La riscossa o la rinascita di Cosenza, culturale, sociale ed economica, passa inevitabilmente dal recupero o dalle “rigenerazione” del nostro centro storico.
Ogni altro progetto è inutile e serve solo per drenare denaro a lobbisti, politici corrotti e mafiosi. Chi promette sviluppo in modo diverso, sa bene che sta dicendo una bugia. Non è con le grandi opere, o qualche piazza, che i cosentini riusciranno ad uscire da questa miseria che oramai li attanaglia da oltre un ventennio: i famosi tempi di sciacqua Rosa e viva Agnese.
Quei tempi sono finiti: pensioni di invalidità per tutti, assunzioni a più non posso in questo o quell’ente, sono pratiche che non torneranno mai più. Chi c’è, c’è, chi non c’è non c’è. Chi ha avuto questa fortuna può ancora sopravvivere con una certa dignità. Tutti gli altri non hanno nessuna speranza.
Fin quando campano nonni e genitori con una pensione o uno stipendio, si riesce ad andare avanti. Ma prima o poi l’ultima generazione di pensionati, a tutti cent’anni di salute e più, si estinguerà, e con essa l’ultima forma di welfare presente nella nostra città, ma in generale in tutto il sud. Solo allora ci renderemo conto della “crisi”.
Quando, senza nessuna forma di reddito, non avremo più modo di pagare bollette e affitti. Per ora tiriamo a campare. Fin quando i nonni ci sono, possiamo più o meno stare tranquilli sotto il profilo dei bisogni primari materiali: Cosenza è una città fondata sulla pensione dei nonni. Che possano campare mille anni. Ma purtroppo l’Istat calcola che tra qualche lustro questi nonni non ci saranno più, e con la loro mancanza, verranno meno migliaia e migliaia di pensioni che oggi sono la principale forma di reddito per disoccupati, inoccupati, piddrizzuni e vacabbunni di ogni risma. Ma non è oggi, per fortuna.
Tutto sommato, un letto e un piatto di pasta, a Cosenza, non manca a nessuno. Salvo qualche eccezione. Ma qualcuno dovrà pure iniziare a pensarci, prima che questo enorme dramma arrivi, così come è successo in Grecia. Bisogna incominciare a muoversi adesso, per non trovarci disperati domani. E poi, che vita è questa? Senza speranza, senza un futuro. Non si vive di solo pane. Che per quanto ci sfami, non risolve i nostri atavici problemi.
Ognuno deve avere la possibilità di realizzarsi nella vita, secondo attitudini, capacità e passioni. La felicità passa anche da questo. E allora abbiamo l’obbligo di pensare al nostro futuro. Ma se continuiamo a delegarlo a personaggi come Occhiuto, Paolini, Perugini, Presta, Madame Fifì, Nicola Adamo, Carlo Guccione, Cinghiali, grillini mascherati da Coscarelli e chiunque altro voi vogliate (tanto sono tutti uguali) non ne usciamo.
Loro ‘ncupano e noi rischiamo di trovarci, da qui a poco, con le pezze al culo in maniera definitiva. Serve una forte imposizione popolare che indirizzi questi disgraziati di politici ad adoperarsi con un piano “industriale” nel recupero del centro storico. Esistono tantissimi “progetti” e fondi europei che si possono destinare proprio a questo. Ma nessuno mai lo fa. E credo di sapere il perché.
Nessuna “impresa” è felice di andare a lavorare nel centro storico, dove i problemi strutturali e logistici sono notevoli e i guadagni risicati. Mentre è più facile costruire un ponte nuovo, o una piazza, dove u sguabbu è alto e il lavoro non presenta problemi. Incompiute a parte (dove lo sguabbu è assicurato comunque).
Sono le potenti lobby del “cemento” cosentino che condizionano, o peggio, indirizzano gli amministratori a non percorrere questa strada del recupero del centro storico. Troppo complicato, vincoli qua e vincoli là, scartoffie a più non posso. Un mare di autorizzazioni pure ppi ‘mbacchià nu puntinu. E poi, si sa, a Cusenza Vecchia, aggiusti una cosa e se ne rompono altre 100. Non c’è sguabbu su lavori di questo tipo. E i sindaci si adeguano agli “strozzini” del cemento.
Eppure basterebbe prescindere da questi malavitosi per organizzare una delle “grandi opere” più importanti del sud. Ma purtroppo ci sono sindaci che hanno stretto patti elettorali proprio con costruttori e imprenditori borderline, che devono necessariamente rispettare. Così assistiamo alla cementificazione della città e alla costruzione di opere come il parcheggio di Piazza Fera, che non servono a nessuno, se non a questo “cartello” che è l’unico che ci lucra.
Infatti questi “cantieri” non generano mai nessun nuovo posto di lavoro. Recuperare il centro storico, al contrario, significa riprendere centinaia e centinaia di maestranze che oggi non ci sono quasi più: scalpellini, decoratori, mastri muratori, falegnami, idraulici, imbianchini, elettricisti, carpentieri, giardinieri. Insomma riattivare tutto il mondo degli artigiani. Mestieri che nel “frattempo” si potrebbero formare.
Invece di fare sempre i soliti corsi delle unghie e dei parrucchieri. Chiamando a raccolta centinaia di guagliuni che oggi stannu mianzu a via, avviandoli a questi mestieri in una prospettiva di trovare lavoro proprio in questo progetto. Pensate, sarebbe il più grande cantiere del sud. Si potrebbero mettere a bando centinaia di “lotti”, tutto ovviamente in una visione d’insieme.
Decine e decine di piccole imprese artigiane potrebbero essere impegnate in questi lavori. Senza contare tutto l’indotto che si creerebbe intorno a questo “enorme cantiere”. Si potrebbero allestire piccole cooperative che recuperano i materiali, ad esempio mattoni, tufo, balconate, legno e altro, per poi ricollocarli nel loro posto “naturale”.
Penso solo ai portali presenti nella città antica, centinaia di portoni che necessitano di un restauro. Lavoro a dire basta, ca ni passa a voglia i lavurà. Trovare le risorse non è un problema, ripeto, l’Europa, lo stato, la regione, possono intervenire. Così come si trovano 25 milioni di euro per un parcheggio o 160 milioni per una metro che non serve a nessuno, si possono trovare anche 200 milioni di euro per Cosenza Vecchia. Giusto per cominciare. E dentro un piano strutturato e programmato, con risorse assegnate, e un sindaco onesto, anche il problema dei proprietari privati di case a Cosenza Vecchia sarebbe superato.
Perché conviene anche a loro collaborare: non solo perchè il valore della loro proprietà salirebbe, ma anche per le possibilità economiche e lavorative che si aprono. Non sono mica fessi i cosentini. Il problema della loro riottosità ad “investire” è dovuto al fatto che nessun sindaco all’oggi ha mai strutturato qualcosa di serio sul recupero della parte antica. Solo chiacchiere. Solo rattoppi qua e là, che durano qualche settimana.
Se non facciamo questo siamo rovinati, ricordatevi queste parole. Non abbiamo speranza. Perciò, diffidate da chi in campagna elettorale parla di recuperare Cosenza Vecchia senza dire come, quando e perché. E votate solo chi, in maniera chiara e programmata, pone al primo punto il recupero del centro storico. Magari chiedendo al candidato di sottoscrivere pubblicamente un contratto coi cosentini dove si impegna a fare questo a partire dall’istituzione di un assessorato che si occupi solo di questo.
GdD