‘Ndrangheta e migranti, soldi riciclati in Svizzera?

Parte dei soldi destinati all’accoglienza dei migranti ospiti del Cara di Isola Capo Rizzuto, in Calabria, sarebbero finiti nelle banche svizzere attraverso una persona residente nella Confederazione. È quanto ipotizzano gli inquirenti italiani nell’ambito dell’inchiesta denominata “Johnny” che ha portato al fermo di 68 persone per presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nel centro d’accoglienza. Un traffico di capitali che avrebbe al centro il prete don Edoardo Scordio.

Secondo quanto si legge nel provvedimento di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda), il parroco avrebbe avuto “la capacità di riciclare il danaro in Svizzera per il tramite di un fratello ivi dimorante”.

Uno dei collaboratori di giustizia ha sostenuto di aver saputo che dalla Misericordia, la Confraternita che gestisce il centro di accoglienza, “sono ‘usciti’ molti capitali per contanti che sono stati consegnati al fratello del prete, che a sua volta li ha depositati in conti svizzeri”.

Secondo quanto riportato da Tio.ch, il fratello del sacerdote sarebbe un 69enne italo-svizzero domiciliato a Lugano, titolare di un negozio di parrucchiere in piazza Cioccaro. Raggiunto dal portale, l’uomo ha negato di aver nascosto soldi a favore del fratello e che quest’ultimo abbia legami con la ‘ndrangheta. “Non mi ha mai consegnato dei soldi come sostengono i giornali. Sono voci di paese che circolano da anni, calunnie. Ho un solo conto bancario, il mio, dove ho messo i risparmi di 40 anni di lavoro in Ticino”.

L’uomo afferma che per il momento, né gli inquirenti italiani né quelli svizzeri lo hanno contattato per le indagini in corso.

Fonte: Ticino News