di Saverio Di Giorno
Riprendiamo il racconto dei sommovimenti nella massoneria italiana, e in particolare nel Grande Oriente d’Italia. Dopo un periodo in cui sembrava si stesse aprendo una breccia, ormai qualche anno fa, dove addirittura si era arrivati alla nomina giudiziaria dell’avv. Raffaele Cappiello come Rappresentante Legale del Goi, è arrivata la risposta, complici alcune sentenze favorevoli per i vertici dell’Osservanza, quasi brutale. Bisi è tornato a prendere il potere e oggi la revoca giudiziaria del rossanese Seminario sembra di fatto riassorbita, e senza neanche competitors di rottura per le prossime elezioni nazionali di febbraio. Negli ultimi due mesi, tuttavia, il candidato Gran Maestro Seminario ha deciso di pronunciare la parola “mafia”. Di seguito l’intervista con i gestori del Canale Telegram interno alla massoneria italiana.
1.In particolare, il medico di Matteo Messina Denaro, Alfonso Tumbarello si è visto recapitare una Tavola d’accusa, mossa proprio da Seminario tramite l’Oratore del Collegio siciliano – una sorta di pubblico ministero massonico a livello regionale -. Come va letta questa azione: è simbolica oppure significa che la mafia, nel Goi, non è più un tabù? Significa che il prossimo ad essere “tavolato” dalla giustizia massonica – soprattutto dopo la recente condanna in appello – potrebbe essere proprio l’ex-potente Giancarlo Pittelli?
“Facciamo ordine. Ci eravamo lasciati, molti mesi fa, con il nostro Canale Telegram fortemente impegnato ad avversare Antonio Seminario e l’attuale giunta del Grande Oriente d’Italia. Siamo stati protagonisti, nel mese di agosto, di un’inchiesta apparsa sul settimanale L’Espresso che ha denunciato la Loggia maltese transfrontaliera Flos Mundi, operante in Italia al di fuori delle regole massoniche internazionali anche grazie all’omesso controllo del Goi. Vi era infatti la possibilità che “fratelli” maltesi non identificati, provenienti da contesti balcanici e anatolici, entrassero in contatto, sfruttando i canali ufficiali del Goi, con la malavita organizzata di alcune aree del Mezzogiorno. Un pericolo potenziale, che grazie allo scandalo provocato da quell’inchiesta è stato arginato.
Questa premessa era necessaria per entrare nel merito degli avvenimenti successivi. Ai primi di settembre un nostro informatore calabrese si mette in contatto con noi, ci racconta che ha avuto modo di incontrare Antonio Seminario ai Laghi di Sibari, e ritiene urgente riferirci il contenuto della loro conversazione. Così organizziamo un incontro a Palermo. Quello che ci viene riferito ha dell’incredibile. Il nostro informatore ci racconta, infatti, di aver ascoltato Seminario pronunciare discorsi formulati prima da un alto dirigente del Goi. Per farla breve, Seminario allude alla necessità di un cambiamento radicale nella strategia comunicativa del Grande Oriente d’Italia, imputando a Stefano Bisi errori che sono costati la dilaniante guerra intestina degli ultimi anni, e la troppo stretta vicinanza alla Gran Loggia di Malta, appesantita da alcuni scandali finanziari che avrebbero consigliato maggior prudenza. Sostenendo però, nel contempo, che molte delle presunte “zone d’ombra” di cui il Goi era imputato mediaticamente sarebbero state il frutto di fantasie giornalistiche, non contrastate a dovere tramite la necessaria trasparenza dell’Istituzione.
Così, ad un primo documento dal carattere morale, ne segue il 29 ottobre un altro, intitolato “SULL’ART. 187 DEL REGOLAMENTO”. Stavolta le questioni si fanno giuridiche, e molto concrete. Seminario propone una nuova interpretazione dell’art. 187 del Regolamento del Goi, con il passaggio dal criterio interpretativo del “garantismo assoluto”, che ha sempre contraddistinto l’atteggiamento delle giunte massoniche sul fenomeno dell’infiltrazione mafiosa, a quello che lui definisce del “garantismo relativo”. La differenza è profonda, non solo nominale. Secondo il “garantismo assoluto”, infatti, neppure un affiliato condannato in via definitiva per reati di mafia poteva essere espulso dalla massoneria, mentre per il nuovo criterio proposto da Seminario basta la sola sentenza di primo grado affinché sia avviato, a carico del condannato, un procedimento giuridico massonico finalizzato alla successiva espulsione dall’Ordine.
Pochi giorni fa, a Cagliari, il significato di questi testi si è trasformato in un atto concreto, che è quello da Lei ricordato, la Tavola d’accusa al nostro “fratello” associato alla mafia Alfonso Tumbarello, fiancheggiatore di Matteo Messina Denaro. Di fronte alla precisa volontà del Grande Oratore nazionale Michele Pietrangeli di considerare Tumbarello ancora un affiliato “perbene”, Seminario ha incaricato l’Oratore del Collegio Sicilia di provvedere a porre in stato d’accusa il medico per ‘tradimento degli ideali massonici’.
È la prima volta che l’ordinamento giudiziario massonico recepisce tra le sue “colpe” il disposto dell’art. 416-bis c.p. sull’associazione di tipo mafioso e il concorso esterno. Non era mai accaduto prima e l’evento ha una rilevanza straordinaria, poiché Seminario ha inteso lanciare un messaggio molto chiaro circa l’incompatibilità tra massoneria, da una parte, e mafia, ‘ndrangheta, camorra e sacra corona unita, dall’altra.
Con quest’atto si apre un’autostrada anche per l’espulsione di Giancarlo Pittelli dal Goi. Un recente confronto con gli assets legali di Seminario, ci ha trovati però concordi su un punto: Giancarlo Pittelli non è più il potente massone del 2008, piuttosto un pungiball per le sentenze di concorso esterno in associazione mafiosa; perciò, sarebbe del tutto inutile in un momento processuale così avanzato sottoporlo a tavola d’accusa massonica per “tradimento dei nostri ideali”. Difatti, è allo studio un provvedimento molto più grave, un “depennamento magistrale” da equipararsi, in una qualche maniera extra-regolamentare, all’espulsione.
Sul modello di quanto occorso al Maestro Venerabile associato mafioso siciliano Vito Lauria, condannato in via definitiva a otto anni per concorso esterno dalla Cassazione nel luglio 2023. Ci siamo sempre battuti per regolari espulsioni, ma ora che i reati di mafia sono stati recepiti dalla volontà politica di Seminario nel nostro ordinamento domestico, riteniamo che alcune posizioni risalenti nel tempo come quella di Pittelli possano trovare soluzione senza costringere il prossimo Grande Oratore Marco Vignoni ad occuparsi di casi e personaggi già totalmente screditati presso la massoneria nazionale, per concentrarsi meglio su posizioni aperte e in divenire, come quelle del faccendiere siciliano Achille Andò, per il quale si attende a breve la sentenza di primo grado per concorso esterno, e del medico sardo Tomaso Cocco, rinviato qualche mese fa a giudizio per il reato di associazione di stampo mafioso, nell’ambito dell’inchiesta Monte Nuovo. Per entrambi, in caso di condanna, il Grande Oratore Vignoni applicherà lo “schema Tumbarello”. Insomma, per il nuovo GOI targato Seminario mafia e ‘ndrangheta non sono più un tabù.”
- Diciamo la verità: per quanto importanti però questi gesti sono simbolici. Messina Denaro è morto e il nome di Pittelli ormai serve solo a far carriera, finendo per essere condannato da tutti, a questo punto mi par di capire anche dal futuro Gran Maestro Seminario. Anche De Magistris sostiene che Pittelli non è più quel personaggio intoccabile del 2008, ed ormai è scaricato da tutti. Il GOI ha molte questioni in ballo, ben più delicate: la casa massonica di Vibo Valentia, quella di Cosenza, il mondo senese… insomma i soldi e il patrimonio. Che fine ha fatto il notaio messinese che aveva contestato tali questioni?
“Dunque, certamente la lettura da parte di Seminario, a Cagliari, durante un incontro con circa centocinquanta fratelli, di uno stralcio della Tavola d’accusa elevata a Tumbarello ha valore simbolico, ma in massoneria più che altrove il simbolo assurge a fatto di sostanza. Come dire, prende un valore materiale e costituisce la “prima pietra” per la costruzione di un nuovo Tempio. Per quanto riguarda il notaio Silverio Magno, le sue posizioni antimafia lo hanno portato ad essere allontanato dal Goi, con provvedimento di espulsione da parte della giustizia massonica. Tutto ciò oggi può far sorridere, perché il fratello Silverio aveva detto e fatto, sull’antimafia, molto meno di quanto sta dicendo e facendo oggi Antonio Seminario, che all’epoca era invece uno dei suoi più feroci detrattori.
Sulla compravendita della casa massonica di Vibo Valentia, invece, ci siamo confrontati recentemente con alcuni assets legali catanzaresi del Goi, e possiamo finalmente rivelare, in esclusiva per Iacchite’, come sono andate davvero le cose. Ci è stato infatti garantito che l’operazione da 420.000,00 euro complessivi è stata studiata rispettando la normativa civilistica di riferimento, che prevede la possibilità di stipulare due atti distinti, per l’immobile e per gli arredi, con prezzi “spacchettati”. Inoltre il valore dell’immobile, indicato in € 200.000,00, non sarebbe stato inferiore al valore di riferimento catastale, questo per scongiurare il pericolo di profili di illegalità fiscale dell’operazione, per come stabiliti dagli artt. 51-52 TUR, secondo i quali l’Amministrazione può rideterminare il valore dell’immobile oggetto di traslato avendo riguardo a vendite analoghe, perizie, redditività e “ogni altro elemento di valutazione”, se questo è stato determinato in detrimento dei riferimenti tabellari. Naturalmente, abbiamo riservatamente consigliato di evitare per il futuro operazioni di così spinto vantaggio tributario, le quali – per quanto “legali” – non possono non apparire inopportune, soprattutto in un ambito come quello massonico, dove la nuova etica seminariana sta consegnando ogni azione alla trasparenza adamantina della Legge morale. Stesso discorso si potrebbe fare per la faraonica ristrutturazione della faraonica casa massonica di Cosenza.
Una trasparenza che ci auguriamo possa anche “filtrare” nei rapporti tra il GOI e la FONDAZIONE ad esso collegata, dove gli ingenti trasferimenti di denaro meritano un’attenzione supplettiva da parte di Seminario. Sempre nell’ottica di una trasparenza destinata, via via, a prendere il posto – per stroncarla definitivamente – della visione finanziaria “senese”, che riteniamo abbia davvero avuto poco a che fare con la gestione economica di un Ordine latomistico”.
- Non ci sono solo le questioni immobiliari. Alle elezioni in Toscana c’è stato lo zampino dei calabresi e voi stessi avete denunciato la presenza della Loggia maltese coperta. Su questo è stato fatto qualcosa? Perché altrimenti rischia di essere un gattopardesco “tutto cambia, per far sì che tutto resti uguale”. I più intransigenti e chi voleva qualcosa ha in pasto “le teste” di nomi forti ma ininfluenti, mentre gli affari possono continuare a fluire indisturbati.
“Abbiamo già riferito che lo scandalo maltese è stato forse il catalizzatore di un mutamento interiore che il Gran Maestro aggiunto Seminario covava in animo da tempo. Affermare cosa possa averlo spinto così brutalmente sulla via della legalità costituirebbe a tutti gli effetti un oracolo, e noi non vogliamo avventurarci in sterili congetture; tuttavia, è nostro dovere, come Canale Telegram di informazione massonica, registrare i fatti. E i fatti sono il luogo della loro verità, non potendo essere contestati. Fino alla primavera scorsa la massoneria maltese appariva ai “liberi muratori” italiani come un paradiso in cui poter comprare passe-partout con cui “girovagare” indisturbati in Italia e in Europa per mezzo di certificati di “good standing” – sorta di passaporti massonici – rilasciati con sorprendente leggerezza; potendo contare inoltre su “Convocazioni” all’estero in barba a qualsiasi controllo massonico sull’identità personale. Tutto questo oggi è finito, e molti massoni italiani che andavano a Malta, con la speranza di realizzare chissà quali affari, stanno oggi riscoprendo il piacere della frequentazione delle loro Logge in Italia. Logge censite, regolari e pienamente rispettanti i canoni dell’art. 18 della nostra Costituzione e della Legge Spadolini-Anselmi sulle società segrete. Tutto questo costituisce la garanzia più forte che gli “affari” non continuano indisturbati. Quanto alla massoneria calabrese… sappiamo che ci sono aspetti culturali sui quali Seminario dovrà lavorare, ma essendosi uniformato al principio di legalità stavolta avrà la nostra lealtà e il nostro supporto”.









