IL CASO SAN GIOVANNI IN FIORE E LA CALABRIA DI OCCHIUTO: LUSTRINI E PAILLETTES…
Si sta scrivendo tanto sul povero Serafino Congi e sull’ennesimo caso di malasanità calabrese, un caso che ha riacceso i riflettori sul tanto discusso “diritto alla salute”, tanto reclamato quanto disatteso.
E mentre, dopo formale denuncia, la procura di Cosenza apre un’indagine, l’Asp ne apre un’altra interna, media e social, a tamburo battente, ritornano ogni giorno sulla notizia e persino la sindaca del paese montano, si affretta ad incontrare il dg dell’Asp Graziano Strafalaria, come se si forse accorta solo adesso che San Giovanni è “scoperto” dal punto di vista sanitario… l’intera comunità di San Giovanni in Fiore e l’opinione pubblica tutta, con lo striscione “siamo tutti Serafino”, scendono in strada e chiedono a gran voce che si faccia chiarezza e che vengano puniti i responsabili di una morte che, a quanto pare, si poteva proprio evitare.
Il tutto succede mentre Occhiuto è ancora intento ad autoincensarsi, su media e social, per il successo di share ottenuto dal secondo Capodanno Rai a Reggio Calabria, costato ai calabresi oltre 3 milioni di euro … mentre altri denari, gli ennesimi, 2,4 miliardi di euro vengono tolti ai servizi del Sud e stanziati per la realizzazione dello stramaledetto ponte di Salvini. Che non si farà mai ma serve per muovere ancora tanti denari per gli amici degli amici.
I casi di Praia a Mare e San Giovanni in Fiore ripropongono criticità esasperate, appunto, da questi tagli, che riguardano in primis proprio la sanità calabrese. Proprio quella Calabria che manca di ospedali, di posti letto, di medici, di cure adeguate e che ha i tempi di soccorso più lenti d’Italia (28 minuti). Nonché l’oltre 40% dei pazienti che dista più di un’ora dalle strutture che curano, ad esempio, le emergenze cardiologiche.
Le difficoltà dell’emergenza-urgenza sono costituite essenzialmente dal fatto che ci sono pochi medici, strade dissestate e strutture di cura lontane dalle periferie, che non possono assicurare i cosiddetti LEA, livelli essenziali di assistenza.
Altro lascito di 14 anni di Piano di rientro e di un sistema sanitario che fatica a tornare normale… per non dire che fa proprio cagare! E al di là della propaganda di Occhiuto, appare alquanto evidente che è proprio la politica che vuole questo stato di cose!
Una politica disfattista e incapace, fatta di interessi, casta, poltrona, lustrini e paillettes.
I più attenti sanno che proprio noi di Iacchite’ siamo stati i primi ad informare la gente sul caso accaduto a San Giovanni in Fiore, che altrimenti avrebbero cercato di nascondere o quantomeno di limitare.
E proprio noi siamo stati gli unici a porre l’accento su specifiche criticità che hanno interessato la disgrazia. Non per voglia di primeggiare, né per voler essere polemici a priori ma perché ci siamo immedesimati, fin da subito, nel dolore dei familiari di Serafino e nella possibilità che, in quelle circostanze, si sarebbe potuto trovare un nostro fratello, nostra madre o un amico caro.
In quel primo articolo abbiamo evidenziato il primo aspetto, che scatta subito all’occhio: LA PRESENZA DI UN SOLO MEDICO DI TURNO AL PRONTO SOCCORSO.
A San Giovanni in Fiore la postazione del 118 è composta esclusivamente da medici residenti in paese. Tutti gli altri medici, che vi hanno prestato servizio, entro poco tempo, sono stati trasferiti, o sono andati via.
Gli unici medici rimasti (dipendenti Asp), da luglio se la cantano e se la suonano, per dire che compilano i turni secondo esigenze del tutto personali e non per quelle del servizio che gestiscono.
E se, ad esempio, decidono di non lavorare sabato e domenica ed impegnarsi con qualche studio privato (dove guadagnano di più), chi glielo vieta? Nessuno…
Detti turni vengono poi inviati in visione alla Centrale Operativa di Cosenza, e vidimati e approvati dal dirigente preposto a tali controlli che, oltre al danno, ci serve pure la beffa.
Fino a qualche tempo fa i turni erano tutti coperti, in quanto le ore in più venivano pagate ad 80 euro all’ora e ogni giorno, i medici, a stu prìezzu, erano presenti regolarmente in postazione. Da qualche mese invece queste ore, causa tagli, non vengono più retribuite… e quindi ci si limita a fare lo stretto indispensabile e… chine vo campà campàssi e chine vo morì morìssi!
LA COLPA È DELLE AMBULANZE SENZA MEDICO? Assolutamente no.
Anche perché, quella sera, le ambulanze c’erano… pare anche quella di Crotone. Come erano operative pure le rispettive equipe. Ma se queste non sono state attivate, certamente non é colpa loro!
Quella stramaledetta sera il problema più evidente che si è presentato è stato quello che nessuno dei medici in servizio al Pronto Soccorso di San Giovanni in Fiore e in Centrale Operativa a Cosenza ha avuto i coglioni di assumersi la responsabilità, vista l’urgenza, di trasferire Serafino a Cosenza o Crotone, immediatamente, anche con un’ambulanza senza medico a bordo!
Certo, erano senza medico ma, signori, non è mai morto nessuno perché c’è soltanto un soccorritore e un infermiere sull’ambulanza.
LA POLITICA DI BORSELLI: RADICE QUADRATA + PI GRECO = 3.14
Come per indicare un’operazione matematica priva di ogni senso logico: così definiremo la politica che adotta nella gestione dell’emergenza-urgenza il “Deus ex Machina” del 118 calabrese, dr. Riccardo Borselli… o, come amiamo definirlo noi, il “medico volante”.
Perché altrimenti non si spiega come sia possibile che, pur avendo mezzi e uomini in quantità, proprio il settore emergenza-urgenza, rimanga esso stesso in perenne emergenza.
Basando tutto su dei numeri e su un concetto matematico tutto personale, che in calabrese viene folkloristicamente definito “a ùacchiu e crùce”, il dottor Borselli, il suo vice Coscarella e l’altro capizzùni di Azienda Zero l’ing. Miserendino (con a capo Occhiuto), hanno intrapreso azioni volte a migliorare il settore dell’emergenza – urgenza… per poi perdersi in un bicchiere d’acqua e lasciar trasparire tutta la loro incompetenza e malafede.
E così ci troviamo con soldi e risorse spese per un concorso autisti… volto solo a fare entrare quattro ‘mpastettàti, di cui abbiamo già ampiamente parlato, mentre circa 30 ragazzi ancora sono in attesa di essere chiamati.
Soldi e risorse spesi per ambulanze di seconda mano che non servono a un cazzo (scusate il francesismo), oltre 60 ambulanze nuove di zecca non tutte operative e altrettante automediche nuove chiuse in qualche magazzino segreto (dopo il servizio de “Le Iene”) a marcire. Decine di postazioni 118 non ancora operative in attesa di essere assegnate, specie quelle nelle zone più remote e impervie della Provincia… distanti dagli ospedali più attrezzati.
Soldi e risorse spesi in una manifestazione di interesse tra le associazioni di pubblica assistenza che da anni sono di supporto al 118 e che svolgono un lavoro egregio, che fatica ad essere convenzionata, anche per volere delle cosìddette “associazioni dei 70.000 euro al mese” che, alleandosi coi capizzùni dell`Asp, mirano ad alzare la posta… perché, specie a loro, non va che dalla firma della convenzione in poi, le spese si debbano rendicontare e nelle loro sacchètte non vada più nulla.
A tutt’oggi tutte le associazioni si supporto all’emergenza operano senza convenzione e senza manco una proroga dal giugno scorso… fino a quando la Guardia di Finanza lo permette.
La scusa ricorrente dei vertici? Non ci sono soldi!
E ne ce ne saranno… fino a quando Occhiuto permetterà ai suoi amichetti di Governo di derubare la Calabria, di tagliare i fondi destinati alla Regione (miliardi e miliardi di euro) ed ai suoi servizi (sanità in primis), o di deviarli in quel pozzo senza fondo che dovrebbe servire per la realizzazione del cosiddetto “Ponte di Salvini“…che non si farà mai. Ecco perché Serafino non è più con noi