Mirto Crosia. Omicidio Sapia, i 9 quesiti della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo al governo italiano

dalla pagina FB dell’avvocato Fabio Anselmo pubblicata il 16 novembre 2021

Il 24 maggio 2014 moriva a Mirto Crosia Vincenzo Sapia. Un ragazzone alto e grosso ma buono come il pane. Aveva solo 29 anni.
Erano circa le 12 quando esce di casa per cercare una cagnolino da adottare. Lo desiderava con tutto il cuore. Vincenzo è portatore di un handicap psichiatrico ma è del tutto innocuo. In quel piccolo paese della Calabria lo conoscono tutti. Carabinieri compresi, la cui caserma si trova vicinissima alla sua casa dove abita con i famigliari.
Vincenzo bussa più volte alla porta di un condominio poco distante. Vuole tanto il suo cane. Qualcuno chiama i Carabinieri anzichè il 118 o la sua conosciutissima famiglia.

I Carabinieri intervengono. Lo scaraventano a terra dopo che Vincenzo si era messo letteralmente in mutande per far vedere che non aveva armi e documenti con sè. Non ce n’era bisogno. Lo mettono prono sull’asfalto e si mettono sopra di lui.
Vincenzo muore così. In modo del tutto insensato dopo una catena di comportamenti che vengono censurati dai Giudici. Muore soffocato, dicono i nostri medici legali.Altri esperti per conto di procura e Tribunale negano parlando di morte naturale per patologie pregresse ed altro.
Insomma, sarebbe morto comunque anche se non avesse subito quella violenza del tutto ingiustificata. Così, dopo un estenuante Ping pong tra Procura e Gip viene finalmente tutto archiviato.

Il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è d’obbligo.
Vincenzo non sarebbe morto senza quell’insensato violento intervento dei Carabinieri, alcuni dei quali lo conoscevano bene.
Ora la CEDU ha registrato il ricorso che così ha superato il primo vaglio di inammissibilità. Un passo avanti per Caterina Sapia che sostiene da allora questa estenuante battaglia. Un passo avanti per la dignità calpestata di Vincenzo, suo fratello.

A distanza di tre anni e mezzo da quel post, in questi giorni abbiamo saputo che la CEDU ha scritto al governo italiano ponendo nove quesiti pesantissimi sulla morte di Vincenzo Sapia. Per quanto ne sappiamo, il governo ha risposto e adesso aspettiamo la sentenza. Di seguito, i nove quesiti della CEDU. 

Le domande riguardano la morte del parente dei richiedenti, il signor Sapia, durante un’operazione di polizia e l’uso di tecniche di immobilizzazione da parte di Agenti delle forze dell’ordine, così come la conseguente indagine penale sulle circostanze della sua morte.
I richiedenti sollevano reclami ai sensi degli articoli 2 e 3 della convenzione, e nello specifico:

1. Il diritto alla vita del parente dei richiedenti, garantito dall’articolo 2 della convenzione , è stata violato? In particolare:
A) La morte del parente dei richiedenti è derivata da un uso della forza che è stato
assolutamente necessario e strettamente proporzionato al raggiungimento degli obiettivi stabilito nei sottoparagrafi del paragrafo 2 dell’articolo 2 della Convenzione?
B) Le autorità nazionali hanno rispettato il loro obbligo di proteggere la vita del Sig. Sapia che, secondo i parenti, versava in uno stato di particolare vulnerabilità?
C) Si può affermare, nelle circostanze del presente caso, che le autorità intervenute erano dotate del necessario potere legislativo-amministrativo e delle misure normative che definiscono le circostanze limitate in cui i funzionari delle forze dell’ordine possono usare la forza?
D) Le autorità nazionali hanno rispettato il loro obbligo di addestrare i loro funzionari delle forze dell’ordine, in modo tale da garantire un alto livello di competenza nella loro condotta professionale cosi che nessuno sia sottoposto al trattamento che va contro la Convenzione?

Il governo è invitato a specificare se esiste, ed esisteva al tempo degli eventi contestati, una politica, un protocollo o una pratica stabiliti in riferimento a quali agenti di polizia devono operare quando hanno a che fare con individui nella situazione del parente dei ricorrenti, in particolare per quanto riguarda l’uso di tecniche di immobilizzazione, nonché se hanno una formazione specifica a questo proposito.

In quest’ultimo caso, il governo è invitato a specificare se gli ufficiali coinvolti negli eventi contestati hanno ricevuto tale addestramento.
2. In considerazione dell’aspetto procedurale della protezione del diritto alla vita:
A) Le autorità nazionali hanno fatto un serio tentativo di stabilire le circostanze che circondano la morte del signor Sapia e garantire prove rilevanti?
B) Si può affermare che le conclusioni dell’indagine nazionale erano basate su di un’analisi approfondita, obiettiva e imparziale di tutti gli elementi rilevanti?
C) Il processo investigativo è stato effettuato con una tempistica ragionevole, come
richiesto dalla giurisprudenza della Corte?
3. Il Sig. Sapia, parente dei ricorrenti, è stato sottoposto a inumani o degradanti
trattamenti per mano della polizia, in violazione del ramo sostanziale dell’ Articolo 3 della Convenzione?