Un tecnico della Regione Calabria aveva lanciato l’allarme mesi prima: «L’impianto è saturo». Emerge anche un errore degli uffici comunali nel partecipare a una gara per avere i fondi necessari.
di Gaetano Mazzuca
Fonte: Gazzetta del Sud
Nell’estate del 2019 Catanzaro rischiò un vero e proprio disastro ambientale con migliaia di metri cubi di fango pronti a finire in mare. A svelarlo è una informativa della Guardia di Finanza che è stata allegata agli atti dell’inchiesta Glicine, l’inchiesta della Dda di Catanzaro che ha acceso i riflettori su un presunto comitato d’affari che avrebbe messo insieme malapolitica e ‘ndrangheta. Tra le 129 persone indagate c’è anche il dirigente della Regione Calabria, Domenico Pallaria. Sul suo telefono gli inquirenti hanno attivato uno “Spyware”. Quelle intercettazioni consentono adesso di ricostruire quelle drammatiche giornate in cui il depuratore di località Verghello rischiò di collassare.
L’allarme inascoltato

È febbraio quando gli investigatori annotano una prima riunione sul depuratore di Catanzaro. Insieme a Pallaria c’è l’allora sindaco di Catanzaro Sergio Abramo (che non è indagato nell’inchiesta) e un tecnico del dipartimento Ambiente della Regione. Proprio quest’ultimo avverte che «l’impianto è saturo di fanghi» e che bisogna trovare una soluzione «per affrontare l’emergenza estiva». Passano più di quattro mesi, nulla è stato fatto sull’impianto e così a giugno a Catanzaro scatta la protesta. Il quartiere Lido è letteralmente invaso dal cattivo odore, i cittadini protestano e il sindaco chiede aiuto alla Regione.
Emergenza
Il 17 giugno 2016 la linea tra Palazzo De Nobili e la Cittadella regionale è rovente. Il solito tecnico spiega al sindaco di Catanzaro che l’impianto è strapieno di fanghi e «tra poco manderemo a mare questo fango, perché sta collassando». I fanghi sono in putrefazione servirebbe un intervento immediato e ad alto impatto: spostare circa mille metri cubi di fango in 15 giorni in un sito provvisorio. Ma servono soldi, tanti, almeno 300mila euro che al momento però non sono disponibili. Pallaria ne parla anche con l’allora governatore Mario Oliverio. Gli racconta dell’incontro avuto con Abramo: «Ci sono milioni… miliardi migliaia di metri cubi di fango che giustamente ci provocano quella puzza che ci provocano il non funzionamento del depuratore».
Nel dialogo con l’ex governatore emerge un dato, in Comune avrebbero sbagliato a partecipare a una gara per accedere ai fondi per la gestione dei fanghi. Lo confermerebbe lo stesso sindaco Abramo che parlando con il tecnico della Regione chiede: «Io voglio sapere se il dirigente mi faceva la gara in tempo e ad aprile cominciavamo a smaltire non saremmo arrivati a questo punto». La risposta è chiarissima: assolutamente no. Insomma tutto si poteva prevenire ma «ora siamo rovinati… va tutto a mare». Per gli inquirenti in almeno un caso, il 10 luglio, una parte dei fanghi sono finiti nel mare di Catanzaro Lido…