Mirto Crosia, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha accettato il ricorso per il caso di Vincenzo Sapia

dalla pagina FB dell’avvocato Fabio Anselmo 

Il 24 maggio 2014 moriva a Mirto Crosia Vincenzo Sapia. Un ragazzone alto e grosso ma buono come il pane. Aveva solo 29 anni.
Erano circa le 12 quando esce di casa per cercare una cagnolino da adottare. Lo desiderava con tutto il cuore. Vincenzo è portatore di un handicap psichiatrico ma è del tutto innocuo. In quel piccolo paese della Calabria lo conoscono tutti. Carabinieri compresi, la cui caserma si trova vicinissima alla sua casa dove abita con i famigliari.
Vincenzo bussa più volte alla porta di un condominio poco distante. Vuole tanto il suo cane. Qualcuno chiama i Carabinieri anzichè il 118 o la sua conosciutissima famiglia.

I Carabinieri intervengono. Lo scaraventano a terra dopo che Vincenzo si era messo letteralmente in mutande per far vedere che non aveva armi e documenti con sè. Non ce n’era bisogno. Lo mettono prono sull’asfalto e si mettono sopra di lui.
Vincenzo muore così. In modo del tutto insensato dopo una catena di comportamenti che vengono censurati dai Giudici. Muore soffocato, dicono i nostri medici legali.Altri esperti per conto di procura e Tribunale negano parlando di morte naturale per patologie pregresse ed altro.
Insomma, sarebbe morto comunque anche se non avesse subito quella violenza del tutto ingiustificata. Così, dopo un estenuante Ping pong tra Procura e Gip viene finalmente tutto archiviato.

Il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è d’obbligo.
Vincenzo non sarebbe morto senza quell’insensato violento intervento dei Carabinieri, alcuni dei quali lo conoscevano bene.
Ora la CEDU ha registrato il ricorso che così ha superato il primo vaglio di inammissibilità. Un passo avanti per Caterina Sapia che sostiene da allora questa estenuante battaglia. Un passo avanti per la dignità calpestata di Vincenzo, suo fratello.