Il processo per l’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini si avvicina ormai alla conclusione. Oggi, dopo la 54^ udienza, che vede alla sbarra come unica imputata Isabella Internò, 55 anni, contumace, la presidente della Corte Paola Lucente ha proceduto alla calendarizzazione delle ultime tre udienze che chiuderanno la fase istruttoria: 13 febbraio, 23 febbraio e 15 marzo. E’ stata prevista anche una eventuale ulteriore udienza, per il 27 marzo, se dovessero venire fuori esigenze di ascoltare altri testimoni con l’articolo 507. Poi si passerà alla discussione con la requisitoria del pm Luca Primicerio.
L’udienza di oggi è stata incentrata sulla testimonianza di Alfredo Iuliano, padre di Mark, ex calciatore della Juventus e della Nazionale ma anche giornalista e cronista. Iuliano è stato indicato come testimone dalla difesa di Isabella Internò perché nel 2009 intervistò a Boccaleone di Argenta Domizio e Donata Bergamini ma in realtà il padre di Mark non cercava notizie e verità sul caso di Denis ma su Michele Padovano. Sì, l’obiettivo di Iuliano – per come ha dichiarato egli stesso – era quello di reperire informazioni sull’ex attaccante del Cosenza e della Juventus per un motivo molto semplice. Secondo il giornalista, Padovano sarebbe stato la causa della squalifica per doping del figlio, avendolo convinto ad assumere droghe.
Iuliano ha provato subito a chiarire all’avvocato dell’imputata, Angelo Pugliese, che le questioni riguardanti Padovano e suo figlio non hanno nessuna attinenza col processo in corso ma non c’è stato verso. Pugliese voleva “sapere” e Iuliano ha spiegato la genesi di questo suo rapporto difficile con Padovano. “Nel 1999 – ha raccontato – Padovano venne a casa di mio figlio a Torino: fui io a rispondergli al citofono e ad aprirgli la porta, poi lui entrò nella camera da letto di Mark e lo ascoltai mentre gli diceva “questa è buona, l’ho portata anche ad altri calciatori…” e ritengo che si riferisse a sostanze stupefacenti. Quando uscì, gli dissi di non tornare più da Mark e quando dopo qualche ora entrai in camera di mio figlio vidi che c’era un mezzo panetto di hashish…”.
A causa della sua amicizia con Padovano, il rapporto tra Iuliano e il figlio Mark si è deteriorato e i due non hanno rapporti ormai da anni, anzi si è appreso che l’ex calciatore l’ha addirittura denunciato per quanto ha dichiarato contro di lui e Padovano nel corso degli anni. “Ce l’ho con Padovano perché è venuto a casa mia per spacciare droga” ha detto più volte Iuliano nel corso della testimonianza: “Sono un padre ferito e provo un forte sentimento di rancore nei suoi confronti”.
Successivamente, entrando nel merito dell’intervista del 2009 con il padre e la sorella di Bergamini ma anche dell’interrogatorio al quale fu sottoposto dal procuratore Facciolla nel 2019, Iuliano ha riferito di una serie di voci che aveva raccolto ma non riscontrato e verificato circa il rapporto di Bergamini e Padovano con Antonio Paese, esponente della criminalità organizzata cosentina. Circostanze senza nessun valore probatorio che l’avvocato dell’imputata ha provato goffamente a cavalcare, come suo costume. Decisamente surreale quella secondo cui sarebbe stata convocata una conferenza stampa dopo il presunto fermo di Padovano per detenzione di droga, poi annullata per un altrettanto presunto intervento della società del Cosenza Calcio.
Iuliano ha anche riferito di alcune vicende che gli sarebbero state confidate da Domizio Bergamini circa “minacce” e “ricatti” di Paese nei confronti del calciatore ma delle quali non si fece cenno nel corso dell’intervista e che, di conseguenza, non possono più essere riscontrate, dal momento che il padre di Denis è deceduto. Così come dei “sospetti” su una possibile “combine” per la partita Monza-Cosenza, che si giocò sei giorni prima della morte di Bergamini. “Ma a me interessava solo sapere di Padovano” ha ripetuto più volte il teste.
Si è poi appreso che l’assoluzione di Iuliano dalla querela di Padovano decisa dal Tribunale di Salerno è stata annullata dalla Cassazione, che ha disposto un nuovo giudizio dinanzi al giudice civile della città campana e in molti si sono chiesti, ironicamente, se l’imputato oggi fosse Isabella Internò o… Padovano.
Paradossalmente, quindi, le notizie più importanti della giornata sono arrivate alla fine, con la calendarizzazione delle prossime udienze. Il 13 febbraio sarà ascoltata la signora Turillazzi, che ha collaborato con il professore Fineschi alla relazione che portò alla riapertura del caso nel 2016; il 23 febbraio toccherà a Liliana Innamorato, consulente della difesa nell’incidente probatorio e il 15 marzo – almeno secondo quanto è emerso al termine dell’udienza – testimonieranno Gianluca Tiesi, cognato dell’imputata e Luciano Conte, il marito poliziotto di Isabella Internò. Oggi si è finalmente appreso che Conte avrebbe deciso di rendere testimonianza, al contrario della moglie, che invece non si sottoporrà all’esame ma dovrebbe rilasciare – bontà sua – solo dichiarazioni spontanee. Per il 27 marzo è stata fissata un’udienza riservata ad eventuali richieste di ascoltare altri testi secondo quanto recita l’articolo 507 del codice di procedura penale. Per il mese di aprile, dunque, si aprirà la discussione con la requisitoria del pm dopo 58 udienze celebrate in due anni e mezzo. La sentenza potrebbe arrivare già nel prossimo mese di maggio. Il processo è iniziato il 25 ottobre del 2021.