Siamo giunti alle ultime udienze: sta per arrivare la Giustizia per l’efferato omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini. La verità la sappiamo già, la sanno tutti, ma dopo tre anni di processo ormai è stata messa definitivamente nero su bianco. L’avvocato Fabio Anselmo ha cambiato passo al caso Bergamini. Da quando è sceso in campo il legale ferrarese la strategia difensiva ha iniziato a colpire duro gli assassini di Denis e tutti coloro che li hanno coperti, a cominciare dall’incidente probatorio che ha inchiodato alle sue responsabilità Isabella Internò, non solo mantide ma anche principessa della menzogna, visto e considerato che ancora insiste – fino alla fine! – con l’assurda tesi del suicidio di Denis.
Già, il suicidio. Fabio Anselmo lo aveva detto con estrema chiarezza nelle sue interviste successive al rinvio a giudizio dell’imputata: “La foglia di fico del suicidio ormai non c’è più e chi ha fatto le indagini dovrebbe vergognarsi. Io non sono certo un avvocato di potere ma qui c’è da vergognarsi. C’è stato un Gip che ha chiuso gli occhi quando da anni ormai ci sono strumenti scientifici che consentono di datare il conferimento delle lesioni rispetto alla morte e in questo caso lo squarcio sull’addome di Denis è giunto solo dopo che era già morto, non ci sono più dubbi su questo. E sull’autopsia e sull’incidente probatorio hanno lavorato i periti della procura di Castrovillari, non solo quelli di parte. Se le indagini sono state ferme per tutto questo tempo, se ciò è stato possibile, lo è stato con la complicità di uomini dello stato”. L’avvocato Anselmo non aveva mai fatto giri di parole e non ha mai provato a fermare chi da decenni urla la verità e, anzi, si è messo in prima linea insieme a chi combatte per avere Giustizia.
Ora però è tempo di tirare le somme e ci sono tutto un fascicolo e gli atti di 60 udienze a chiarire cosa è successo in questi anni nei quali un procuratore serio come Eugenio Facciolla ha ripreso in mano il lavoro dei carabinieri del Gruppo Zeta e lo ha portato a compimento.
Se quindi rimane l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato nei confronti di Isabella Internò, un’accusa gravissima – un passo avanti enorme verso l’accertamento della verità – d’altro canto c’è molta curiosità su cosa diranno i giudici dopo avere esaminato le carte: che fine faranno le altre posizioni? Che ruoli hanno avuto gli ignoti? Lo sapremo prima con la sentenza e poi con le motivazioni, forse più importanti della stessa sentenza. Il materiale raccolto durante le ultime indagini, iniziate appunto con il procuratore Facciolla, in cuor nostro sapevamo che avrebbe fatto la differenza. D’altra parte più volte si era ricostruita la rete di protettori, amicizie e pezzi di stato deviato a causa dei quali si è potuta mettere in scena la farsa del suicidio. Questo altro pezzo di storia è venuto fuori dagli atti e a questo punto resta davvero poco tempo da aspettare.
Bisogna ammettere, tuttavia, che un po’ siamo prevenuti. E si è prevenuti perché si sono viste e subite troppe fregature, perché a queste latitudini si è abituati a vedere storture. Ma il fatto che si sia arrivati al processo nonostante le “sicurezze” dei protettori di Isabella Internò è diventato uno spartiacque fondamentale per tutta la vicenda, rafforzato poi dalle verità schiaccianti e disarmanti che sono venute fuori nel corso del processo attraverso l’escussione di centinaia di testimoni. E non passerà ancora molto tempo prima che tutti vengano a conoscenza delle vergogne che si sono consumate per proteggere qualche pezzo di stato deviato che ancora non vorrebbe che si conoscesse la verità sul barbaro omicidio di Denis Bergamini.