con l’alto potere ossidante… per evitare effetti avversi sull’ecosistema determinati da eccesso di questo composto nelle acque reflue…

Ne consegue che l’acido paracetico non va usato per un trattamento estemporaneo prima dell’intervento degli organi di controllo, quale alternativa o aggiunta di un sistema di clorazione continuo, mediante l’utilizzo di pompe erogatrici. Il trattamento di depurazione tramite clorazione non solo deve mirare ad abbattere la carica infettante ma deve garantire all’acqua il mantenimento di requisiti organolettici e chimici che garantiscano la tutela della salute… L’azione fortemente ossidante dell’acido paracetico abbatte significativamente la carica batterica, tuttavia, di fronte a interventi straordinari e occasionali, non si attua una piena depurazione perché non si garantisce la qualità della stessa, sia prima e anche dopo tali interventi estemporanei.

Nel caso di San Nicola Arcella, la frode – nella quale è coinvolto pienamente il tecnico della prevenzione presso l’Arpacal Francesco Fullone – consiste nella malafede contrattuale posta in essere dal gestore nel complesso dello svolgimento delle attività di conduzione e manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto e segnatamente con riguardo ai compiti/obblighi dell’appaltatore che deve gestire l’impianto di depurazione nel rispetto della normativa vigente.

In particolare, presso il depuratore di località Canal Grande di San Nicola Arcella, nel Capitolato speciale di appalto è stabilito che tra le operazioni rilevanti di manutenzione ordinaria relativamente ai controlli da porre in essere vi è l’indicazione di effettuare la disinfezione a raggi ultravioletti.

Nel caso di specie, il gestore, con l’ausilio dei dipendenti, pone in essere un espediente malizioso o ingannevole, idoneo a far apparire l’esecuzione del contratto conforme agli obblighi assunti ovvero è emerso a seguito di sopralluogo tecnico presso l’impianto di depurazione sito in località Canal Grande di San Nicola Arcella che i reflui provenienti dai sedimentatori delle due linee di acqua afferiscono alla sezione di disinfezione realizzata con un canale in acciaio dove sono alloggiate le lampade a raggi ultravioletti ma, all’atto del sopralluogo, la sezione di disinfezione a raggi ultravioletti non era in funzione ed era stata sostituita da una clorazione con ipoclorito di sodio che, prelevato da un serbatoio, veniva immesso in una piccola vasca per mezzo di una pompa dosatrice elettromagnetica.

Inoltre, è emerso che il gestore, con l’ausilio dei dipendenti, utilizza l’acido peracetico prima dei controlli, concordati illecitamente con gli organi preposti, ed in particolare con il tecnico della prevenzione dell’Arpacal, che non solo avverte la Mandato, anche molti giorni prima, della data nella quale si recherà ad effettuare il controllo, ma consente di scegliere alla predetta anche l’impianto da controllare!!! 

L’acido paracetico non è previsto nel Capitolato Speciale di Appalto e ha un’azione fortemente ossidante che abbatte significativamente la carica batterica. L’utilizzo dell’acido, inoltre, non viene attuato con precisi dosaggi, dunque viene posta in essere una depurazione insufficiente, inadeguata e di certo non contrattualmente autorizzata. 

Evidente e rilevante è la condotta di frode posta in essere dalla Mandato, unitamente ai suoi dipendenti, che apportano un contributo causale determinante allo svolgimento del servizio, di cui la società era appaltatrice e di intesa anche con il personale dell’Arpacal preposto ai controlli.

Nella Determina Dirigenziale Ambiente e Demanio Provincia di Cosenza n. 12 del 31-07-2018 di autorizzazione allo scarico è stabilito che l’impianto di depurazione del tipo fanghi attivi è stato autorizzato allo scarico nel Mar Tirreno mediante condotta sottomarina. 

Nel caso di specie, in occasione della rottura della condotta sottomarina, non attendendo alcuna autorizzazione da parte degli enti preposti, il gestore dell’impianto con l’ausilio dei dipendenti ha rotto un tappo di cemento presente all’interno di un pozzetto chiuso all’interno dell’impianto di depurazione, consentendo lo sversamento del refluo fognario attraverso uno scarico non autorizzato… L’intervento tempestivo della Polizia Giudiziaria operante consentiva di sigillare immediatamente lo scarico non autorizzato e di attivare immediatamente i lavori di riparazione della condotta sottomarina, per impedire che tale condotta fraudolenta venisse posta in essere ulteriormente e al fine di scongiurare più seri pericoli di inquinamento ambientale, in quanto la condotta non autorizzata scaricava in un canale le cui acque sono risultate, già nell’immediatezza dei fatti, moderatamente contaminate.