Martellate e Stato-mafia (di Marco Travaglio)

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Da qualche tempo Claudio Martelli, ex vicesegretario Psi, ex ministro della Giustizia, pregiudicato per la maxitangente Enimont e prescritto per la maxitangente del Conto Protezione, mi onora delle sue attenzioni per la grave colpa di aver sempre raccontato la trattativa Stato-mafia. Dopo avermi definito “piccolo miserabile”, dichiara al Riformatorio: “L’ipotesi della trattativa Stato-mafia ha consentito a persone come Travaglio di costruire una fortuna sul niente. Hanno creato un format su una speculazione suggestiva che non ha né capo né coda. Se si intende il fatto che qualche ufficiale dei Carabinieri ha trattato con qualche emissario della controparte (sic, ndr), certo. Lo ha spiegato Mori, sono accorgimenti (sic, ndr) che gli investigatori usano con i confidenti, facendo balenare qualche vantaggio e ottenendo in cambio informazioni”. Martelli va per gli 80 e un po’ di arteriosclerosi ci sta. In alternativa c’è solo un caso di omonimia con il Martelli che l’8.10.2009 rivelò ad Annozero ciò che per 17 anni si era scordato di raccontare ai giudici: nel giugno 1992, subito dopo la morte di Falcone (dirigente al ministero con Martelli), il capitano De Donno informò Liliana Ferraro (subentrata a Falcone) che il Ros aveva agganciato Massimo Ciancimino per trattare col padre Vito e voleva una “copertura politica”. La Ferraro riferì a Martelli, che si “infuriò” per l’incredibile fuor d’opera del Ros alle spalle di pm, Dia e vertici dell’Arma; le disse di avvertire Borsellino; e avvisò il collega Mancino e il comandante Tavormina. Quindi “Borsellino sapeva della trattativa”.

La sua rivelazione a scoppio ritardato fu la svolta decisiva per l’indagine sulla trattativa, aperta dai pm di Palermo dopo le dichiarazioni di Ciancimino jr., che per la prima volta venivano confermate da due esponenti istituzionali che ritrovavano miracolosamente la memoria (dopo Martelli e Ferraro, arrivarono Violante e altri). Sentito dai giudici, Martelli dettagliò: “Mi lamentai col nuovo ministro dell’Interno Mancino del comportamento del Ros con Vito Ciancimino: ‘Che stanno facendo questi? Perché pigliano iniziative autonome? Per occuparsi di mafia abbiamo appena creato la Dia, che c’entra il Ros?’”. Mancino negò il colloquio e, grazie a Martelli, fu processato per falsa testimonianza e assolto. Per anni quel Martelli mi tampinò per farsi intervistare nel suo nuovo mestiere di supertestimone e massimo esperto di trattativa Stato-mafia. Ora l’omonimo ha scoperto che la trattativa l’ho inventata io: è “una speculazione suggestiva senza capo né coda”, un astuto “accorgimento” dell’eroico Mori per “trattare” con la mafia che aveva appena assassinato il suo grande amico Giovanni. Anzi, pardon, con la “controparte”.