‘Ndrangheta e politica, crolla anche la Valle d’Aosta: resiste solo Cosenza

Ora lo possiamo dire con certezza matematica: la ‘ndrangheta agisce ed è presente in tutta Italia, persino nella civile e lontana Valle D’Aosta – sempre citata per la sua estraneità ai fenomeni criminali – tranne che a Cosenza.

La ‘ndrangheta, tra le organizzazioni criminali più sottovalutate del mondo, comprava voti anche in Valle d’Aosta, sistemando i propri sodali nel consiglio regionale e in diversi consigli comunali valdostani, così come descritto dalla Dda di Torino, questa mattina, al termine dell’operazione “Geenna”.

A finire nelle rete degli investigatori torinesi, tre amministratori, Marco Sorbara e Monica Carcea, attualmente in carica quali consigliere regionale della Regione Valle d’Aosta, (all’epoca dei fatti consigliere comunale del comune di Aosta), consigliere comunale nonchè assessore di Saint Pierre (AO) ma anche un altro consigliere comunale, Nicola Prettico, e un noto avvocato del foro di Torino, Carlo Maria Romeo, tutti accusati di voto di scambio e di essere sodali del noto locale di ‘ndrangheta guidato dalla famiglia Nirta.

Roba che se l’avessi detto 10 anni fa non ci avrebbe creduto nessuno. La ‘ndrangheta in Valle d’Aosta? Una scemenza totale. Segno evidente di una sottovalutazione del fenomeno… e se la ‘ndrangheta è riuscita ad arrivare anche in Valle d’Aosta, immagine un po’ a che livello di “rappresentanza” è arrivata in tutto il resto dell’Italia. Ogni città italiana ha il suo locale di ‘ndrangheta di riferimento. Questo è chiaro oramai a tutti, Salvini compreso, anche se fa finta di non vedere, ma presto sarà costretto anche lui ad aprire gli occhi.

Ma per fortuna c’è ancora chi resiste, un po’ come il villaggio di Asterix in Gallia, l’unico a non essersi arreso alla strapotenza dell’esercito romano. E la roccaforte italiana che resiste all’assalto della ‘ndrangheta è senz’altro Cosenza città. Perché nel resto della provincia la ‘ndrangheta c’è, eccome se c’è. Cosenza è l’unica città della Calabria, del sud, e dell’Italia, dove la ‘ndrangheta non è mai arrivata. A parlare di Cosenza “isola felice” sono gli stessi magistrati calabresi che non hanno mai promosso nessuna operazione contro la masso/mafia (intesa come l’evoluzione della ‘ndrangheta) a Cosenza, proprio perché la masso/mafia a Cosenza non esiste.

A Cosenza, dicono i magistrati calabresi, in particolare la procura di Cosenza e la Dda di Catanzaro, non si sono mai verificati episodi di corruzione politica/mafiosa, voto di scambio, appalti truccati, truffe allo stato, e saccheggio delle casse pubbliche. E la conferma arriva proprio dall’assenza di arresti per questi gravi reati. A sentire alcuni pm della procura locale, diverse investigazioni, promosse proprio per capire la presenza o meno di tale “fenomeno criminale”, si sono rivelate inutili: tutti i politici, i dipendenti pubblici, gli imprenditori, i professionisti, e diversi magistrati cosentini intercettati dalla Guardia di Finanza, sono risultati “puliti”. Ovvero nessuno degli intercettati ha mai commesso un solo reato, di qualsivoglia natura. Una classe dirigente specchiata e dall’onestà certificata proprio dalla procura cittadina.

A Cosenza non esiste neanche il clientelismo politico/mafioso, specie nella sanità… dove la trasparenza regna sovrana. Per non parlare poi della legalità che illumina ogni ufficio pubblico cittadino. O della famosa limpidezza dei pubblici dipendenti, oppure della regolarità di tutti i pubblici concorsi. A Cosenza non esiste un solo posto di lavoro, specie nel pubblico, che non sia occupato per capacità e merito. Da noi neanche la pastetta esiste. A Cosenza non c’è bisogno di conoscere il politico o il mafioso per vedersi riconosciuti i propri diritti, tipo l’assegnazione di una casa popolare. Basta avere i requisiti, e tutto fila liscio. E se malauguratamente incappi in qualche problema giudiziario, puoi sempre contare sull’alto senso di Giustizia che alberga in ogni aula del tribunale di Cosenza, dove la Legge è uguale per tutti, specie per i cittadini più indifesi.

A Cosenza, ha sempre sostenuto il procuratore capo di Cosenza Spagnuolo, più che ‘ndrangheta, quella presente è solo “criminalità liquida” che si limita a strozzare e a taglieggiare i commercianti, oltre ad essere dedita alla vendita di droga. Niente di allarmante per il procuratore capo, rispetto a quello che succede in Valle d’Aosta. Un fenomeno che la procura cosentina affronta in tranquillità con il solo uso di due strumenti: u catu e a pezza i ‘nterra per asciugare i liquidi che la criminalità locale si lascia dietro. Per il resto va tutto bene e tutti siamo felici di vivere in questa bellissima città che storicamente si è sempre ribellata ai poteri forti, rifiutando i feudatari prima e la ‘ndrangheta oggi.

Viva Cosenza e i cosentini. E viva anche la magistratura cosentina che vigila sulla nostra sicurezza.