Bisogna parlare con il clan Piromalli per poter investire nel porto di Gioia Tauro. Ne pare convinto l’avvocato Giancarlo Pittelli da quanto emerge in una intercettazione finita nell’informativa del Ros depositata dalla Dda di Catanzaro nell’ambito del processo Rinascita Scott. E’ il 21 agosto del 2018 quando gli inquirenti registrano il colloquio tra Pittelli e un imprenditore di Catanzaro. Al centro del dialogo c’è la realizzazione di un dumperaggio nel porto di Gioia Tauro da parte di alcuni clienti del penalista. Il legale riferisce che c’è una società petrolifera che vorrebbe concretizzare l’affare, una società milanese, parlano di cisterne del gas tutte da rifare, dell’eventualità di riprendere un vecchio progetto, di un allungamento della banchina perché ora le dimensioni delle navi sono cresciute, di autorizzazioni per far decollare il progetto. L’imprenditore è convinto di avere gli agganci giusti per concludere l’operazione: “Io in sei mesi… Giancà… in sei mesi ti porto a casa le autorizzazioni… ci spartiamo i soldi e facciamo il lavoro… questi i soldi li hanno?”. La solidità economica del gruppo milanese non pare essere in discussione, c’è un’altra cosa invece su cui Pittelli punta l’attenzione: “Bisogna avvertire i Piromalli… lo vedi che sta succedendo a Gioia? Ci sono faide ogni giorno”. L’imprenditore però a quel punto si rifiuta di ricorrere alla ‘ndrangheta.