‘Ndrangheta in Emilia, sequestro beni per oltre un milione a Gaetano Blasco

REGGIO EMILIA  Gli inquirenti continuano a colpire i presunti ‘ndranghetisti su quello che hanno di più caro: il patrimonio. La Dia di Firenze, assieme alla sezione di Bologna, ha sequestrato beni per un corrispettivo di quasi un milione e mezzo di euro a Gaetano Blasco. Provvedimento emesso nelle ultime ore dal tribunale del capoluogo dell’Emilia Romagna su proposta di misura di prevenzione patrimoniale del direttore della Direzione investigativa Antimafia. La metà circa dei beni era già bloccata: il valore aggiunto del nuovo provvedimento è stato dato dalla rivalutazione che il pm della Dda Beatrice Ronchi ha fatto delle dichiarazioni dei pentiti del processo Aemilia, in particolare dell’ex sodale di Blasco, Antonio Valerio, arrivando a sequestrare ex novo alcune società e l’appartamento in città in cui vive la famiglia di Blasco, e intestato alla figlia.

Nato a Crotone nel 1962, Gaetano Blasco ha da sempre intrattenuto stretti rapporti con esponenti della ‘ndrangheta in Calabria, favorito anche dal ruolo primario ricoperto, in seno al clan Grande Aracri, dal fratello Salvatore, ucciso nel 2004 nella faida con il clan Dragone”. Così la Dia di Firenze descrive quella che ritiene la pericolosità sociale di Blasco, Blasco che è attualmente in carcere. La corte del maxiprocesso Aemilia lo ha condannato complessivamente, in primo grado, lo scorso 31 ottobre, a 38 anni e 4 mesi di reclusione tra rito ordinario e abbreviato. Incendi, usura, estorsioni, violazioni tributarie le accuse che pendono su di lui, tutte ricomprese in una: l’associazione a delinquere di stampo mafioso. E’ considerato parte del gruppo, Gaetano Blasco, del gruppo che ha portato e radicato in Emilia la ‘ndrangheta, creando un’organizzazione indipendente, che dalla casa madre ha preso le mosse per formare qui un enclave autonoma.

Rideva, assieme a Valerio, a poche ore dal terremoto in Emilia, fregandosi le mani per gli affari che avrebbero potuto fare con la ricostruzione, coinvolgendo nel gioco degli appalti – è l’accusa – l’imprenditore modenese Augusto Bianchini, tra i simboli emiliani finiti nel processo.

Le nuove indagini condotte sul 57enne e sui suoi famigliari avrebbero consentito di individuare una netta sproporzione tra i redditi dichiarati e tenore di vita tenuto nonchè investimenti immobiliari messi in campo. Da qui il provvedimento. Bloccati in tutto 6 società, l’appartamento, sette veicoli registrati e nove rapporti bancari tra conti correnti, libretti di deposito e dossier titoli.

Fonte: Reggionline