Michele Serra: “Gli agricoltori non esistono”

(di Michele Serra – repubblica.it) – L’articolo di Serena Milano (Slow Food) pubblicato su questo giornale (https://www.repubblica.it/commenti/2024/02/08/news/agricoltura_proteste_trattori_slow_food-422090680/) aiuta a capire che “gli agricoltori” non esistono, non nella forma di una corporazione compatta e indistinta così come le manifestazioni di questi giorni possono far credere.

Esistono agricolture differenti, anche molto differenti: per dimensioni, per intenzioni, per metodi di coltivazione, per capacità di influenzare il mercato o di subirlo.

Se ne sa poco. Come scrivo con frequenza forse insostenibile (esiste anche una insostenibilità delle ripetizioni…), dei campi e della natura la società urbanizzata ha, nel suo complesso, perduto cognizione. Il cibo è ciò che si trova incellofanato nei supermercati.

La sua filiera, direi la sua struttura biologica, sociale e politica, è occulta oppure omessa, data per scontata. Ma come tutte le rimozioni, riaffiora.

E prima che “trattore selvaggio” e mucca Ercolina diventino l’ennesima caricatura mediatica di problemi complicati, e strutturali, vale la pena ricordare che il solo vero torto dell’assistenzialismo europeo (generosissimo) è stato, fin qui, premiare allo stesso modo il piccolo e il grande, il virtuoso e il vizioso, il curatore della salute dei terreni e il suo avido impoveritore.

Ciò che chiamiamo agro-industria (coltivazione intensiva e su larga scala di vaste superfici, con forte uso di chimica) non è uguale a ciò che definirei “agricoltura agricola”. Che ha tempi, cultura, mire produttive molto più lungimiranti, nel solco dell’idea (molto contadina) che la terra non è un limone da spremere, è una madre da assecondare, se si vuole che rimanga fertile.

Probabilmente con qualche errore e qualche forzatura, le nuove norme Ue cercano di favorire un’agricoltura pulita e soprattutto: lungimirante. Correggerle è lecito. Negarle è scellerato, e molto poco agricolo.