Il 2024 ci porterà la sentenza di primo grado del processo per l’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza ammazzato il 18 novembre 1989 e i cui assassini girano ancora a piede libero per la città – uno anche con la pistola... Alla sbarra infatti c’è solo l’ex fidanzata Isabella Internò, certamente responsabile, ma che copre ancora tutti coloro che l’hanno supportata nel progetto criminale. Il processo riprenderà il 19 e il 20 settembre con la requisitoria del pm Luca Primicerio, la sentenza è prevista per il 1° ottobre. Nonostante l’omertà dei media di regime, l’esito di questo processo riscriverà la storia di Cosenza perché questo omicidio è lo specchio della città e le istituzioni non possono tirarsene fuori. Noi ci stiamo preparando perché i media reciteranno un ruolo fondamentale non tanto adesso che il processo è in corso ma subito dopo quella che sarà la sentenza. Qualunque essa sia. Stiamo ripercorrendo tutte le fasi del processo e siamo arrivati alla 53^ udienza, molto importante ai fini dell’accertamento della verità.
9 GENNAIO 2024 – 53^ UDIENZA
In Corte d’Assise a Cosenza è ripreso con la 53^ udienza il processo per l’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini, che vede come unica imputata l’ex fidanzata Isabella Internò, anche oggi contumace e che proprio oggi ha compiuto 55 anni.
La Corte sta ascoltando i testimoni della difesa e oggi è stata la volta di Francesco Maria Avato, il medico legale che effettuò la prima autopsia sul corpo di Bergamini. Inevitabile, di conseguenza, assistere ad un’udienza particolarmente “tecnica” e imperniata sul confronto tra due visioni diverse della medicina legale. Quella più antica di Avato e quella più moderna dei consulenti della parte civile presenti in aula ovvero Roberto Testi e Margherita Neri, ai quali si è aggiunto Vittorio Fineschi, già teste qualificato nel corso del processo. Il punto comune tuttavia è che le condizioni di asfissia trovate nei polmoni di Denis Bergamini non sono state causate da una cosiddetta asfissia da schiacciamento o da compressione. L’asfissia non è compatibile con l’impatto ma avvenuta meccanicamente, secondo quanto dimostrano i dati morfologici.
Avato, per quanto sia ancora oggi poco restio a sposare la causa della glicoforina e dei progressi scientifici nell’accertare la vitalità delle lesioni, è stato il primo ad accertare la congestione e la componente asfittica presente nei polmoni del calciatore. “I polmoni – ha detto – erano soffici, leggeri ed espansi e quasi si accostavano”. Una circostanza che era apparsa subito strana anche all’epoca della prima riesumazione, a gennaio del 1990, circa 50 giorni dopo la morte di Bergamini. Avato la attribuirà a un quadro preasfittico, una sorta di “sorpresa” nel momento in cui il calciatore subì il trauma ma è del tutto evidente che non può essere stato solo questo particolare a determinare la condizione dei suoi polmoni. Insomma, non siamo davanti ad un’asfissia da schiacciamento e Avato su questo non ha potuto controbattere ai suoi colleghi. Sull’utilizzo della glicoforina, proteina A dei globuli rossi, fondamentale per rilevare la vitalità delle lesioni, invece si è aperto un confronto con i professori Fineschi, Testi e Neri.
“L’aspetto più importante di questa seduta – ha dichiarato al termine dell’udienza l’avvocato Fabio Anselmo – è che è stata esclusa l’asfissia da schiacciamento: questo è il dato che, a nostro avviso, andava chiarito. Il confronto ha evidenziato una differenza generazionale molto marcata tra i tempi in cui ha lavorato Avato, che aveva pochi elementi come detto da lui stesso, e i tempi in cui lavorano tutti gli altri. L’età biologica ha la sua valenza. Oggi la maggior parte dei casi italiani, quando c’è dubbio, vengono risolti con la glicoforina. Le dichiarazioni di Avato sulla glicoforina sono smentite dall’attività giudiziaria quotidiana che si svolge in questo Paese”.