Mentana&Vespa: l’inchino Rai-La7 a Meloni col trucco

(DI LORENZO GIARELLI E GIACOMO SALVINI – ilfattoquotidiano.it) – “I cittadini vadano a votare, non si voltino dall’altra parte”. La chiamata alle urne finale di Giorgia Meloni nello studio di Bruno Vespa racconta molto dei timori della premier alla vigilia delle Europee. Anche per questo la presidente del Consiglio ha deciso di blindarsi, scegliendo due salotti “comodi” e solitari nelle ultime due sere: mercoledì in studio al Tg La7, ieri a Cinque Minuti e poi a Porta a Porta. A costo di disertare l’appuntamento di stasera da Enrico Mentana nella serata dedicata a tutti i leader principali, che dovranno dividersi lo spazio a giornali chiusi mentre la premier, sulla stessa rete, ha potuto contare su 20 minuti di intervista durante il telegiornale.

Venti minuti non senza scorie, dentro e fuori La7. Nelle redazioni della rete infatti non è affatto sfuggito il siparietto tra Mentana e Meloni a proposito del video in cui la premier ironizzava sulla sua prolungata assenza da La7 (non certo per colpa dei conduttori, che l’hanno invitata o “rincorsa” più volte per intervistarla). Mentana ha prima chiarito che a lui il video era sembrato “ironico”, salvo poi invitare di nuovo la premier al suo telegiornale “in tempo di pace”: “Quando si vuole parlare di politica – la risposta di Meloni – io sono sempre disponibile”. Come se i colleghi di Mentana, invece, volessero fare altro o fossero mossi da livore personale.

Nonostante le bocche cucite dei protagonisti, lo scambio di battute ha stizzito i giornalisti della rete. In molti, nelle redazioni dei programmi, hanno notato che Mentana non solo non si è speso in difesa dei colleghi, ma ha dato il fianco a Meloni per un nuovo attacco. E non solo.

L’intera intervista è stata accolta con rabbia da parecchi spettatori, o almeno dalle centinaia che ieri hanno commentato sui social la performance di Mentana, giudicata accomodante. Soprattutto sul profilo Instagram del Tg La7, l’ultimo post che riporta una dichiarazione di Meloni in studio è inondato da critiche al giornalista. D’altra parte già la genesi dell’ospitata di Meloni è stata travagliata e sul filo della legge sulla par condicio.

Mentana infatti qualche settimana fa aveva previsto un confronto tra i leader principali per stasera. Meloni si era però sfilata fin da subito, col suo partito che aveva dato disponibilità a mandare Guido Crosetto al posto della premier. A quel punto, anche Elly Schlein però avrebbe protestato, mettendo Mentana nelle condizioni di cambiare format: non più un dibattito tutti insieme, ma interviste singole ai leader, uno dopo l’altro. Per impegni istituzionali, Palazzo Chigi ha però chiesto di anticipare l’intervista a Meloni a mercoledì, col risultato bizzarro che tutti gli altri – Giuseppe Conte, Elly Schlein, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Nicola Fratoianni – si alterneranno stasera in una sorta di pastone extra-large da prima serata, mentre la premier ha potuto godere di una vetrina più rilevante anche perché esclusiva. Durante l’intervista, Mentana ha chiarito che il tempo concesso a Meloni, circa 20 minuti, le era dovuto e che sarà lo stesso garantito a tutti gli altri capi di partito.

Di certo sarà così, ma il cronometro non risolve il tema della distribuzione delle ospitate. L’Agcom da sola non può aprire istruttorie nei confronti del programma e al momento non risulta nessun esposto da parte delle altre liste, anche perché a campagna elettorale finita avrebbe poco senso segnalare presunte irregolarità senza poi poter sperare in compensazioni.

In questo contesto, Meloni chiude la campagna sui temi a lei più cari da Bruno Vespa. Chiarendo, per esempio, che “il governo non ha intenzione di controllare la magistratura” e che il destino del suo esecutivo è slegato da quello della riforma del premierato: “In caso di sconfitta al referendum non mi dimetterei, voglio governare cinque anni. Mi giudicheranno i cittadini”. E anche se ostenta tranquillità, dicendosi preoccupata “non per il risultato di FdI ma per l’affluenza”, Meloni poi chiama alle armi gli elettori del suo partito, invitati “a non voltarsi dall’altra parte”: “Sappiano che ogni croce sul simbolo di Fratelli d’Italia la userò per portare a casa risultati per i cittadini”.

La premier vede un Paese di cui non si è mai parlato così tanto come nelle ultime settimane: “Essere ascoltati, credibili, rispettati, vuol dire poter difendere interessi, imprese, vuol dire che non c’è qualcuno che può decidere per noi, come accaduto in passato”. Poi, per chiudere, una gag con Vespa sulla par condicio: “Abbiamo due cronometri, uno per il presidente del Consiglio e uno per la leader di partito”, dice il conduttore. “Sta un po’ impazzendo per questa legge”, ironizza lei. Ma non si può dire le sia andata male.