Noi poveri a milioni sulla strada di casa
dalla pagina FB di Gioacchino Criaco, scrittore
La strada regge sino a Firenze, le quattro (a volte cinque), le tre corsie. Le due vecchie corsie sotto il capoluogo mediceo si trasformano in un imbuto, il flusso continuo non smaltisce più il traffico. Il viaggio diventa odissea. Il mondo si ferma ,.
Le macchine escono come gocce dell’ago di una flebo, quelle dei ricchi s’infiltrano nel tessuto morbido e setoso filato fra Umbria e Toscana. Le altre esplodono dal tappo, trovano requie nell’allargo di Ponzano. Pochi metri fra Roma nord e Roma sud. Poi tutto si condensa come acqua al Polo. Un calvario. Da Milano a Reggio ci vogliono 24 ore. Una cosa così non la si vedeva dalle mitiche discese estive degli anni 70. Il Nord chiudeva per un mese e il Sud si riprendeva tutti i propri figli. Negli anni poi si è sceso di meno, perché le famiglie si sono disgregate, perché si è andato in vacanza in altri posti, perché il richiamo si è affievolito.
Questo Natale, al di là delle statistiche, sarà di quelli antichi, del tutti a casa. La terra natia, perché bisogna esorcizzare gli anni del Covid, perché bisogna leccarsi le ferite in un mondo colmo di tragedie, in una Congiuntura di perdite umane, di disagi economici.
La Salerno-Reggio è sold out anche di notte. Siamo tutti stipati in macchina, a quattro, a tre, qualcuno pure a cinque. Perché quest’anno il focolare ci è indispensabile. In macchina, perché tre o quattro o cinque biglietti di treno o di aereo, diventano un esborso che non possiamo pernetterci o, anche se possiamo, non lo riteniamo etico, corretto. Migliaia di euro per tornare a casa. Siamo partiti poveri, e i più di noi tornano da poveri, begli autogrill ci fermiamo per andare in bagno, i panini li mangiamo sul piazzale, sono quelli che abbiamo preparato a casa.
La foto è di Ginevra dell’Orso