Omicidio Bergamini story, 26^ udienza. I medici legali Bolino e Testi: “I polmoni di Denis rivelano la morte per asfissia”

In attesa della requisitoria del pm Luca Primicerio, prevista a partire dal prossimo 8 luglio, ricostruiamo le udienze del processo Bergamini.

25 OTTOBRE 2022 – 26^ UDIENZA

Sette lunghe ore di testimonianze da parte dei medici legali Vittorio Fineschi, Giorgio Bolino, Roberto Testi e Margherita Neri e una univoca conclusione: Denis Bergamini è stato ucciso attraverso un’asfissia meccanica violenta e poi è stato steso sull’asfalto e sormontato dal camion per inscenare un falso suicidio. La 26^ udienza del processo per l’omicidio volontario pluriaggravato del calciatore del Cosenza ha messo nero su bianco e con tutti i crismi della certezza scientifica le spiegazioni che hanno dato professionisti di grande serietà ed esperienza.

Vittorio Fineschi è il medico legale risultato già decisivo nel processo per l’omicidio di Stefano Cucchi, che ha lavorato anche al caso Bergamini producendo un parere pro veritate, sollecitato dall’avvocato Fabio Anselmo, nel febbraio del 2016 un anno dopo la vergognosa seconda archiviazione del caso da parte del Tribunale di Castrovillari. Fineschi, in particolare, è colui il quale ha portato avanti negli anni l’utilizzazione della glicoforina per verificare la vitalità delle lesioni inferte, un esame fondamentale per capire se le vittime fossero ancora in vita o meno nel momento in cui venivano colpite. Queste le parti salienti della sua testimonianza (https://www.iacchite.blog/omicidio-bergamini-26-udienza-la-testimonianza-di-fineschi-denis-era-gia-morto-quando-e-stato-sormontato-dal-camion/).

Giorgio Bolino e Roberto Testi hanno lavorato a fondo da consulenti della procura di Castrovillari sull’omicidio di Denis Bergamini. Bolino è stato il primo a spiegare che il nostro Campione è stato soffocato, Testi il primo a dimostrare, sulla scorta del lavoro dei carabinieri del Ris di Messina, che Denis era già morto quando è stato steso sull’asfalto dai suoi assassini. Hanno lavorato, dunque, in gergo tecnico, sulla rivisitazione degli esami istologici e sulla lesività macroscopica. Successivamente hanno prodotto una perizia collegiale risalente al 2013.

A Giorgio Bolino, nel 2011, erano stati posti alcuni quesiti articolati ed era stato chiesto anche di verificare la compatibilità di quanto veniva prospettato con le dichiarazioni di Isabella Internò e Raffaele Pisano. Bolino ha sottolineato aspetti imbarazzanti come la descrizione sommaria dello stato del cadavere e certificazioni sommarie e inattendibili come quella del pubblico ministero Abbate, che scriveva di politraumatismi sul corpo mai verificati. Una circostanza che è stata anche esaminata alla presenza dello stesso magistrato nella 17^ udienza del processo. La risposta è stata: “Non me lo so spiegare”…

Andando avanti nel suo racconto, Bolino ha affermato; “Quello che colpisce immediatamente è una lesività tutta concentrata sull’addome inferiore. Non c’era nessuna traccia di urto, investimento, abbattimento e trascinamento. Il corpo era disteso sull’asfalto in posizione supina e posso dirlo con sufficiente garanzia di certezza, perché questa pratica ormai è comunissima. Quello che stupisce è la mancanza di qualsiasi segno di urto primario ma soltanto schiacciamento e compressione dall’alto”.

Roberto Testi s’è occupato dei vetrini, che sono stati preparati sulla base dei pezzi di tessuto e cute che furono prelevati dal professore Avato ai tempi della prima autopsia di Bergamini. E ha ricordato come già nel 2013 aveva chiesto la riesumazione della salma e indagini radiologiche. “Quanto all’ipotesi del tuffo di Bergamini sostenuta da Isabella Internò c’è un’evidenza anatomica che è incompatibile mancando lesioni escoriative. Così come e è impossibile il trascinamento sostenuto da Raffaele Pisano”.

Bolino e Testi hanno anche escluso, come aveva sostenuto l’ingegnere Coscarelli nella sua consulenza, che Bergamini fosse stato trascinato per 15-18 metri dopo essere stato colpito in posizione eretta: nessuna di queste fasi collima con il lavoro svolto dai due medici legali.

Testi, in particolare, a proposito della vitalità delle lesioni, ha citato il vetrino numero 13, che contiene frammenti d’urto nei tessuti e che certifica senza possibilità di equivoci che quelle lesioni non erano state inferte a Bergamini quando era in vita.

Ma è dall’esame dei polmoni che appare in tutta la sua disarmante chiarezza la verità dei fatti. I vetrini preparati da Testi certificano la morte per asfissia meccanica violenta perché un enfisema acuto nei polmoni di un calciatore professionista è assolutamente improponibile così come uno scompenso cardiaco. “Ipotesi alternative non ne ho trovate” ha detto ad un certo punto il professore Testi. E Bolino ha aggiunto che questa evidenza è stata fatta subito, quando non era ancora evidente: “La rottura dei setti nei polmoni di un calciatore non è possibile”. Entrambi poi hanno osservato che la morte per asfissia era stata suggerita dallo stesso professore Avato nella sua autopsia: l’istologia parla chiaro.