Omicidio Bergamini. Anselmo: “Perché si è certificato il falso in quella Camera mortuaria?”. Il giallo dei vestiti e le colpe del pm Abbate

Questa mattina davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Cosenza, l’avvocato Fabio Anselmo ha iniziato la discussione della parte civile nel processo per l’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini, che vede alla sbarra Isabella Internò – anche oggi contumace. Nella prima parte della sua discussione, il legale ferrarese ha sottolineato l’atteggiamento dell’imputata in questi lunghi decenni e ha anticipato che adesso potrebbe raccontarci una storia diversa.

ANSELMO SCOPRE LE CARTE DELL’IMPUTATA (https://www.iacchite.blog/omicidio-bergamini-anselmo-scopre-le-carte-dellimputata-ora-verra-a-raccontarci-una-storia-diversa-ma-in-35-anni-non-ha-mai-detto-una-parola-per-denis/)

E così, dopo aver scoperto le carte dell’imputata e dei suoi difensori, ha chiarito come siano stati 6-7 personaggi a determinare un corto circuito nelle indagini passando alla genesi delle indagini subito dopo l’omicidio per chiarire realmente cosa è successo. La certificazione della morte e l’ispezione cadaverica sul nostro Campione sono clamorosamente false: l’hanno certificato in maniera sconcertante un medico e un maresciallo dei carabinieri, tanto che la presidente della Corte era stata praticamente costretta a convocare e anche d’urgenza colui che all’epoca era il titolare delle indagini ovvero l’ex procuratore capo di Castrovillari Ottavio Abbate, che ha fatto quello che sanno tutti: ha confermato di essere un servitore infedele dello stato.

“Il medico De Marco ha scritto il falso – afferma con convinzione Anselmo -. In udienza prima ha avanzato solo dubbi e poi è crollato. Il dott. De Marco viene chiamato sul posto dai carabinieri per certificarne la morte. Il corpo è vestito, prono sull’asfalto ma lui vede un inesistente sfondamento toracico. In udienza si è giustificato dicendo che in quei momenti era giovane ed inesperto e quindi molto teso e che non rifarebbe mai quel certificato. Ma allora perché è stato fatto quel certificato falso di morte? Perché il brigadiere Barbuscio mente? Altro che complotto di Donata Bergamini… Perché si certifica il falso? E questo è soltanto il primo grave depistaggio ed è evidente che quelle due archiviazioni del caso urlano vendetta. Barbuscio ascolta Internò alle 20,30 e Pisano alle 22,45, poi il pm autorizza la rimozione della salma e il camion viene incredibilmente riconsegnato! Eppure, stiamo parlando di Bergamini, il ragazzo, il calciatore più conosciuto di Cosenza! C’è un evidente corto circuito nelle indagini sin dal primo momento, eppure prosegue senza che nessuno si opponga: è la cronologia dei fatti che parla chiaro”.

L’avvocato Anselmo afferma di essersi sentito trasecolato quando il pm Abbate, convocato d’urgenza, ha detto che per avere sul posto un medico legale ci sarebbero volute 4 ore perché doveva arrivare da Bari. Sembra fantasia, ma è la triste realtà. E non è finita qui. Poi è il turno del dottor Raimondi, dirigente del pronto soccorso dell’ospedale di Trebisacce ove il giorno successivo verrà fatta l’ispezione del cadavere disposta dall’autorità giudiziaria. Nella Camera mortuaria ci sono lui, il maresciallo Carbone ed il Procuratore della Repubblica Ottavio Abbate.
Il verbale descrive un’accurata osservazione del corpo con verifica di ipostasi tramite digitopressione, rigidità muscolare politraumatismi alle ossa in varie parti del corpo. Il tutto sarebbe stato scritto sotto dettatura del dottor Raimondi che, però, ha negato decisamente di averlo fatto e di aver ricevuto un incarico in tal senso. Raimondi, quando viene ascoltato in udienza, bolle dentro e dice la verità: non ha mai firmato e meno che meno ha dettato. Ha visto la situazione e se n’è andato sdegnato. Anche il maresciallo Carbone viene chiamato a testimoniare e sia lui sia Raimondi sono concordi su un fatto: quell’ispezione si è tradotta in realtà in una fugace osservazione del corpo vestito a due metri di distanza: le operazioni quindi descritte non sono mai avvenute, in realtà.

E il magistrato Ottavio Abbate? In udienza si giustifica dicendo che gli è sfuggito e che in ogni caso non se lo sa spiegare ma in verità i fatti sono molto chiari: Abbate era perfettamente consapevole di quanto stava facendo perché altrimenti non si scrive e si certifica il falso. E la prova provata è che non dispone l’autopsia e dispone invece la distruzione dei vestiti, perché solo lui può dare quell’ordine, che poi viene eseguito all’ospedale di Cosenza. Il giallo dei vestiti è un altro capitolo incredibile di questa storia.  Raimondi afferma che il cadavere non è stato toccato e non era vestito, mentre Abbate dice che era a torso nudo. Raimondi e Carbone nel loro verbale attestano che il cadavere non è stato toccato, poi però descrivono dettagliatamente lesioni che non ci sono.

Anselmo è amareggiato nel descrivere quella che definisce “giurisdizione domestica”, parla di sciatteria che si materializza nella descrizione di lesioni che non si vedono e che non esistono. “Siamo noi che facciamo i complotti? – chiosa il legale – Smettetela di dire che questo caso è stato archiviato due volte”. Come se non bastasse, Abbate rilascia un’intervista al giornalista Santi Trimboli della Rai, in cui rivela – tra le altre amenità – che Pisano col suo camion non avrebbe potuto evitare Bergamini. E allora perché è stato mandato a processo? E perché si è celebrato un processo inutile ovvero quello di Trebisacce? Allora vuol dire che non si credeva al suicidio, non c’è altra spiegazione. E infatti il professore Avato, nella sua autopsia, smentisce clamorosamente la versione di Internò.

Anselmo, a questo punto, elogia l’ingegnere Coscarelli che ammette con coraggio di essere stato costretto a firmare una relazione falsa senza nessun elemento e senza neanche… il camion che è stato riconsegnato a Pisano. Poi insieme a Barbuscio non può che rilevare che i 59 metri di trascinamento indicati dal carabiniere non ci sono ma non modifica il suo verbale! Perché?

Per completare il quadro, si aggiunge anche la questione della telefonata che Bergamini riceve al Motel Agip intorno alle 15,30. Michele Padovano, ascoltato il 27 novembre, lo dice al pm Abbate, che però non lo verbalizza e quindi ufficialmente non lo sa ma appena due giorni dopo chiama in procura gli addetti ai telefoni del Motel Agip. Perché lo fa se non ha messo a verbale quella telefonata e quanto ha dichiarato Padovano? Tutta questa ricostruzione è “formidabile” osserva Anselmo con tanta ragione da vendere. E passa all’ultima fase della sua discussione, che è quella che riguarda direttamente i familiari di Isabella Internò, compreso naturalmente il marito poliziotto, Luciano Conte.

2 – (continua)