E’ stato presentato ieri sera a Torino il libro Tra la Champions e la libertà, edito da Cairo, che racconta la vicenda di Michele Padovano, nato a Torino ed ex calciatore di Juventus, Cosenza, Pisa, Napoli e Crystal Palace. Dalla gioia per la conquista della coppa europea più prestigiosa, nel 1996 a Roma con la maglia della Juventus, all’accusa sul traffico di droga dal Marocco da cui è stato assolto, nel gennaio 2023, al termine del processo d’appello bis che era stato ordinato dalla Cassazione. “Il gol più bello”, dice.
IL CALVARIO DI MICHELE PADOVANO – “Ho vissuto un inferno per diciassette anni. Soltanto io e la mia famiglia sappiamo quello che abbiamo vissuto e quello che abbiamo passato. Fortunatamente è una storia che possiamo raccontare, perché ha un lieto fine. Ne sono uscito da tutte le accuse: il fatto non sussiste. Anche se ci sono voluti diciassette anni, oggi riesco a vedere il futuro con molta molta più serenità. Mi auguro di riprendermi quello che mi è stato tolto in questi diciassette anni con tanta forza, perché io, nel 2006, quando fui arrestato, ero una persona con delle attività, delle proprietà immobiliari. In tutti questi anni ho dovuto difendermi: ho cercato lavoro nel mio mondo con tutti, perché la mia agenda era importante. Quindi io ho cercato di contattare tutti senza trovare riscontri da altre parti.
Questo, però, non vuol dire portare rancore e puntare il dito nei confronti di qualcuno, perché la mia è una vicenda molto brutta. I giornali ne parlavano in maniera distaccata e molto fredda. Oggi sento molta sensibilità attorno al mio caso: sono stato convocato anche a Coverciano per capire come dare una mano. Spero fortissimamente di poter rientrare dalla porta principale attraverso un lavoro in un club importante, in Federazione o anche nel mondo dello sport. Credo di meritarmelo e sto aspettando e valutando le proposte che sono arrivate.
Se è stata dura vincere la partita per la dignità? Non è stata dura, perché io non ho mai perso la mia dignità. Ho sempre guardato a testa alta tutti quanti: ero consapevole che, prima o poi, qualcuno si sarebbe reso conto che io non c’entravo nulla in questa vicenda. Ho sempre avuto fiducia nella magistratura e nella giustizia. Purtroppo ci sono voluti diciassette anni. Con un pochettino più d’attenzione si potevano accorciare i tempi, ma è andata così ed è inutile recriminare. Adesso sono contento di poter pensare al presente e al futuro nel migliore dei modi. Diciassette anni di calvario non si possono dimenticare. Quindi attraverso il libro cerco di raccontare quelle che sono state le mie sensazioni in tutti questi anni. E devo dire che il mio libro piace, perchè non è noioso: è una storia molto forte che ha un lieto fine. Speriamo che continui così: sono molto molto orgoglioso di questo prodotto“.
DA COSA NASCE IL SUO LIBRO – “Inizialmente, quando mi è stato prospettato di scrivere il libro da alcune persone, che erano molto interessate, non ero d’accordo. Dopo tutti questi anni di sofferenza e di calvario ero diventato molto geloso delle mie cose e della mia famiglia. Poi, invece, parlandone con mia moglie e con mio figlio, mi sono convinto. Secondo loro, una testimonianza di quello che ci è successo andava raccontata. Se la mia storia può servire a qualcuno come input per non mollare mai nella vita, noi avremo vinto….“.