Omicidio Bergamini. Denis era già morto quando fu sormontato: il suo corpo parla. La verità di Fineschi, Testi e Bolino

Il 25 ottobre 2022, sette lunghe ore di testimonianze da parte dei medici legali Vittorio Fineschi, Giorgio Bolino, Roberto Testi e Margherita Neri avevano portato ad una univoca conclusione: Denis Bergamini è stato ucciso attraverso un’asfissia meccanica violenta e poi è stato steso sull’asfalto e sormontato dal camion per inscenare un falso suicidio. La 26^ udienza del processo per l’omicidio volontario pluriaggravato del calciatore del Cosenza aveva già messo nero su bianco e con tutti i crismi della certezza scientifica le spiegazioni che hanno dato professionisti di grande serietà ed esperienza.

Un anno e qualche mese dopo, il 9 gennaio scorso, nella 53^ udienza siamo arrivati all’inevitabile confronto tra Francesco Maria Avato, il medico legale che aveva eseguito la prima autopsia sul corpo di Bergamini e chi aveva portato a termine la seconda. E sono tornati in aula Vittorio Fineschi e Roberto Testi.

Vittorio Fineschi è il medico legale risultato già decisivo nel processo per l’omicidio di Stefano Cucchi, che ha lavorato anche al caso Bergamini producendo un parere pro veritate, sollecitato dall’avvocato Fabio Anselmo, nel febbraio del 2016 un anno dopo la vergognosa seconda archiviazione del caso da parte del Tribunale di Castrovillari. Fineschi, in particolare, è colui il quale ha portato avanti negli anni l’utilizzazione della glicoforina per verificare la vitalità delle lesioni inferte, un esame fondamentale per capire se le vittime fossero ancora in vita o meno nel momento in cui venivano colpite.

“L’avvocato Anselmo – ha ricordato – mi chiedeva di essere nominato suo consulente ma gli risposi che non mi era possibile perché avevo molto lavoro. Gli dissi però che avrei potuto scrivere un parere basandomi anche sul lavoro che avevano svolto il professore Avato, autore della prima autopsia e i professori Bolino e Testi, che aveva dato importanti contributi. L’avvocato Anselmo mi chiedeva se era possibile verificare post mortem quali lesioni erano state inferte quando la vittima era ancora in vita e la mia risposta fu “si può fare” attraverso l’esecuzione di una Tac sul cadavere. C’era quindi bisogno che il corpo venisse riesumato e così avremmo potuto finalmente riguardarlo su un tavolo settorio e verificare cosa era realmente accaduto”.

Fineschi ha fatto da battistrada su questa linea di ricerca che scioglieva molti dubbi e che col passare degli anni si è stratificata diventando una base acquisita per la scienza medico-legale. La glicoforina, in particolare, è fondamentale per arrivare a delle conclusioni che non possono essere contestate scientificamente. E’ una proteina di membrana dei globuli rossi molto selettiva e va a “cercare” il sangue; di conseguenza anche se la putrefazione del cadavere ha “rotto” i globuli rossi, la glicoforina va a ritrovarli e ci spiega come è morto il soggetto su cui si indaga, trovando la vitalità. “Cosa vuol dire vitalità? – si è chiesto  Fineschi -. Vuol dire come l’organismo risponde ai traumi che subisce e quindi stabilisce se una lesione vitale è stata inferta quando il soggetto era ancora vivo e in tutto questo – ha ribadito – la putrefazione non incide perché la glicoforina scopre subito l’emorragia fatale e ricerca la vitalità sulla cute, che risponde immediatamente colorandosi. In sostanza, cerca quello che ancora si conserva ovvero la proteina della membrana e i residui delle cellule rosse. Tutto il mondo ormai ha validato questa metodica”.

Passando all’aspetto delle lesioni scheletriche ed entrando nel merito dell’omicidio di Denis Bergamini, il dottore Fineschi ha spiegato che già dalla prima autopsia era emerso chiaramente che il calciatore non presentava traumi alla testa, al torace e agli arti superiori e inferiori e che tutte le ferite erano concentrate sull’addome inferiore con una semirotazione del corpo. “Se ne deduceva, dunque – ha aggiunto – che il corpo era stato sormontato dal camion mentre era in posizione supina e che era stato colpito di nuovo quando il mezzo aveva effettuato retromarcia, determinando poi la semirotazione del corpo”.

Quando gli è stato chiesto se Bergamini era già morto quando è stato steso sul’asfalto, Fineschi ha risposto senza esitazione di sì, richiamando anche i risultati della Tac, dalla quale si evince chiaramente che le reazioni alla glicoforina sono concentrate tra il collo e la laringe e non sulla parte inferiore dell’addome. Secondo il medico legale, Denis Bergamini è morto per asfissia meccanica violenta e il lavoro istologico svolto sui reperti preparati da Avato e dalla dottoressa Buonuomo ne ha tratto le conseguenze. La Tac e la glicoforina applicano vitalità ai tessuti che stanno nei muscoli della laringe, nella parte alta del collo e alla base della lingua. Di conseguenza, la glicoforina è positiva in queste parti del corpo ed è negativa nella breccia sull’addome.

Le modalità possono essere molteplici: Fineschi ha fatto l’esempio del sacchetto di plastica in testa, ma può essere stato anche un altro mezzo soffice. Sicuramente un mezzo asfittico. “Ma la cosa che è importante – ha sottolineato Fineschi – è che se ne era già accorto il professore Avato nel 1990 segnalando un enfisema acuto ai polmoni. Questo è molto importante perché quando si descrive un enfisema polmonare, quindi delle alterazioni polmonari e delle alterazioni cardiache, in un calciatore professionista che doveva giocare il giorno seguente una partita, qualcosa doveva dirci che c’era un’anomalia. E forse ci sono voluti troppi anni per dire che c’era un’anomalia…”.

Giorgio Bolino e Roberto Testi hanno lavorato a fondo da consulenti della procura di Castrovillari sull’omicidio di Denis Bergamini. Bolino è stato il primo a spiegare che il nostro Campione è stato soffocato, Testi il primo a dimostrare, sulla scorta del lavoro dei carabinieri del Ris di Messina, che Denis era già morto quando è stato steso sull’asfalto dai suoi assassini. Hanno lavorato, dunque, in gergo tecnico, sulla rivisitazione degli esami istologici e sulla lesività macroscopica. Successivamente hanno prodotto una perizia collegiale risalente al 2013.

A Giorgio Bolino, nel 2011, erano stati posti alcuni quesiti articolati ed era stato chiesto anche di verificare la compatibilità di quanto veniva prospettato con le dichiarazioni di Isabella Internò e Raffaele Pisano. Bolino ha sottolineato aspetti imbarazzanti come la descrizione sommaria dello stato del cadavere e certificazioni sommarie e inattendibili come quella del pubblico ministero Abbate, che scriveva di politraumatismi sul corpo mai verificati. Una circostanza che è stata anche esaminata alla presenza dello stesso magistrato nella 17^ udienza del processo. La risposta è stata: “Non me lo so spiegare”…

Andando avanti nel suo racconto, Bolino ha affermato; “Quello che colpisce immediatamente è una lesività tutta concentrata sull’addome inferiore. Non c’era nessuna traccia di urto, investimento, abbattimento e trascinamento. Il corpo era disteso sull’asfalto in posizione supina e posso dirlo con sufficiente garanzia di certezza, perché questa pratica ormai è comunissima. Quello che stupisce è la mancanza di qualsiasi segno di urto primario ma soltanto schiacciamento e compressione dall’alto”.

Roberto Testi s’è occupato dei vetrini, che sono stati preparati sulla base dei pezzi di tessuto e cute che furono prelevati dal professore Avato ai tempi della prima autopsia di Bergamini. E ha ricordato come già nel 2013 aveva chiesto la riesumazione della salma e indagini radiologiche. “Quanto all’ipotesi del tuffo di Bergamini sostenuta da Isabella Internò c’è un’evidenza anatomica che è incompatibile mancando lesioni escoriative. Così come e è impossibile il trascinamento sostenuto da Raffaele Pisano”.

Bolino e Testi hanno anche escluso, come aveva sostenuto l’ingegnere Coscarelli nella sua consulenza, che Bergamini fosse stato trascinato per 15-18 metri dopo essere stato colpito in posizione eretta: nessuna di queste fasi collima con il lavoro svolto dai due medici legali.

Testi, in particolare, a proposito della vitalità delle lesioni, ha citato il vetrino numero 13, che contiene frammenti d’urto nei tessuti e che certifica senza possibilità di equivoci che quelle lesioni non erano state inferte a Bergamini quando era in vita.

Ma è dall’esame dei polmoni che appare in tutta la sua disarmante chiarezza la verità dei fatti. I vetrini preparati da Testi certificano la morte per asfissia meccanica violenta perché un enfisema acuto nei polmoni di un calciatore professionista è assolutamente improponibile così come uno scompenso cardiaco. “Ipotesi alternative non ne ho trovate” ha detto ad un certo punto il professore Testi. E Bolino ha aggiunto che questa evidenza è stata fatta subito, quando non era ancora evidente: “La rottura dei setti nei polmoni di un calciatore non è possibile”. Entrambi poi hanno osservato che la morte per asfissia era stata suggerita dallo stesso professore Avato nella sua autopsia: l’istologia parla chiaro.