Il 9 aprile ovvero mercoledì scorso Vincenzo Sapia, il ragazzo ucciso nel 2014 da due carabinieri a Mirto Crosia, avrebbe compiuto 40 anni. Il suo caso, come sempre più spesso avviene nella nostra “Repubblica delle Banane”, è stato archiviato dalla solita malagiustizia ma l’avvocato Fabio Anselmo, che si è appassionato al caso di questo ragazzo, ha deciso di continuare a dare battaglia.
CASO SAPIA, LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO ACCETTA IL RICORSO (https://www.iacchite.blog/mirto-crosia-la-corte-europea-dei-diritti-delluomo-ha-accettato-il-ricorso-per-il-caso-di-vincenzo-sapia/)
A novembre del 2021 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha accettato il suo ricorso per il caso Sapia. Il legale ferrarese, aggiornandoci sulla vicenda, ci ha detto che la Corte ha posto nove pesantissimi quesiti allo stato (?!?) italiano per l’omicidio di Vincenzo Sapia. Sembra che il governo abbia risposto ai quesiti e adesso non si aspetta altro una sentenza che restituisca giustizia a Vincenzo perché la verità la conosciamo già tutti e oggi ve la ricordiamo con un articolo tratto dal sito Anarcalabra.
Mirto Crosia. Ancora quanti ?
Vincenzo Sapia è depresso, disturbo abbastanza comune nell’alienata società d’oggi, specie in un paesino della provincia di Cosenza, che offre ben poche prospettive. Vincenzo ha 29 anni, segue una cura per i suoi problemi, abita con la madre separata e le due sorelle. Sabato quasi a mezzogiorno esce di casa, fa la strada di ogni giorno per andare in piazza del paese, dove incontrare gli amici. Lui era tranquillo, parla con una signora, poi gira l’angolo, e nei pressi dell’ufficio postale, tutta la sua attenzione si concentra su un cagnolino, che si era smarrito. Bussa al portoncino privato, dove la bestiola s’era rifugiata. La signora proprietaria dell’abitazione, per paura di danni al portoncino chiama i carabinieri, che arrivano con l’auto di servizio. Vincenzo, dopo un momento di confusione, si è innervosito vedendosi davanti gli uomini in divisa, comunque anche grazie all’intervento di amici e passanti, cui racconta del cagnolino, si calma e raccoglie l’invito a desistere e prende la strada per ritornare a casa. Ma per Vincenzo il problema non è risolto, torna sui suoi passi. Ancora una volta, come forse troppe volte le sue parole e ragioni non hanno trovato ascolto. Ritorna sul posto e si spoglia.
L’atto di denudarsi è simbolo di una persona che si mostra inerme, senza armi, spogliata di ogni intenzione offensiva, nuda davanti al potere delle divise, estremo atto di protesta. I due carabinieri sono rimasti nei pressi, arriva il maresciallo e dice di ammanettarlo. Vincenzo va in escandescenze, avrebbe messo le mani al collo al carabiniere (quello con 20 giorni di referto), e gli altri due l’avrebbero placcato e sbattuto a terra per ammanettarlo, ma lui si dimena tanto che non riescono ad ammanettarlo.
Arriva la madre e il 118. La madre prima lo prende tra le braccia, respira ancora, ma molto flebilmente, subito il 118, gli mette una flebo e il defibrillatore, ma la sua vita si spegne. A quel punto i ragazzi iniziano a gridare contro i carabinieri. testimoni sono stati sentiti in caserma, questo ciò che dice la madre. Le telecamere che possono aver visto tutto si scopre che non funzionano. Vincenzo, pesava 120 kg, ma non ha mai usato la sua mole per fare del male. La storia del portoncino rotto, non è vera, i giornali lo scrivono, ma i familiari di Vincenzo, che hanno controllato, dicono che non è vero. «Gli hanno strofinato il viso per terra per immobilizzarlo…. Quando sono arrivato e ho alzato quel lenzuolo bianco ho visto il volto di mio figlio nero e pieno di graffi. Gli hanno strofinato il viso per terra per immobilizzarlo». Il padre della vittima, Luigi Sapia, ambulante, grida giustizia e se la prende con i carabinieri: «Assassini». «Tutti sapevano che era malato mio figlio, che bisogno c’era di fargli del male?».
Le stesse domande le pongono i familiari di Riccardo, per l’accaduto di Firenze, dove in Borgo San Frediano ha perso la vita Riccardo Magherini, l’ex calciatore della Fiorentina, deceduto anche lui mentre veniva fermato dai militari dell’Arma. Al di là dei problemi che poteva avere Vincenzo, si dice anche respiratori, sabato non è tornato a casa. Al di là della disgrazia, casi come quello di Aldrovandi, di Bianzino, di Uva, Cucchi, Sandri o di Margherini dimostrano che le forze di polizia italiane, non solo la polizia di stato ma anche i carabinieri, sono intrinsecamente violente. E a questi vanno aggiunti tutti gli omicidi che non hanno “fatto notizia o quasi” o di tutte le violenze che non vengono denunciate e che avvengono nei commissariati, nei carceri e nei CIE. Istituzioni irriformabili e quindi da abbattere. Irriformabile perchè violente per loro stessa natura, per loro statuto. Violente per una serie di motivi che squarciano il velo di ipocrisia ideologica dello stato. Può sembrare l’ennesima speculazione ideologica su una disgrazia. Ma al di là degli accertamenti di rito ci sentiamo di dire che mentre la democrazia rantolava verso l’urna elettorale, nelle strade si consumava l’ennesimo delitto ai danni di un cittadino inerme. Chi doveva tutelare la vita di Vincenzo? Una persona che non aveva mai fatto male a nessuno? L’azione di denuncia e contrasto delle violenze perpetrate da chi rappresenta lo stato devono andare di pari passo con la denuncia dell’esistenza stessa dello stato e delle gerarchie stesse.
Ernest