Morra annuncia scissioni, ma le sue sono “lacrime dei megaresi”

Il mea culpa recitato da Morra nei dieci minuti di video su FB ricorda molto le famose “lacrime dei megaresi (un omaggio al professore di filosofia)”. Il professore non poteva fare altrimenti: la presa per il culo messa in atto con scrupoloso ingegno dal ceto politico del Movimento 5Stelle nei confronti dei propri elettori, si è palesata in tutto il suo “splendore” dopo aver ascoltato la lista dei ministri del nuovo governo Draghi. Nascondere le reali intenzioni dell’oramai assimilata nomenklatura politica dei 5Stelle al sistema di potere, non è più possibile. Ora è chiaro a tutti: non vogliono lasciare le comode poltrone del potere, e per questo sono disposti a tutto, anche ad allearsi con belzebù, così come è stato.

Dopo aver vomitato tonnellate di squallida retorica nel malinconico tentativo di giustificare l’ingiustificabile, ovvero l’entrata nel governo Draghi, la pesante presenza nel governo di personaggi della prima e della seconda repubblica, oggetto da sempre di invettive e slogan denigratori da parte del Movimento, li ha definitivamente smascherati. Di Maio e compari questa volta l’hanno fatta grossa. Non era questo quello che si aspettavano milioni e milioni di elettori dal Movimento: un ritorno al passato che sa di tragico risveglio da un bel sogno. Dopo oltre un decennio di lotte e crescita esponenziale del Movimento, si ritorna ai “governi Berlusconi”, un partito che come dicono le sentenze è stato fondato anche grazie all’appoggio della mafia. Si sa: Berlusconi e compari sono da sempre considerati  il “nemico numero uno” dei 5Stelle. Ma tanto non è bastato a Di Maio per tornare sui suoi passi.

A tutto c’è un limite, però. Quando è troppo è troppo: sedersi con le ancelle del bunga bunga allo stesso tavolo per condividere un programma di governo, è sembrato troppo anche al professore megarese, da sempre impegnato a mettere pezze per tirare a campare politicamente. Un esperto del doppiogioco politico interno, un maestro del “un colpo al cerchio e uno alla botte”. Uno capace di pilotare consensi (interni) a proprio sostegno, da utilizzare all’occorrenza come merce di scambio politico nelle battaglie  interne al movimento, con un unico scopo: salvaguardare il suo piccolo orticello. Di più non ha mai fatto, oltre le tonnellate di chiacchiere affogate nell’insulsa retorica del “così non va bene, ma continuiamo così”. Non è mai andato più in là della critica sussurrata o paventata come arma di ricatto politico: una volta ottenuto quello che gli interessava, subito di nuovo allineato e coperto al volere dei potenti. In una parola: un ipocrita.

Oggi Morra per la prima volta, nel video, parla chiaro, e dice (seppur per pararsi il culo di fronte a questa vergogna del governo Draghi): non erano questi i patti, o si ritorna alle origini, oppure le conseguenze saranno disastrose. E annuncia un suo possibile abbandono (alla Di Battista) non prima però di aver profetizzato l’estinzione del movimento.

La presa per il culo del “ministero alla transizione ecologica”, la scarsa attenzione da parte di Draghi verso il movimento nell’assegnare i ministeri, la presenza di tanti personaggi responsabili del disastro economico nazionale nel governo, e la conferma del solo Di Maio ad un ministero di “peso”, sono la prova provata del gioco di squadra messo in campo da tutta la nomenklatura politica italiana per far fuori un movimento che avrebbe potuto davvero sovvertire lo status quo. Il tutto, ovviamente, reso possibile dall’ariete Renzi e dalla complicità di Di Maio che ha permesso la nascita di questo governo.

Ora è chiara a tutti la presa per il culo, anche a Morra che non può far altro che ammettere l’evidenza: il movimento è stato tradito. Che detto da un ipocrita come lui che ha sempre saputo il finale di questa storia ma non si è mai adoperato concretamente per fermare la deriva, suona un po’ come oltre al danno anche la beffa. Una scissione a questo punto è inevitabile. I delusi dell’accordo di Grillo e Di Maio, i nascenti “dibattistiani”, iniziano ad organizzarsi. E Morra, come sempre, vuole trovarsi, anche questa volta dalla parte giusta, perciò ha deciso di uscire allo scoperto, non certo per coraggio. Ha un disperato bisogno di riabilitarsi. Del resto quello che lui dice di aver prodotto per la Calabria è sotto gli occhi di tutti: un bel niente. Anzi ha sempre evitato la Calabria. E questa è una immagine di se che deve cancellare dall’immaginario collettivo, e spera di rifarlo con le solite chiacchiere.

L’impressione generale degli elettori del movimento 5Stelle (undici milioni di voti) è quella di aver partecipato ad un colossale gioco dell’oca e quando sembrava fatta, a poche caselle dal traguardo, il “pedone” finisce sulla casella: torna al punto di partenza. Il Governo Draghi è un salto all’indietro di almeno 20 anni: solo chi è fatto della sua stessa pasta può accettare di condividere con lui quello che passerà alla storia come il governo dei magnaccioni. Che è quello che ci aspetta. Un marchio a vita che è meglio evitare (avrà pensato Morra).