(di Antonio Fraschilla – repubblica.it) – Roma – L’iter per l’approvazione del Ponte sullo Stretto va a rilento, per non dire che al momento è al palo. Al di là degli annunci roboanti che il ministero delle Infrastrutture fa ogni mese, il progetto definitivo non ha ancora l’autorizzazione ambientale: e non può andare al Cipess, il Comitato interministeriale per le opere pubbliche, per l’approvazione che consentirebbe l’avvio vero dei cantieri. Il motivo di questa impasse? È saltato fuori un intoppo di non poco conto.
Su alcune aree ambientali le compensazioni previste nel progetto non sono sufficienti e occorre una “deroga” dalla Commissione europea. Non basta quindi, come previsto in un primo momento, una semplice comunicazione a Bruxelles, ma si dovrà aspettare una risposta formale. Con quello che ne consegue in termini di tempo. E adesso c’è anche un risvolto politico: il pallino è in mano alla Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen, attaccata praticamente ogni giorno dallo stesso ministro leader della Lega Matteo Salvini.
Di certo non è un caso che dopo l’ennesimo vertice di giovedì scorso tra il ministro Salvini, il collega dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e l’ad della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, non si è arrivati all’annuncio sull’invio del progetto al Cipess.
Il motivo lo spiega, interpellata, la stessa società Stretto di Messina (Sdm). Manca la parte sulla Valutazione di incidenza ambientale (Vinca): «Per quanto riguarda la Vinca, come evidenziato nello studio di impatto ambientale presentato, risulta un’incidenza negativa su tre siti di interesse comunitario — dicono dalla società — pertanto la commissione Via, al momento del rilascio del parere favorevole, ha richiesto alla Sdm spa di predisporre un piano di maggiore dettaglio delle misure compensative nonché di effettuare le previste comunicazioni alla Ue».
Il problema, però, è che non basterà una semplice comunicazione. Ma bisognerà attendere una risposta della Commissione europea che dovrà di fatto dare una deroga alle compensazione ambientale sui tre siti segnalati. Il risultato è che i tempi si allungano e così il concreto avvio dei cantieri rischia di slittare al 2026. Salvini, in un primo annuncio, aveva detto che li avrebbe aperti nel 2023. E lo stesso ad Ciucci, assicurando l’avvio dei lavori nella seconda parte del 2025, è costretto così a fare riferimento solo alle opere complementari: «I primi lavori riguarderanno la viabilità alternativa e le opere propedeutiche richieste dalle amministrazioni comunali», dice Ciucci, mentre intanto continua anche lo scontro sul tema della sicurezza sismica del progetto del Ponte.
Per Ciucci «diversi ponti sospesi sono stati già stati costruiti in zone con una capacità di generare terremoti molto più forti rispetto a quella dello Stretto, come ad esempio Turchia, Giappone e California». Ieri dall’Ingv hanno ribadito a Rainews: «Le estremità dello Stretto si stanno allontanando e le faglie sono attive».









