di Saverio Di Giorno
Nel Goi (Grande Oriente d’Italia) si è aperta una voragine che non accenna a chiudersi. L’obbedienza storica della massoneria italiana è sempre più sfilacciata e corrosa da vendette trasversali e gruppi di potere interno. Soprattutto il gruppo principale che fa capo a Bisi e che in Calabria si declina in Seminario (gran maestro destituito) e nell’uomo-ombra Bellantoni. Vibo emerge come il vero centro di potere occulto. Il gruppo di Bisi è arroccato nelle sue posizioni e si comporta più che come un’associazione, come una banda che persegue chiunque osi parlare di criminalità e fondi. Incaponiti a non riconoscere la realtà delle cose e nemmeno la giustizia ordinaria italiana che nel frattempo ha commissariato il Goi, nominando un curatore.
Lo scorso novembre il Tribunale di Roma ha emesso una sentenza importante: il Grande Oriente d’Italia è stato ufficialmente commissariato. La nomina è affidata all’avvocato Raffaele Cappiello, nominato curatore speciale ai sensi dell’articolo 78 del Codice di Procedura Civile. Questo ha un’importante implicazione. Che il potere di Bisi, andato avanti in questi anni di fatto non esiste più. Più volte i tribunali hanno stabilito che non rappresenta più nulla. Decine sono ormai i rivoli giudiziari e i dossier che molti promettono e le impugnazioni. Oltre alle carte sui conti, sulla gestione dei fondi e sulle spese. Nonostante ciò, Bisi e i suoi vanno avanti dritti gestendo riunioni, tribunali interni, promuovendo e indirizzando. Anzi da Vibo (e da dove se no?) condannano anche chi si permette di portare istanze antimafia, come il notaio siciliano Silverio Magno.
«Condanna alla sanzione della censura solenne, con l’esclusione dalla partecipazione ai Lavori massonici per il periodo di un anno, con l’interdizione da qualsiasi carica per un periodo di 3 anni, oltre al pagamento di € 3.000,00 di spese procedimentali», così recita la sentenza depositata il 29 novembre presso il Quartier Generale di Vibo Valentia. E quali sono le colpe di Magno? Diverse, ma tutte ruotano attorno alle sue dichiarazioni nella quale accusa il clima repressivo e di sottomissioni delle obbedienze siciliane e calabrese. Magno aveva avanzato dubbi sulla gestione dei fondi anche nel caso della casa massonica di Cosenza, oltre che il famigerato caso di Vibo. È accusato anche di aver Bisi in relazione alle decisioni assunte relative alle vicende giudiziarie del V. Lauria. Insomma, reati di opinione.
Ma se la giustizia interna al Goi segue i voleri della banda, quella esterna continua a bastonare su più fronti. Ad esempio, è sempre di questo novembre un’altra condanna al pagamento di 10 mila euro più spese a Il Fatto Quotidiano per un articolo di Barbacetto che intervistando tale Minnicelli diceva che le mafie si sono espanse al Nord sfruttando la massoneria. Secondo il Tribunale non è diffamatorio e allega decide pagine di documenti e relazioni che vanno in questa direzione. Opinione tra l’altro condivisa anche dall’ex Gran Maestro Di Bernardo nell’intervista che ci aveva concesso qualche mese fa (qui il link https://www.youtube.com/watch?v=RyhGztguJT0 ). Saranno contenti di sapere come si spendono i soldi del Goi.
Taroni, il principale oppositore, impugna e attende. E raccoglie informazioni. Da chi sarà vinto questo braccio di ferro e a che prezzo è presto dirlo. Anche perché nel frattempo altri movimenti vengono segnalati da Malta. Ma questa è un’altra storia…