‘Ndrangheta e turismo. Enzo Calafati, cavallo di Troia o “pontiere” dei clan? La deriva della “CostaBella”

La Storia potrebbe essere lunga. Abbiamo esaminato le origini della ‘ndrangheta nel Vibonese e il caso del Villaggio Sayonara di Nicotera come emblema della penetrazione mafiosa nel turismo (https://www.iacchite.blog/ndrangheta-e-turismo-la-storia-del-villaggio-sayonara-lascesa-dei-clan-del-vibonese-e-lappoggio-della-malapolitica/).

Potremmo parlare di tanti altri casi emblematici, dal Villaggio Green Garden a Briatico, caso ancora aperto nel processo “Costa pulita”, al Villaggio Blue Paradise a Parghelia restituito ai proprietari: un’amara sconfitta. Ricordiamo  che non più tardi di qualche anno fa c’è stata la sentenza al processo “Black Money” che stabiliva che il clan Mancuso non esistesse come associazione mafiosa, perlomeno per le contestazioni e gli indizi portate nel processo. La sentenza dice: “… ai fini della contestazione associativa tutte le vicende trattate non forniscono alcun contributo alla ricostruzione della compagine e dell’operatività della stessa…”. Sembra di essere in un’altra epoca e i passi in avanti sono stati notevoli. 

FRATELLI STILLITANI

Francescantonio Stillitani

Prendiamo la storia dei fratelli Stillitani proprietari dei villaggi Napitia a Pizzo Calabro e Garden Resort Calabria a Curinga. Finiti in carcere, indagati in varie operazioni di Gratteri, tra cui anche l’operazione Olimpo, con l’accusa di associazione esterna e anche di tentato sequestro di persona. Nessuno può dire che la famiglia Stillitani sia una famiglia mafiosa o ‘ndranghetista, anzi tutt’altro. Famiglia aristocratica di Pizzo con tanto di titoli nobiliari, palazzo padronale alla marina, latifondista con proprietà terriera su tutta la costa e non solo, Francescoantonio Stillitani, prendendo in mano la guida dell’azienda, decide di puntare sul turismo. Dove vi erano campi coltivati nasce un primo e poi un secondo mega villaggio.

Non ha bisogno dell’aiuto della ‘ndrangheta visto che i terreni sono suoi e che i finanziamenti gli arrivano direttamente dalla Cee e da Roma grazie ai contatti politici costruiti in quegli anni e che  lo porteranno a ricoprire il ruolo di assessore regionale. Anche per la commercializzazione non ha bisogno della ‘ndrangheta visto che con simili strutture riesce a prendere contatti direttamente e tramite la Regione Calabria con i maggiori tour operator italiani e stranieri.

Non sappiamo se è la ‘ndrangheta che bussa a lui offrendo protezione o e lui che chiede la protezione della ‘ndrangheta, sta di fatto che lo “sciagurato” rispose. Francescoantonio  ed Emanuele Stillitani sono imputati nel processo “Imponimento” e indagati in quello “Olimpo”. Il processo “Imponimento”, che è in corso, ha al centro il ruolo del clan Anello/ Fruci di Filadelfia, mentre l’operazione Olimpo ha al centro il clan Mancuso. In entrambi i casi l’oggetto centrale sono i villaggi turistici della famiglia Stillitani: i villaggi Napitia a Pizzo Calabro e Garden Resort Calabria a Curinga.

Non entriamo nel ginepraio di società che ne detenevano il capitale a partire dalla Garden Villas Srl che detiene il capitale sociale della Garden sud srl e della Plumeria srl. Sta di fatto che i fratelli Stillitani vengano accusati di aver avuto contatti con il clan Anello di Filadelfia, con i Mancuso di Limbadi, e con il clan Accorinti di Briatico. I capi d’accusa sono pesanti: associazione esterna e anche tentato sequestro di persona. Non gli viene imputato però di essere un prestanome della ‘ndrangheta o di avere soci occulti. In concreto  l’accusa è quella di aver consegnato i propri villaggi al controllo e alla disponibilità delle cosche del Vibonese pensando di ricavarne tranquillità, maggior potere e un ritorno elettorale.

ENZO CALAFATI E DESTINAZIONE CALABRIA

Nell’indagine Olimpo il quadro si allarga e tira in ballo anche Enzo Calafati e la sua società “Destinazione Calabria” come rappresentante del tour operator internazionale Tui, un colosso del turismo mondiale. Calafati lavora per portare in  Calabria la Tui e far aprire sulle nostre coste un villaggio Tui Magic Life. Per fare questo ci sono anche le interlocuzioni con la Regione Calabria utilizzando l’influenza dell’ex dirigente Pasquale Anastasi in un’operazione che poi  non va in porto. Rimane il traffico d’influenza per vari episodi riconducibili alla vita del villaggio (vedi mare sporco). Il pm accusa Enzo Calafati di associazione esterna di stampo mafioso, estorsione nei confronti del direttore del villaggio Tui, e traffico d’influenza illecito. In pratica l’accusa è che Enzo Calafati abbia agito come un cavallo di Troia all’interno del mondo Tui per favorire gli interessi della ndrangheta in materie di assunzioni, forniture, lavori e quant’altro.

In parte coincide con le accuse ai fratelli Stillitani che avrebbero premuto verso il direttore del villaggio a loro volta per altre assunzioni e per l’affidamento a ditte amiche la fornitura  di beni e servizi. In pratica l’impostazione della Dda porta ad una conclusione: la Tui con il suo rappresentante ovvero il direttore del villaggio è vittima degli intrallazzi e delle pressioni messe su da un lato da Stillitani e dall’altro lato da Calafati. Da qui le accuse di tentativo di estorsione e di sequestro di persona. Noi abbiamo posto alcune domande a suo tempo e poi le abbiamo riprese nel momento in cui la Cassazione ha stabilito che  l’arresto di Enzo Calafati non doveva esserci  perché basato su accuse non dimostrate non sussistendo  indizi di colpevolezza. La stessa Cassazione che invece nel giugno scorso ha annullato il provvedimento del Tribunale del Riesame che a marzo scorso aveva annullato l’ordine di arresto per Stillitani rinviando di nuovo tutto al Tdl di Catanzaro per un nuovo riesame. Non abbiamo le competenze per giudicare le due sentenze, sicuramente ci saranno elementi di valutazione e indizi di responsabilità diverse.

LE NOSTRE DOMANDE

Noi chiedevamo sullo specifico della vicenda Calafati a suo tempo un approfondimento su alcuni aspetti e ponevamo  delle domande che prescindono dall’aspetto giudiziario:E’ mai possibile che la Tui, estranea all’indagine, di tutto questo non ne sapesse nulla? Come mai questa eventuale distrazione sulla gestione di un importante villaggio come il Tui Magic in Calabria? Sarebbe interessante sapere che grado di autonomia ha il direttore di un villaggio nel decidere le assunzioni, l’affidamento di servizi e di lavori a terzi. Nell’articolo che abbiamo pubblicato ieri, ripreso da quello della Gazzetta del Sud, abbiamo saputo che Calafati chiese ad Anastasi di verificare la situazione del mare sporco a Pizzo, telefonando all’Arpacal e chiedendone un comunicato, perché preoccupato dalle possibili iniziative del direttore del villaggio: “…scrive in Germania, scrive qua, scrive là.. sì sì  il pericolo è questo”. Come è possibile che un direttore pronto a scrivere in Germania per il mare sporco non avverta la necessità di informare la direzione centrale della Tui su episodi di gran lunga più pesanti? Ah Saperlo, Saperlo!”

Scrivevamo questo perché nell’impianto complessivo ottimo dell’operazione Olimpo, non ci convince che Enz  Calafati fosse un cavallo di Troia intento a difendere gli interesse delle cosche e non della Tui. Potremmo sbagliare ma non vediamo che interesse aveva Calafati a tradire la Tui che rappresentava per lui e il suo tour operator una gallina dalle uova d’oro. Anche il contratto strappato alla Tui che dava grande autonomia a Destinazione Calabria  suffraga questa nostra idea. Noi ci vediamo invece un possibile lavoro di intermediazione e facilitazione dell’arrivo e della presenza della Tui in Calabria. E se avesse svolto un ruolo da genio pontieri?

L’incontro con la Tui rappresentava per Calafati un saldo di qualità del suo piccolo tour operator incoming che nasce con l’obiettivo di creare un mercato alternativo all’altro colosso tedesco presente sulla costa di Tropea, la Meeting point con l’Hotel Rocca Nettuno. Apprende l’arte del turismo all’interno della famiglia di Tommaso Pugliese, una delle famiglie storiche pioniere della nascita dei primi villaggi a Capo Vaticano. Partono con il Villaggio Scoglio della Galea e oggi  la famiglia con le sua varie società gestisce un piccolo impero  di hotel e villaggi 4 stelle. Nel 2016 ci fu un provvedimento di sequestro delle sue attività disposte dalla Procura di Vibo Valentia per un debito verso l’erario di circa 6 milioni di euro che aveva portato alla cessione di beni ai propri congiunti. Della vicenda si sono perse le tracce, un po’ come la gran parte delle operazioni dell’epoca di Mario Spagnuolo, altrimenti detto il Gattopardo, alla guida della Procura di Vibo. Certamente la vicenda si sarà conclusa con un accordo con l’erario visto che l’impero della famiglia è integro e procede a gonfie vele. Lui invece – Enzo Calafati – si separa dalla figlia di Pugliese e va avanti da solo con il tour operator che aveva creato e che forniva i servizi di trasferimento ed escursioni al gruppo stesso e ad altri villaggi della costa.

I VAGITI DEL TURISMO A CAPO VATICANO

L’intraprendenza imprenditoriale non è mai mancata e la gara che si è scatenata tra imprenditori, operatori turistici, spesso senza regole, ha portato certamente ad una crescita economica ma anche a tante storture ad iniziare dalla nascita selvaggia di strutture alberghiere, villaggi turistici, residence e seconde e terze case. Crescono e si consolidano famiglie storiche del turismo, spesso loro esponenti vanno a ricoprire incarichi pubblici di rilievo all’interno dell’amministrazione comunale. La storia della crescita del turismo a Capo Vaticano si può sintetizzare nella storia di famiglie che fiutano il business, che acquistano terreni agricoli per creare campeggi e strutture ricettive. E’ mai possibile che i Mancuso non abbiano mai avuto appetiti in questo settore ? E’ mai possibile che la ‘ndrangheta nel Vibonese si limiti solo a chiedere assunzioni, imporre ditte a loro riconducibili per forniture alimenti e derrate? Oppure controllare solo servizi di accoglienza, transfer ed escursioni e mini crociere alle isole Eolie?

Queste domande si sono spesso poste, ci si è spesso posta la domanda da dove prendessero le risorse economiche alcun imprenditori, si è sospettato di capitali inquinati, di soci occulti, sta di fatto che mai nulla è stato provato. D’altronde anche sulla nascita delle fortune di Berlusconi molti dubbi non sono mai stati completamente chiariti. E come nel suo caso a ogni figlio un villaggio, al primogenito quello più grande e così a scalare. Non vogliamo rinfocolare dubbi o sospetti, ma solo dare il quadro generale di come è nato il turismo in Calabria e in particolare nella sua perla. Se Ricadi è uno dei comuni più ricchi della Calabria lo si deve al turismo, ma  non abbiamo la controprova di che  sviluppo avrebbe goduto se ci fosse stata maggiore programmazione e rispetto del territorio. La bellezza del mare e della costa selvaggia descritta da Giuseppe Berto è ormai un lontano ricordo anche se la bellezza dei luoghi rimane. Berto l’aveva definita la Costa Bella. Oggi gli stessi operatori che sono stati protagonisti di questa crescita selvaggia si lamentano per l’erosione della costa e per il mare sporco e per la depurazione.

TURISMO OGGI

Con gli anni, grazie anche ai contributi regionali con i fondi Cee i campeggi si trasformano in villaggi e resort. E arrivano così  i grandi tour operator. Tutti i maggiori tour operator nazionali dall’Alpitour, alla Th Resort, alla Blu Serena gestiscono direttamente villaggi nella nostra regione. Così come anche tanti colossi internazionali, prima Club Med, la Meeting Point, infine la Tui. Ognuno arriva seguendo strade diverse, chi come la Meeting avendo un hotel di proprietà a Tropea, altri con contatiti diretti con le proprietà dei villaggi, altri attraverso contatti e rapporti con tour operator locali, con fornitori locali e nazionali. Nessuno prende rapporti diretti con la ‘ndrangheta, anzi per loro nemmeno esiste. Molti villaggi e catene hanno gli acquisti a livello centrale ma molto si acquista anche sul territorio. Saranno i direttori dei villaggi locali a governare la gestione delle strutture nel modo migliore e in modo che non ci siano ostacoli e frizioni. La ‘ndrangheta spesso vive, si ramifica, si estende controllando tutto quello che può controllare. Ha il fiuto del business che non significa sviluppo per il territorio, anzi il territorio lo mortifica sotto il suo controllo, ma solo per se e per i suoi affari.

Regioni e Istituzioni

Ecco perché a suo tempo chiedevamo al presidente Occhiuto di assumere un’iniziativa volta ad aprire una fase nuova per studiare azioni e interventi volti  a stabilire regole stringenti per la selezione delle imprese a cui affidare la fornitura di beni e servizi, e sulla selezione del personale stesso all’interno delle singole strutture. La Regione Calabria ha questo compito: chiedere rigore e severità a tutti, e studiare un decalogo vincolante per tutte le imprese che operano sul territorio calabrese. Occhiuto, a cui piace presiedere tavoli e lanciare iniziative originali, convochi un bel tavolo con tutti gli operatori turistici internazionali e nazionali, con  i sindaci, i presidenti di Provincia, Prefettura, Associazioni degli industriali e commercianti per stabilire un decalogo di comportamenti virtuosi. Coinvolga in questa azione anche tutte le procure, la Guardia di finanza  e Nicola Gratteri. Naturalmente vedremo come andranno le vicende giudiziarie. Il processo Imponimento è in corso ed a breve si arriverà a sentenza, mentre già si è concluso con una serie di condanne quello in abbreviato. Per l’operazione Olimpo vedremo se si arriverà a rinvio a giudizio di tutti gli indagati, e se il pm terrà conto della Cassazione e andrà avanti anche su Calafati.

IL TRATTO DI COSTA CHE CULMINA IN CAPO VATICANO VA DAL FIUME ANGITOLA SUL GOLFO DI SANT’EUFEMIA AL FIUME MESIMA SUL GOLFO DI GIOIA: E’ PIENO DI STORIA E DI BELLEZZA MOLTO ROVINATA, MA ANCORA BELLEZZA, VISTO CHE ALTROVE E’ ACCADUTO DI PEGGIO. NON HA NOME, MA SAREBBE BENE CHE NE AVESSE UNO. SI POTREBBE CHIAMARLO COSTABELLA, CON UN PIZZICO DI RIMPIANTO E NOSTALGIA.

GIUSEPPE BERTO

PS. Abbiamo seguito talmente i consigli di Berto che la costa l’abbiamo chiamata COSTA DEGLI DEI, un obbrobrio… 

3 – (fine)