Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire

NON C’È PEGGIOR SORDO DI CHI NON VUOL SENTIRE

dalla pagina FB di Laura De Franco

Dicci cosa possiamo fare per te. Sembrerebbe il massimo della cortesia, il preludio di una serie di azioni a tuo favore. Fanno così. Da anni e anni. Le istituzioni ancora, dopo rivendicazioni, dopo battaglie legali, dopo un’infinità di studi sociali e con una miriade di esperti a disposizione, ricevono persone con disabilità o i loro familiari e chiedono: cosa posso fare per te.
È una beffa. È una promessa mantenuta in percentuale minima per ottenere consenso, voti, popolarità.
Perché mi chiedi cosa fare se entriamo nella sfera dei diritti e non dei favori? Una istituzione conosce le leggi e i diritti sono tutelati dalle norme, altrimenti che istituzione governativa è?

Un parcheggio nei pressi dello stadio è un diritto, partecipare ad una ludoteca comunale è un diritto. Se ciò non accade, un’amministrazione attua una discriminazione e questo è fuori legge. Il sindaco di Cosenza lo sa.
Inoltre, il presidente della Regione Calabria discute con un bambino sordo ma non dovrebbe ascoltarlo per capire cosa può fare per lui. Dovrebbe incontrarlo per scusarsi. Le persone adulte sono bugiarde e questo i bambini lo imparano pian piano.
I governanti sanno perfettamente cosa andrebbe fatto ma poiché le persone con disabilità, alla quale tanti piccoli appartengono, sono una minoranza fragile le loro esigenze vengono nascoste, ignorate, eluse.

I governanti dovrebbero chiedere scusa dell’isolamento che creano ai ragazzi con disabilità ma non lo fanno perché il vero obiettivo è l’ istituzionalizzazione, cioè chiuderli in residenze sanitarie lontane dal mondo e spesso questi luoghi tristi e amari sono delle Rsa. L’obiettivo delle istituzioni è la medicalizzazione della disabilità così da favorire la sanità privata che qui da noi è in mano alla mafia. La politica aiuta la mafia, non facilita nessun altro, favorisce sfacciatamente e senza vergogna la sanità privata dentro la quale ci sono i suoi stessi prestanome.