(Da Radio Capital) – “Che noia questi appelli rosa per una donna al Quirinale. Ma a chi va di passare sette anni leggendo discorsi scritti da altri? Molto meglio Netflix datemi retta!”
Natalia Aspesi, 92 anni, scrittrice e giornalista, si mette di traverso e straccia l’appello lanciato da scrittrici ed intellettuali italiane affinché al Colle possa salire una donna. Ad Andrea Lucatello di Radio Capital risponde che la sua non è una provocazione.
“Ci credo seriamente” spiega la Aspesi, “le donne vengono chiamate perché donne e non in quanto figure eccellenti, e allora a fare la presidente della Repubblica potrebbe andare anche la mia cuoca che fa piatti divini. Il problema è che alle donne si affidano le cose nei momenti drammatici e non è giusto! Bisogna che abbiano loro l’intelligenza di aspettare quando gli uomini avranno risolto le loro porcherie.
Non succederà mai? E Allora non ci romperemo le balle ad andare in giro ad accarezzare scolaresche. La parità non è fare le stesse cose degli uomini. Io non capisco perché il giorno in cui salirà una donna al Colle ci sentiremo più pari. No, non è vero perché nella società non è così. Quindi il mio appello è lasciate questo fastidio agli uomini”.
Sì ho letto l’appello della Maraini e delle altre sui giornali. Ma che noiose che sono! Donne legate a dei vecchi schemi e non alla libertà. C’è una sola donna che mi piacerebbe come Capo di Stato. Una donna di sinistra, imprenditrice e con le carte in regola: Miuccia Prada! Tanto chi l’ha detto che deve essere un politico? Io un incarico del genere non lo accetterei mai perché non sto in piedi e ho solo voglia di vedere Netflix”.
(Natalia Aspesi – la Repubblica) – (…) Il mondo è pieno di donne capi di Stato e di governo che se la cavano benissimo, ma non so perché, in quanto italiana, penso che sia meglio avere pazienza, lasciar risolvere il peggio dagli uomini che l’hanno creato e come donne, aspettare tempi più sereni. (…) Perché la prima donna che salirà al Quirinale dopo 12 uomini e non tutti di assoluta magnificenza, resterebbe pericolosamente femmina, e solo la vedova sarebbe ben accetta, o forse la lesbica, ma non la signorina (come mai non ha trovato marito?) né la divorziata (cornuta!); e se c’è il marito dove lo mette, e i figli pure, perché anche alla più alta carica dello Stato, in Italia sposa e mamma e nonna resta, e vuoi che i siti femminili non la fotografino mentre lava i piatti o rimesta il risotto nelle cucine presidenziali?
Per non dispiacere alle sentinelle di genere l’eletta si dovrà chiamare Presidenta e qui non si potrebbe protestare, perché Presidentessa fa venire in mente alle più anziane la soubrette Yvette Jolifleur, alias Mariangela Melato nel film di Salce con quel titolo lì. Una sola figura femminile italiana mi viene in mente per il difficile ruolo, Liliana Segre che giustamente ha subito detto no grazie.
Senza contare la massima inimitabile immagine di un Capo di Stato donna, però con carica di Regina, Elisabetta II, una lunga vita un lunghissimo romanzo e una inesauribile fiction, immagine eternizzata dal cappello, dalla borsetta e dai colori pastello. Invece mi pare del tutto plausibile, e non so perché, una italiana premier, forse perché ne abbiamo già visti di ogni colore e perché in fondo si tratta di un impegno quasi da massaia della nazione e non di esserne il simbolo.
Purtroppo la sola che mi viene in mente, che la sorte mi bastoni, è la Giorgia Meloni, ed è per questo che di notte ho gli incubi e come fossi la presidentessa trumpiana di Don’t look up scesa sul pianeta sconosciuto, mi lascio divorare la testa da un animale mostruoso.