Malasanità in Calabria. Le morti di Serafino e Carlotta: quando due procure tacciono proteggono il “sistema”

MALASANITA’ IN CALABRIA, LE MORTI DI SERAFINO E CARLOTTA: QUANDO DUE PROCURE TACCIONO SIGNIFICA CHE STANNO PROTEGGENDO IL SISTEMA… A DISCAPITO DELLA VERITÀ

💥Verità scomode che potrebbero trovarsi nei contatti intercorsi tra le varie Centrali operative e i mezzi di soccorso. Ma le Procure hanno acquisito le registrazioni?

🔴 LA PREMESSA

♦️ Tutti noi sappiamo che ogni qual volta componiamo il 112 (NUE – Numero Unico Emergenza), una voce ci avvisa che la telefonata è registrata.

Una procedura standard e obbligatoria per motivi di sicurezza. La registrazione è utilizzata per archiviare dettagli sulle attività svolte, per la gestione delle statistiche e per garantire l’accessibilità a informazioni importanti.

💥I file audio sono accessibili agli utenti autorizzati, inclusi gli operatori e le autorità competenti.

♦️Due fatti che gridano verità: il caso Serafino Congi di San Giovanni in Fiore ed il caso della piccola Carlotta La Croce di Amaroni-Soverato. Due famiglie che attendono spiegazioni. Due Procure silenziose. E un sospetto che diventa pesante: in Calabria, il sistema protegge il sistema.

🔴 IL CASO SERAFINO CONGI: CINQUE MESI DI PROMESSE NON MANTENUTE

♦️ Il 4 gennaio 2025, un padre di 48 anni, colpito da infarto a San Giovanni in Fiore, aspetta… tre ore. L’ambulanza arriva solo dopo, e durante il trasferimento a Cosenza Serafino muore, lasciando due bambine e una comunità scossa. L’ASP di Cosenza, dopo lo sdegno collettivo, istituisce una commissione d’inchiesta interna il 7 gennaio.

Ma da allora? Sette mesi di assoluto silenzio. Niente risultati, niente esiti, niente risposte — malgrado solleciti formali del comitato civico “La Cura” (sic!), appelli del Pd calabrese, interrogazioni parlamentari e persino lettere rivolte al Presidente della Repubblica.

È inquietante: un’indagine annunciata e mai comunicata, mentre la Procura di Cosenza si dice che procede — ma tace nel merito. La trasparenza promessa si è dissolta, lasciando in ombra il diritto alla verità e la dignità della famiglia Congi. Come può una gestione pubblica ignorare per mesi l’obbligo morale e civico di chiarezza?

🔴 IL DRAMMA DELLA BIMBA DI AMARONI: STESSA MODALITÀ, STESSI SILENZI

♦️ Il 26 luglio scorso, una dodicenne, Carlotta La Croce, muore dopo due ore di attesa dell’ambulanza per il trasferimento da Amaroni – vicino Soverato – a Catanzaro. La famiglia denuncia ritardi e negligenze. La Procura di Catanzaro apre immediatamente un fascicolo e dispone l’autopsia. E poi? Niente clamore, nessuna comunicazione, nessun aggiornamento pubblico: soltanto un vuoto assordante, che lascia aperte più domande che risposte.

🔴 UN SISTEMA SOTTO ACCUSA

♦️ Come può essere accettabile che, in due casi così simili, da due parti opposte della regione, tutto si riduca a silenzio? Le chiamate alle centrali 112/118 vengono registrate, e rappresentano prove vitali per ricostruire la cronologia, i tempi, le decisioni prese o non prese. Non esistono “registrazioni svanite” (… o almeno non dovrebbero!): se non le acquisiscono nemmeno le Procure, dove sono finiti i dati? E chi ha interesse a nasconderli o manipolarli?

IL SOSPETTO DIVENTA LEGITTIMO: O LA PUBBLICA INADEMPIENZA È COSÌ GRAVE DA RENDERLE INUTILI, O QUALCUNO — IN UFFICI, CENTRALI OPERATIVE O AMBULANZE — HA POTERE DI CANCELLARE, MODIFICARE, OCCULTARE…!

🔴 PERCHÉ ANCORA TACCIONO?

♦️ Il silenzio dell’ASP di Cosenza, fissato da maggio, testimonia l’inadeguatezza istituzionale, un’evidente subalternità alla cultura dell’impunità. L’assenza di aggiornamenti sulle procure, nonostante le inchieste, alimenta la sfiducia. Quando l’orrore tace, il sospetto diventa regola. Le registrazioni delle chiamate non compaiono nei fascicoli pubblici. Se non sono oscurate, almeno la loro esistenza dovrebbe essere ammessa. Il silenzio su tali dati essenziali è grave.

🔴 L’URGENZA DELLA VERITÀ

Questi casi non sono solo cronaca nera. Diventano simbolo di un malfunzionamento sistemico: sanità inefficiente, ritardi mortali, indagini fatte a cazzo di cane e subito seppellite, verità sommerse da muri di silenzio.

🔴 È TEMPO DI CHIEDERE CON FORZA:

💥1. Pubblicazione immediata degli esiti dell’indagine interna dell’ASP di Cosenza sul caso Congi;

💥2. Verifica dell’esistenza e dell’integrità delle registrazioni delle chiamate al 112/118, con accesso pubblico o tramite rappresentanti della famiglia;

💥3. Aggiornamenti trasparenti dalle Procure di Cosenza e Catanzaro sullo stato delle indagini, i tempi previsti, e la disponibilità di documenti;

💥4. Riforma della gestione emergenza-urgenza in Calabria, con misure di responsabilità e controllo civile.

🔴In conclusione: in una Regione che si affanna a riparare, almeno sulla carta, la sanità, il vero problema è il silenzio — istituzionale e giudiziario. Il silenzio corrode la fiducia. La verità è un dovere, non un optional. E finché continua a mancare, ogni altra parola rimane vuota.

🔴 Ma non per ultimo un messaggio chiaro ed inequivocabile ai vari Antonello Graziano, Riccardo Borselli, Sergio Coscarella e accoliti tutti del sistema emergenza-urgenza, noi di IACCHITÈ vorremmo mandarlo pubblicamente: “CARISSIMI, È FINITU U TÌEMPU CA BERTA FILAVA…”. Intelligenti pauca!