(DI LORENZO GIARELLI E VALERIA PACELLI – ilfattoquotidiano.it) – L’abolizione dell’abuso d’ufficio e gli interventi sulle intercettazioni sono già nella riforma penale al vaglio del capo dello Stato Sergio Mattarella. C’è poi l’idea, ancora allo stato embrionale, di abolire l’imputazione coatta e di secretare l’avviso di garanzia. Esigenze nate dopo i casi Delmastro&Santanchè. Ma qualcosa mancava. Ed ecco che il ministro della Giustizia Carlo Nordio ci ha pensato ieri sulle pagine di Libero. In un’intervista ha annunciato che, per quanto lo riguarda, neanche il concorso esterno alla mafia resterà intatto, ma andrà “rimodulato”. “La Commissione per la riforma del Codice penale che è stata istituita nel 2002 e che era indegnamente presieduta da me aveva all’unanimità deciso che il reato di concorso esterno in associazione mafiosa fosse un reato evanescente e andava completamente rimodulato secondo i ‘criteri di persona del reato’ e quindi, in prospettiva andrà rimodulata”, ha detto il Guardasigilli al quotidiano. Assicurando: “Senza interferire minimamente o ridurre la lotta alla mafia”.
Su questo punto però Fratelli d’Italia fa muro anche solo all’ipotesi di rivedere il reato di concorso esterno: “Non se ne parla neanche”, liquida l’idea un big del partito. D’altronde in FdI hanno già dovuto arginare Nordio quando, parlando di intercettazioni, si disse convinto che “i veri mafiosi” non parlassero al cellulare “perché sanno di essere intercettati”. “Finché governeremo noi, i mafiosi devono avere paura della magistratura”, scandiva un paio di settimane fa il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro sul palco della festa dei giovani del partito.
Per trovare qualche sponda, allora, il Guardasigilli dovrà semmai cercare in FI, perché quella contro il concorso esterno è una crociata che coccola gli istinti di qualche berlusconiano: “Ascolteremo le proposte di Nordio e come al solito ne discuteremo”, è la versione di un esponente di peso del partito. Per un senatore forzista, lo spiega al Fatto, “il concorso esterno è un reato molto vago, come il traffico di influenze. Nordio è un giurista esperto e se vuole circoscriverlo fa bene a farlo”. I parlamentari più longevi ricordano che già negli anni d’oro del fu Pdl circolò la proposta di intervenire sul reato, senza però che si arrivasse mai a un testo scritto. Il tema è sensibile: basti pensare a quanto Forza Italia abbia pagato dazio al concorso esterno, vedendo condannato in via definitiva a 7 anni Marcello Dell’Utri, braccio destro di Berlusconi; l’ex sottosegretario Nicola Cosentino per i suoi rapporti con il clan dei Casalesi (10 anni inflitti in Cassazione); e infine anche l’ex senatore Antonio D’Alì, per il quale i giudici della Suprema Corte hanno confermato la condanna a sei anni.
Tuttavia per Nordio sarà complicato portare avanti la sua idea, che per il partito di Meloni resta irricevibile.
Il concorso esterno è un reato inventato a metà degli anni ’80 da Falcone e Borsellino, i giudici uccisi dalla mafia che Nordio e Meloni non mancano di ricordare spesso. È una fattispecie frutto della combinazione di due distinti articoli del Codice penale, il 110 e il 416 bis (associazione di stampo mafioso), ideata per perseguire tutti coloro che, pur non essendo organici all’organizzazione criminale, ne contribuiscono dall’esterno all’attività. È un reato negli anni molto discusso e anche criticato, la cui esistenza e applicabilità però si è consolidata nelle sentenze di Cassazione.
Che lo volesse abolire Nordio lo aveva detto anche molti anni fa. Era il 18 luglio 2016 e da procuratore capo di Venezia, sempre a Libero, dichiarava: “Dal punto di vista tecnico e logico considero il concorso esterno un ossimoro. Se si concorre si è dentro. Se non si è dentro, non si concorre. D’altronde questo reato non compare nel Codice penale, ma è solo un’interpretazione della giurisprudenza. Ho presieduto una Commissione che ha proposto di espungerlo dal diritto penale e rilegiferare in materia”. Nella Commissione del 2002 si sosteneva: sul tema del concorso di persone nel reato bisogna prevedere che concorrono nel delitto coloro i quali contribuiscono alla sua realizzazione con atti di partecipazione o di esecuzione e bisogna applicare questo principio anche ai reati associativi.
Sono passati anni, ma Nordio – nel frattempo diventato ministro – non ha accantonato le sue idee sul concorso esterno. Per il piacere di quanti continuano ad abitare quelle zone grigie dei rapporti che legano la politica, l’imprenditoria e le mafie.