Cosenza. Modello Amaco per gli amici: acquisti senza gara per 500mila euro. Affari per tutti

Ci dev’essere qualche magistrato, in qualche anfratto della procura della Repubblica di Cosenza, che ha ricevuto un esposto-denuncia delle organizzazioni sindacali – persino da quelle “vendute” – sull’attività dell’Amaco. Ma, come succede costantemente dalle parti del “palazzaccio” di via Sicilia, qualcuno deve averlo imboscato o insabbiato. Almeno per sette anni, perché questo che vi proponiamo risale proprio a sette anni fa ed è del tutto evidente che qualcuno deve averlo “ripescato” se è vero, com’è vero, che qualche giorno fa il porto delle nebbie ha chiesto – evviva evviva!!! – il fallimento dell’Amaco.

E allora è arrivato il momento di rinfrescarci la memoria.

Persino i sindacalisti venduti dicevano anzi urlavano (all’epoca e prima di prendersi i “biscottini”) che nel 2014 il Cda dell’Amaco avrebbe, senza mezzi termini, “posto in essere atti non conformi alla legge”. Ecco quanto scriveva Rosamaria Aquino su “La Provincia” (prima che venisse presa dal gruppo iGreco) nel gennaio del 2015.

Partiamo dalle indennità, che dovrebbero per legge essere il 10% in meno di quelle percepite. E ciò in virtù di un decreto che è diventato legge nel 2010: nelle società non quotate in borsa possedute in maniera totalitaria da un’amministrazione pubblica (come Amaco) il compenso dei membri del consiglio d’amministrazione e i componenti di quelli di controllo dovrebbe essere ridotto del 10%. Questo criterio si sarebbe dovuto applicare alla prima scadenza del Consiglio dopo l’entrata in vigore della legge.

Il Consiglio Amaco si è in effetti rinnovato nel 2013 ma il presidente – scrivono i sindacati alla magistratura – non ha mai ridotto il suo compenso.

Ma c’è di più. Non solo il presidente ha continuato a percepire quanto quello che c’era prima, ma si sarebbe assegnato anche delle indennità di risultato nonostante la società fosse già decisamente in perdita, La legge vorrebbe (come è logico) che i vertici si premiassero quando l’azienda produce utili, ma nell’esposto si leggeva che l’Amaco nel 2013 aveva chiuso con una perdita di 50mila euro, e nonostante questo il presidente Mario Capalbo aveva percepito un’indennità di risultato di 20mila euro… 

NIENTE GARE, TUTTI AFFIDAMENTI DIRETTI

E arriviamo al tasto dolente, ossia gli affidamenti diretti senza procedere alle gare. Una prassi molto utilizzata dal Comune di Cosenza che evidentemente ha fatto scuola anche all’Amaco.

Nell’esposto si leggeva infatti che, essendo Amaco soggetto aggiudicatore (è una SpA che ha come socio unico il Comune) è obbligata ad acquistare beni e servizi con procedure ad evidenza pubblica, come vorrebbe il Codice unico degli appalti. Dal gennaio 2014 poi si può derogare a questo principio solo per affidamenti ad associazioni di promozione sociale, volontariato, cooperative finalizzate al reinserimento sociale, eccetera.

Ma un’azienda di trasporti cosa ha a che fare con tutto questo? Eppure i sindacati denunciavano che l’Amaco aveva effettuato “tutti gli acquisti di beni e servizi” senza alcuna gara, con affidamento diretto, omettendo persino di pubblicare sul sito l’esito di quegli affidamenti.

OLTRE 500MILA EURO DI BUS SENZA GARA

Ecco i lavori che sarebbero stati affidati in maniera non conforme alla legge:

  • una piattaforma in prossimità dello svincolo dell’autostrada per 6.500 euro
  • le famose corsie riservate e i dissuasori (40mila euro)
  • un prolungamento della pensilina per la distribuzione del metano (5mila euro)
  • gli adesivi e le scritte sugli autobus (6mila euro)
  • l’acquisto di due autobus (350mila euro)
  • l’acquisto di due scuolabus (17mila euro)
  • l’acquisto di 40 parcometri (120mila euro)

CORSE EXTRACITTADINE PER BUS URBANI

Altra norma aggirata secondo l’esposto era quella per la quale i servizi erano decisi esclusivamente dalla Regione, che relegava agli enti locali una titolarità molto “marginale”. Questo significava che si potevano stabilire servizi aggiuntivi, ma solo se poi erano coperti con risorse proprie.

Ciò che avveniva a Cosenza invece non convinceva già allora i denuncianti, secondo i quali Amaco avrebbe attivato “arbitrariamente” il collegamento Cosenza-Piano Lago-Mangone, senza autorizzazione e senza contratto di servizio con la Regione.

Ad oggi “non è dato sapere” se la percorrenza di questa tratta chilometrica è conteggiata fuori o dentro quella che viene rimborsata da Catanzaro, o se Amaco paga a spese sue. Ma poi, una macchina buona per la città, va bene anche per percorsi extraurbani?

“Va inoltre evidenziato che trattandosi di collegamenti extraurbani – si leggeva nell’esposto – gli autobus sono inidonei perché mancanti dell’allegato A autorizzato dalla Regione Calabria e sulla carta di circolazione è espressamente scritto autobus adibiti a servizio urbano della città di Cosenza”.

Ma adesso alla Regione “sono tutti amici…”. O no?