Omicidio Bergamini story, 40^ udienza. Donata ripercorre il suo calvario: il libro di Petrini e il messaggio del cognato della Internò

Il breve rinvio della sentenza del processo per l’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini (dalla fine di luglio al 1° ottobre con requisitoria, conclusioni e arringa a settembre) non ci impedisce affatto, anzi ci agevola nella necessaria, LUNGA e indispensabile opera di ricostruzione delle fasi salienti del processo. 

31 MARZO 2023 – 40^ UDIENZA 

“Chiedo scusa per le domande che farò”. Fabio Anselmo inizia così l’esame di Donata Bergamini nella 40^ udienza del processo per l’omicidio volontario pluriaggravato del fratello Denis. Donata è tornata in aula dopo l’udienza del 23 marzo scorso ((https://www.iacchite.blog/omicidio-bergamini-39-udienza-donata-abbate-mi-disse-di-sapere-che-era-stato-ucciso-ma-che-siamo-in-calabria/).

Il pm Primicerio, concludendo il suo esame, ha fatto ascoltare in aula una telefonata tra Donata Bergamini e Tiziana Rota, moglie del compagno di squadra di Densi, Maurizio Lucchetti. Ed è emerso con forza che Isabella Internò è stata la mandante dell’omicidio di Denis e i suoi cugini gli esecutori materiali (https://www.iacchite.blog/omicidio-bergamini-40-udienza-la-telefonata-tra-donata-e-la-moglie-di-lucchetti-interno-e-la-mandante-denis-lhanno-ucciso-i-cugini/).

Donata Bergamini rispondendo a Fabio Anselmo ripercorre quanto le è accaduto tra luglio e agosto del 2021. “Ho avuto un buco nero e sto seguendo una terapia di supporto psicologico. Ero caduta in depressione, il mio medico di famiglia mi consigliò di essere seguita da un medico psichiatra”.

“Ancora oggi mi chiedo come mai non sono crollata prima – racconta Donata -. In quel periodo leggevo e non ricordavo, i miei figli non capivano bene quello che dicevo: era l’effetto della depressione, E’ stato un percorso lungo, sono stata malissimo, non mettevo in fila i pensieri, non riuscivo neanche a mangiare, ho perso 10 chili. Sono migliorata, poi ho avuto una piccola ricaduta ma ora mi sono ripresa, Tutto questo è dovuto allo stress che ho accumulato negli interminabili anni di questo procedimento”,

Donata Bergamini ha rivelato di essere scesa più volte a Cosenza insieme al padre negli anni in cui la storia di Denis sembrava essere stata dimenticata da tutti. “Parlavamo con la gente – ricorda – e tutti sapevano che Denis era stato ucciso: cercavamo altre prove ma avevamo paura per i depistaggi che comunque avevano lasciato e lasciavano il segno, gettando fango su Denis. Le persone avevano paura di starci vicino e così dopo qualche tempo mio padre decise di partire senza di me. Ci arrivavano anche lettere a casa, come quella di una sedicente Dammatiana De Santis che scriveva che Denis trasportava droga a sua insaputa e quando se n’era accorto si era rifiutato. Ma erano solo depistaggi”.

Nel 2001 Carlo Petrini scrive il libro “Il calciatore suicidato”.

“Petrini – ha detto Donata Bergamini – sosteneva che Denis era coinvolto nel calcioscommesse, diceva che era stato ucciso. Dissi anche a mio padre che la bozza non mi piaceva, lui disse che ‘se vogliamo far riparlare di nuovo di Denis questa era l’unica soluzione. Scrivete quello che volete ma io voglio la verità’. Per fortuna il libro uscì, lo dico oggi. Poi Petrini mi chiese scusa perché nel libro c’erano invenzioni e alcune verità. Io dissi a Petrini che non si trattava di droga e calcioscommesse. Pensavo infatti che l’omicidio fosse stato deciso dai familiari di Isabella Internò”.

La risposta di Carlo Petrini ancora oggi “regala” un sorriso amaro a Donata: “Mi disse che se avessi scritto che si trattava di un fatto personale, non se ne sarebbe occupato nessuno—“. E infatti l’attenzione mediatica riprende e porta il caso alla ribalta di “Chi l’ha visto?”, la popolare trasmissione di Raitre che per la prima volta non si occupava di persone scomparse ma di un omicidio. Se ne occupa anche Magalli a “I Fatti vostri”. Ma la svolta arriva nel 2009 con la nascita del Gruppo FB “Verità per Denis Bergamini”. La pagina l’aveva creata un ragazzo di Terni, Alessandro Piersigilli,

Ed è proprio su FB che Donata riceve un messaggio da Gianluca Tiesi, cognato di Isabella Internò, che aveva sostenuto commentando un post sul gruppo che Denis fosse stato “indotto” al suicidio. Nel messaggio privato, poi, Tiesi rivela persino la presunta disponibilità della Internò a parlare di nuovo dei fatti.

prima conversazione: 20/11/2009

Buonasera Donata, mi permetto di darti del “tu” perché conoscevo Denis. Dilva (la cugina di Donata, ndr) ti avrà raccontato del mio contatto e dello scambio che c’è stato fino a qualche giorno fa e immagino che il tuo messaggio fosse indirizzato a me… L’intervento su Facebook è stata una mia iniziativa. Isabella non sa di tutto questo. Proprio oggi, Catia (mia moglie e sorella di Isa) le ha riferito qualcosa di quanto si sta facendo in questi giorni su Facebook e su quanto verrà trattato lunedì su Raitre. La sua reazione è stata: “sarebbe ora che si facesse chiarezza…”. So già che Isabella non vuole tornare a quel passato tanto sofferto, durante il quale, così come succede ancora, è stata considerata da troppi complice e/o responsabile della morte della persona che più ha amato… So già che non vuole riflettori puntati… Proverò, comunque, a riferire il tuo messaggio. Ti garantisco che lei sa meno di me e di tanti altri che hanno “personalizzato” i fatti… Ti chiedo la massima discrezione su quanto ti sto dicendo e ti lascio il mio numero di cellulare… Non ci siamo dimenticati di Denis… Gianluca

Il 20 novembre 2009 arriva appena due giorni dopo il ventennale dell’omicidio di Denis e a Cosenza è appena arrivata la troupe di “Chi l’ha visto?” guidata dal giornalista Emilio Fuccillo. E’ probabile che la famiglia Internò cercasse un contatto per provare ad allentare la pressione mediatica che ormai era tornata molto forte. E così Fuccillo piomba a casa di Isabella Internò, il marito lo manda via bruscamente e non ci fa per niente una bella figura e il Tiesi riferirà che a causa di quella “visita” non avrebbe più voluto avere contatti con lei. E meno male, ci sarebbe da aggiungere.

“Donata – ha detto l’avvocato Anselmo al termine dell’udienza – ha ripercorso il calvario che ha segnato la sua vita e quella dei suoi familiari. Un racconto difficile e tormentato, ma straordinariamente genuino, una sofferenza che si è percepita in modo tangibile in aula. Siamo molto soddisfatti di quanto emerso dalla testimonianza perché ha chiarito elementi fondamentali”.

Un capitolo a parte invece merita il rapporto tra l’avvocato dell’epoca della famiglia Bergamini, Eugenio Gallerani, con il giornalista Marco Cribari, notoriamente vicino alla famiglia Internò-Tiesi. E tra lo stesso Cribari e un altro fascista come lui che proprio il giorno prima dell’udienza è improvvisamente uscito dalle fogne scrivendo un articolo delirante sul Secolo d’Italia del gerarca Bocchino; un nome, una garanzia. Ma questa vicenda va doverosamente trattata a parte.