Napoli, Roberto Saviano: “Non è solo camorra, è la disperazione del Sud che sta scoppiando”

di Fabio Martini

Fonte: La Stampa

Sulla sua Napoli, Roberto Saviano spiazza chi si aspetta la “sparata” sulla camorra: «È miope guardare soltanto il segmento dei pregiudicati. È ovvio che nelle confuse manifestazioni di rabbia popolare finisca per entrare di tutto, ma stavolta c’era la disperazione del Sud che sta scoppiando. I risparmi questa volta sono finiti, non bastano per reggere ad una seconda ondata di chiusura». E Saviano fa una previsione: «Le insurrezioni non sono finite, proseguiranno: perché sono finiti i soldi». E sulla gestione da parte del governo lo scrittore napoletano è lapidario: «A Conte, il primo ministro che ha avuto forse più potere negli ultimi decenni, tutto quel che sta accadendo, ha finito per dare una sorta di “intoccabilità”: tutti ci raccogliamo attorno al capo. Un capo che non ci sta proteggendo».

Nelle ore in cui Napoli torna sotto i riflettori e la sua rivolta restituisce tanti interrogativi, sulle ultime ore e sul futuro, Roberto Saviano racconta la sua versione dei fatti: «È successo questo: parte una manifestazione pacifica, di commercianti, per protestare contro un lockdown che non dà speranza economica e alcuna compensazione. Protestano perché si chiude e la gente non lavora più. Alla manifestazione si aggancia un po’ di fascistume e anche dei pregiudicati. Poi ci sono stati degli scontri e l’attenzione ha finito per essere attirata da questi elemento».

In una realtà come quella napoletana è sempre difficile tracciare confini tra gruppi e gruppetti, ma certo le tecniche di attacco alla polizia non sembravano improvvisate, che dice Saviano? «In piazza, da quello che mi risulta c’era di tutto: l’evasore classico, l’imprenditore che sfrutta a nero, ma soprattutto un sacco di gente disperata. C’era chi sperava nell’obolo, o nel fare rumore, ma c’era pure la disperazione del Sud. Certo, non solo il Sud non regge più, ma era naturale che la prima insurrezione avvenisse dove non ci sono più soldi». Ma chiudere tutto, spezzare la catena del contagio per un periodo limitato non può servire proprio per evitare di proseguire con continui stop and go? Saviano non ha dubbi: «De Luca chiude senza compensare, senza poter dare garanzie. In questo senso le istituzioni stanno fallendo completamente. Le persone sono lasciate sole. Dalle file infinite per fare i tamponi, a chi è rinchiuso in casa come positivo asintomatico e non sa quando può fare il secondo tampone. Ma come si fa ad andare avanti se tutto è…mezzo? I soldi arrivano per metà o non arrivano. Le informazioni sono continuamente smentite, i licenziati litigano tra di loro».

Eppure il consenso dei campani al “primo” De Luca, così proibizionista e così imitato dal governo nazionale, non ha dimostrato la riconoscenza a chi si faceva carico di decisioni impopolari per una popolazione istintivamente ribellista e che vive con una densità abitativa senza pari in Italia? Roberto Saviano sul tema non sembra attraversato da dubbi: «Ogni volta De Luca fa questa sceneggiata del vecchio padre che difende, dimenticandosi che ha smantellato la sanità campana…». Ma Saviano guarda anche a Roma. «Arcuri in tutto questo, sapeva in che condizioni si trova il Sud o no? Sapeva che bisognava intervenire per tempo o no? Sapeva che bisognava lavorare sui vaccini antinfluenzali, che mancano in molte parti d’Italia? Sapeva che bisognava creare dei sistemi di tracciamento e di tamponi? È incredibile, incredibile che in nome della crisi stiamo tollerando un’incapacità assoluta: mesi e mesi in cui non hanno agito. L’opposizione è stata criminale nel negare, ha fatto il gioco di questa incapacità, di questa lentezza e ha cercato la caccia all’untore, questa estate con gli immigrati, una delle porcherie più violente di Salvini».

Ma ora il dubbio che attraversa chi tutela la sicurezza pubblica è uno solo: proseguiranno le rivolte? «Continueranno le proteste di questo tipo a cui magari si agganceranno pezzi di destra no-mask, o di populismo basso». Ma proprio perché nella protesta ci sono tutte queste cose dentro, si può immaginare che i clan soffieranno sul fuoco? Saviano spiazza ancora: «Non credo che in tutto quel che è accaduto ci sia una responsabilità camorristica, anche se di mezzo ci sono pregiudicati e camorristi. La camorra guadagna dal lockdown. Tantissimo. Più si corrode la struttura economica, più loro guadagnano…».

Ma con la chiusura, quantomeno le piazze si sono svuotate e la camorra dovrebbe aver guadagnato meno con lo spaccio? Ma Saviano non è d’accordo: «È una verità parziale. I magazzini di marijuana a New York sono andati in secco, hanno venduto tutto, anche i pezzi di erba e di fumo considerati vecchi. La domanda è aumentata. Per depressione. Per malinconia. Per noia. E non c’è una particolare preoccupazione negli spacciatori perché si mimetizzano come ragazzi che portano dei viveri».