A voler confrontare l’operato della procura di Salerno ai tempi di De Magistris, in materia di repressione dei reati commessi da magistrati calabresi per i quali è competente, con l’operato di quella odierna, la prima cosa che salta agli occhi è l’impegno dei pm nel portare avanti diverse inchieste sulla dilagante corruzione presente in ogni tribunale del distretto di Catanzaro. A differenza dei loro colleghi di un tempo (quello di De Magistris) la cui unica funzione era quella di imboscare tutto ciò che riguardava i magistrati corrotti calabresi. Della serie: cane non mangia cane.
Una differenza di non poco conto che evidenzia, quantomeno, la volontà di portare avanti il lavoro, ma che non chiarisce per niente la “qualità” dell’impegno profuso dagli odierni pm di Salerno nel condurre dette inchieste. Perché se è vero che la differenza tra “ieri e oggi” salta agli occhi, è anche vero che “l’operato” degli odierni pm salernitani parrebbe “colpire” solo alcuni magistrati, salvaguardandone altri, ugualmente colpevoli, al pari dei loro colleghi inquisiti. Quindi la domanda è d’obbligo: l’operato della procura di Salerno nei confronti dei magistrati corrotti calabresi è genuino o no? Si va fino in fondo senza guardare in faccia nessuno, oppure c’è, ancora una volta, chi deve pagare e chi deve farla franca?
A far sorgere tali dubbi, come sempre, è l’immunità di cui gode la procura di Cosenza. Eppure a “leggere” i fatti, è proprio in Procura a Cosenza che si sono consumati i reati più gravi. Ma pare che questo non interessi nessuno, nonostante le tante prove venute fuori dal “Festival dei colletti bianchi canterini” che si sta tenendo da mesi presso la procura di Salerno. Decine e decine di personaggi legati alla politica, al mondo delle professioni e ovviamente alla casta dei magistrati, hanno reso dichiarazioni che portano dritti nelle stanze della procura di Cosenza. Ma all’oggi nessun carabiniere ha bussato alle porta del procuratore di Cosenza.
A parlare di corruzione nel tribunale di Cosenza, oltre alla oramai famosa “ispezione Lupacchini”, e le centinaia di esposti (dove si denuncia con tanto di prove la corruzione di molti magistrati) presentati proprio preso la procura di Salerno, tanti pentiti di ‘ndrangheta e non. L’arresto del giudice Petrini ha scoperchiato il maleodorante calderone in cui versa la Giustizia in Calabria, confermando i solidi legami tra certa politica, magistrati corrotti e ‘ndranghetisti. Petrini, che da giorni canta che è una meraviglia, racconta il vergognoso mercato delle sentenze che coinvolge il distretto della Corte d’Appello di Catanzaro che comprende i Tribunali ordinari di Castrovillari, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Lamezia Terme, Paola e Vibo Valentia, fornendo ai pm nomi e cognomi di tutti i magistrati intrallazzati, compresi quelli ancora in servizio presso la procura cosentina.
Ma a cantare non è solo Petrini. A raccontare i brogliacci della procura di Cosenza anche Pino Tursi Prato, che ha bene spiegato come funziona il “sistema Cosenza”. E per finire a salire sul palco della procura di Salerno anche il medico di Cariati, Emilio Mario Santoro, collettore delle tangenti finite nelle tasche del magistrato Petrini, e l’avvocato Francesco Saraco, coinvolto nell’aggiustamento di un processo che riguardava un suo stretto congiunto. All’appello, per ora, manca solo Pittelli.
I quattro hanno riempito tonnellate di pagine, con quintali di omissis, dove raccontano il giro di corruzione nei vari tribunali che coinvolgerebbe almeno una ventina di magistrati, tra cui diversi pm in servizio a Cosenza. Dunque nessuno può negare che anche a Cosenza esiste la famosa cupola masso/mafiosa composta da magistrati che operano a danno dei cittadini, controllando di fatto, in maniera truffaldina, l’economia e l’amministrazione della Giustizia cittadina. E allora ci chiediamo: come mai la procura di Cosenza risulta sempre immune da tutte le inchieste, almeno fino ad oggi, portate avanti dalla procura di Salerno? È un caso, oppure c’è del dolo? Come mai, nonostante la valanga di prove e di accuse, sostenute anche da magistrati seri e onesti, nei confronti di magistrati corrotti del Tribunale di Cosenza, gli stessi continuano a farla sempre franca? I pm di Salerno non intervengono perché non hanno ancora concluso le indagini nei loro confronti, o c’è dell’altro?
Una cosa, in tutto questo, è certa: dalle dichiarazioni di Petrini viene fuori in maniera chiara, un giro di corruzione, così come vi abbiamo raccontato per anni, sul quale non ci sono più dubbi. Resta da capire come e quando si scioglieranno gli omissis, e se tutto questo “interrogare” alla fine porterà a qualche risultato. Ma soprattutto restiamo in attesa di capire se questa volta la Giustizia, quella giusta, arriverà pure a Cosenza.